martedì, ottobre 21, 2014

The Dark Side of the Moon. Don't be afraid to care.

“and everything under the sun is in tune
 but the sun is eclipsed by the moon”


The Dark Side of the Moon (1973) è l’ottavo album in studio dei Pink Floyd.
The Dark Side of the Moon è un concept album su tutto ciò che può distruggere, deteriorare la mente di un uomo, su tutto ciò che porta alla follia.
The Dark Side of the Moon è un meraviglioso inno alla decadenza.
The Dark Side of the Moon è storia.

Il disco nacque da un’idea e una volontà comune di tutti e quattro i membri del gruppo (Gilmour, Mason, Waters e Wright), cioè quella di dar vita a un’espressione politica, filosofica e umanitaria che sentivano il bisogno di comunicare, ispirandosi e riferendosi in modo molto (forse anche troppo) diretto ai problemi di mente del loro vecchio amico, fondatore ed ex- componente dei Pink Floyd Syd Barrett, esplorando quindi la psicologia umana e cantando la decadenza in ogni brano del cd. The Dark Side of the Moon, oltre ad essere un’opera provocatoria e “troppo sincera”, racchiude dei suoni e delle musiche del tutto nuove per quel tempo. I Pink Floyd, dopo aver abbandonato insieme al giovane Syd anche la vena psichedelica che li distingueva, si dedicano a suoni più materiali, più “terreni”, che rendano l’idea di quello che stanno cantando, l’atmosfera spaziale dei precedenti album lascia spazio a musiche più concrete e concettuali e i loro testi, pur rimanendo sempre coerenti al loro stile, diventano più diretti, più ironici e amari.

L’album si apre con Speak to me, con dei battiti cardiaci, diventano sempre più forti e veloci, piano piano si aggiungono altri suoni che si sovrappongono ritmicamente, c’è il rumore di un registratore di cassa che poi ritroveremo in Money, in un secondo momento parte la base, una risata potente e sempre uguale e in sottofondo alcune voci, sono degli amici della band che, intervistati da Mason, parlano della pazzia.
«I've always been mad. I know I've been mad, like the most of us are. Very hard to explain why you're mad, even if you're not mad»....
Parte all’improvviso Breathe, un’intro che è diventata leggenda, mette i brividi, un invito a respirare, a fermarsi ogni tanto per scegliere la propria vita, per non farsi sopraffare dalla frenesia del mondo. Una lunga spirale di suoni fortissimi, inquietanti, un aereo che si allontana e si avvicina a ripetizione, delle esplosioni in lontananza. Il brano ha una seconda parte, cioè il quinto pezzo del disco: Breathe Reprise.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il terzo pezzo: Time. Orologi, campane, sveglie, ticchettio di lancette, una triste e rassegnata riflessione sul passare del tempo, un altro invito, questa volta a non sprecare neanche un giorno della nostra vita. La voce di Gilmour arriva ad una intensità splendida, occhi chiusi ed espressione concentrata, continua il suo racconto… “The sun is the same in the relative way, but you’re older”.
E’ la volta di Money, chi non la conosce? Sassofono che scandisce il ritmo del brano, lunghe parti strumentali come sempre, si alternano velocità e lentezza. “« Money get back / I'm all right, Jack / Keep your hands off my stack / New car / Caviar / Four star daydream / Think I'll buy me a football team. ». Un altro motivo di decadenza, questa volta quasi “banale”, come dice Roger Waters: i soldi.
Dopo Any colour you like arriva finalmente Us and them, il pezzo secondo me più bello e vi prego, ascoltatelo con il testo davanti agli occhi. Una poesia stranamente, insolitamente dolce per i Pink Floyd, uno sguardo sulla peggior decadenza che possa esserci: la guerra, il campo di battaglia visto dagli occhi di un soldato. Non voglio spendere molte parole su questa canzone, ogni cosa sarebbe superflua. Chiudete solo gli occhi, fatevi trasportare dalla voce di David che a un certo punto sembra incrinarsi, dal pianoforte e dall’ immancabile sassofono che suona melodie di altri mondi.
“Us and them/And after all we’re only ordinary men”...  

E dopo Brain damage riferita chiaramente alla decadenza di Syd Barrett, parte la maestosa Eclipse, un canto dedicato alla morte, pochi secondi, l’immagine del sole oscurato dalla luna. Di nuovo dei battiti.

"And if the cloud bursts, thunder in your ear 
You shout and no one seems to hear 
And if the band you're in starts playing differents tunes 
I'll see you on the dark side of the moon."

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4/ 5
Oleh