E' stato un anno molto lungo, e molto intenso, per noi di Prudence.
Il primo anno con voi, il primo anno per il nostro magazine, il primo anno tutti insieme.
Quella che era una piccola realtà tra un gruppo di ragazzi sta diventando un blog molto letto e seguito, grazie a voi.
Forse proprio per questo il mese dell'intimità è stato così intenso, perchè dopo un anno dovevamo davvero mostrarci al nostro pubblico, condividendo sensazioni, emozioni, più del solito.
Abbiamo parlato anche tanto del Natale, e vi abbiam tenuto compagnia con regali, dolci e tradizioni.
Ci aspettano tante cose in questo 2014, Prudence vi darà ancora di più di quello che vi ha dato fino ad oggi, e speriamo voi possiate essere sempre più partecipi della nostra piccola grande comunità culturale.
Manca ancora qualche ora al 2014 però, quindi vogliamo ancora cullarvi con il tema di questo mese, l'intimità. Vi abbiamo mostrato come la privacy del nuovo millennio è la condivisione della propria vita sui social, con i suoi pro e i tanti contro; vi abbiam mostrato come nel futuro saremo controllati da un microchip fin dalla nascita; vi abbiamo coccolato con le canzoni da ascoltare sotto la pioggia, e vi abbiamo fatto carburare con quelle da ascoltare in auto; abbiamo giocato sul confine tra sacro e profano, con quelle domande sull'esistenza di un dio, che anche una semplice canzone può porvi; vi abbiam consigliato libri da leggere e film con cui ridere e piangere; ci siam sporcati le mani in cucina e vi abbiam segnalato i regali giusti; vi abbiam mostrato come una bambola può diventare oggetto di adorazione di milioni di adulti.
Quello che però più tenevamo a mostrarvi questo mese è il nostro io, che speriamo sia uscito dalle righe dei nostri articoli e sia arrivato dritto a voi.
Prudence Magazine vi vuole augurare un buon anno, insieme a chi amate veramente, e perchè no, insieme a noi. Al grido del nostro motto, che ormai è giù cult: STAY PRUDENCE!
Domani è l'ultimo giorno dell'anno. E dovendo fare un resoconto di tutti gli album che sono stati pubblicati nel corso di questo 2013, posso ritenere quest'annata abbastanza sufficiente. Forse lievemente migliore del 2012, ma solo lievemente.
Dodici mesi che vale la pena di ripercorrere, spaziando sia per nazionalità che per genere, considerando anche quegli artisti che hanno prodotto brani molto pregevoli, ma che sono stati oscurati ingiustamente da album di qualità di gran lunga inferiore, ma cantati da star di gran lunga più note (anche per le loro vaccate in pubblico). Cominciamo.
GENNAIO
Gli amanti del K-Pop hanno festeggiato l'inizio del 2013 con l'album I Got A Boy delle Girls' Generation, mentre gli estimatori della musica classica avranno apprezzato i lavori di Sarah Brightman (Dreamchaser) e dell'intramontabile Ludovico Einaudi (In A Time Lapse). Il 29 Gennaio escono contemporaneamente il peggio del peggio (Believe Acoustic di Justin Bieber) e il meglio del meglio, Passione di Andrea Bocelli, che vanta duetti con Jennifer Lopez, Edith Piaf (virtuale) e Nelly Furtado. Un successone specialmente in Usa e Inghilterra, una qualità indescrivibile.
FEBBRAIO
Onestamente non proprio un mese esaltante in quanto a nuove uscite, che rispondono ai nomi di Push The Sky Away di Nick Cave, a Temper Temper della band heavy metal Bullet For My Valentine ed a All That Echoes di Josh Groban, che fonde una voce da cantante d'opera alla musica pop/classica. Un album assolutamente niente male, che vanta anche un duetto con Laura Pausini e alcune tracce in italiano (parlato e cantato perfettamente, cosa rara al di fuori di questo Paese ormai).
MARZO
Una valanga di nomi noti ha deciso di celebrare l'inizio delle belle giornate pubblicando qualcosa a Marzo. Artisti del calibro di Dido (Girl Who Got Away), Alizée Jacotey (5), Bonnie Tyler (Rocks And Honey), Bon Jovi (What About Now), Eric Clapton (Old Sock), Depeche Mode (Delta Machine) e Justin Timberlake (The 20/20 Experience) fanno il loro ritorno nei negozi di musica con brani inediti, ma l'apparizione più gradita è quella di David Bowie con The Next Day, che non pubblicava materiale nuovo addirittura da un decennio. Un comeback totalmente inaspettato, poiché tutti lo ritenevano ormai ritirato dalle scene.
APRILE
Non certo così ricco di novità come Marzo, Aprile ci regala un nuovo disco dei Deep Purple (Now What?!), will.i.am (#willpower), della messicana Julieta Venegas (Los Momentos), dei Paramore con l'omonimo album e di Lara Fabian con Le Secret. Spiccano però i lavori del crooner canadese Michael Bublé, To Be Loved, di indiscutibile pregevolezza grazie a It's A Beautiful Day e Close Your Eyes, della band francese Phoenix, Bankrupt!, che li ha portati a dominare le classifiche francesi, inglesi, canadesi, australiane e americane.
MAGGIO
Maggio regala belle giornate e anche gradevoli inediti. Il ritorno più clamoroso è quello dei francesi Daft Punk con Random Access Memories, seguito da Golden della band country-pop Lady Antebellum, dei progressive metal Tesseract (Altered State), del re del trance Armin Van Buuren (Intense) e persino di Hugh Laurie, famoso per il suo ruolo in Dr. House, MD (Didn't It Rain). Ultima ma non ultima la bionda degli ABBA, Agnetha Fältskog, issa il suo album A in vetta alle classifiche di mezza Europa a 63 anni suonati (e suonati anche molto bene).
GIUGNO
Tre grandi nomi, per tre altrettanti diversi generi musicali, animano il panorama di Giugno: uno su tutti Kelly Rowland, che torna dopo due anni con Talk A Good Game, preceduto dall'uscita del singolo Kisses Down Low; da segnalare anche Kveikur, dei Sigur Rós, e 13, l'attesissimo album che segna il ritorno in scena dei mitici Black Sabbath.
LUGLIO
E senza dubbio l'artista più discusso di questo mese è Robin Thicke, che con la sua Blurred Lines ha fatto tanto scalpore (e anche parecchi soldi). Oscurati dal suo nome talenti come i Pet Shop Boys (Electric), i Backstreet Boys (In A World Like This) e Sara Bareilles, la grande voce di Love Song, al ritorno nei negozi con The Blessed Unrest dopo quasi tre anni di assenza.
AGOSTO
Anche il mese più caldo dell'anno regala belle sorprese, come l'uscita di Halcyon Days per Ellie Goulding, Hail To The King per la band heavy metal Avenged Sevenfold, e ben due gruppi scozzesi con lavoro di pregevolissima qualita: Where You Stand dei Travis e Right Thoughts, Right Words, Right Action dei Franz Ferdinand.
SETTEMBRE
Trenta giorni fittissimi di nuove uscite. Sono così tante che ormai ho perso il conto, ma le due star più famose sono sicuramente Cher (Closer To The Truth) ed Emilíana Torrini Daviðsdóttir con Tookah. Per non parlare poi dei Nine Inch Nails (Hesitation Marks), Goldfrapp (Tales Of Us), Sheryl Crow (Feels Like Home), Elton John (The Diving Board), Jessie J (Alive), Sting (The Last Ship) e degli intramontabili Placebo (Loud Like Love).
OTTOBRE
Spicca su tutti gli altri PRISM di Katy Perry, trascinato dal grandissimo successo di Roar che l'ha portata a duellare quest'estate con Applause di Lady Gaga. Ma non c'è solo lei: a questo mese fanno capo Innocents di Moby, Lightning Bolt dei Pearl Jam, Head Up High dei Morcheeba, The Sting dell'italo-australiana Gabriella Cilmi e Moon Landing dell'inglese James Blunt (a sorpresa dopo l'annuncio di volersi ritirare definitivamente dalle scene qualche anno fa).
NOVEMBRE
Non fai in tempo ad iniziare la prima settimana di Novembre che già ti ritrovi pubblicato Loved Me Back To Life di Celine Dion, seguito a ruota da Avril Lavigne, l'album dell'omonima cantante canadese. E per chiudere questi 30 giorni? Ma ovviamente Britney Spears con Britney Jean. Nel mezzo ci sono The Best Of Keane che celebra i 15 anni di carriera della band inglese, Artpop di Lady Gaga, e Swings Both Ways, il secondo CD all-swing di Robbie Williams.
DICEMBRE
Ma veniamo ai "tempi recenti". Quest'anno chiude col botto grazie a Beyoncé, l'album della 32enne texana ex-Destiny's Child. Oltre, non molto. Insieme a Beyoncé a rifornire di nuovi dischi gli store online e fisici ci sono Emeli Sandé con un EP chiamato Who Needs The World, le coreane Girls' Generation con Love & Peace, i Boston con Life, Love & Hope e B.o.B. con Underground Luxury.
Tutto questo è solo una parte di ciò che è successo nel mondo della musica quest'anno. Speriamo che il 2014 sia un anno ancor più stratosferico di questo, e auguri di buon 1 Gennaio!
S’io fossi il mago di Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento dalle piastrelle del pavimento, ma non l’alberello finto, di plastica, dipinto che vendono adesso all’Upim: un vero abete, un pino di montagna, con un po’ di vento vero impigliato tra i rami, che mandi profumo di resina in tutte le camere, e sui rami i magici frutti: regali per tutti. Poi con la mia bacchetta me ne andrei a fare magie per tutte le vie. In via Nazionale farei crescere un albero di Natale carico di bambole d’ogni qualità, che chiudono gli occhi e chiamano papà, camminano da sole, ballano il rock an’roll e fanno le capriole. Chi le vuole, le prende: gratis, s’intende. In piazza San Cosimato faccio crescere l’albero del cioccolato; in via del Tritone l’albero del panettone in viale Buozzi l’albero dei maritozzi, e in largo di Santa Susanna quello dei maritozzi con la panna. Continuiamo la passeggiata? La magia è appena cominciata: dobbiamo scegliere il posto all’albero dei trenini: va bene piazza Mazzini? Quello degli aeroplani lo faccio in via dei Campani. Ogni strada avrà un albero speciale e il giorno di Natale i bimbi faranno il giro di Roma a prendersi quel che vorranno. Per ogni giocattolo colto dal suo ramo ne spunterà un altro dello stesso modello o anche più bello. Per i grandi invece ci sarà magari in via Condotti l’albero delle scarpe e dei cappotti. Tutto questo farei se fossi un mago. Però non lo sono che posso fare? Non ho che auguri da regalare: di auguri ne ho tanti, scegliete quelli che volete, prendeteli tutti quanti.
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. Presso quell’osteria potremo riposare, ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. Il campanile scocca lentamente le sei. - Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio? Un po’ di posto per me e per Giuseppe? - Signori, ce ne duole: è notte di prodigio; son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe. Il campanile scocca lentamente le sette. - Oste del Moro, avete un rifugio per noi? Mia moglie più non regge ed io son così rotto! - Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi: Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. Il campanile scocca lentamente le otto. - O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno avete per dormire? Non ci mandate altrove! - S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove. Il campanile scocca lentamente le nove. - Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella! Pensate in quale stato e quanta strada feci! - Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. Son negromanti, magi persiani, egizi, greci… Il campanile scocca lentamente le dieci. - Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname? Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente? L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame non amo la miscela dell’alta e bassa gente. Il campanile scocca le undici lentamente. La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due? - Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta! Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue… Maria già trascolora, divinamente affranta… Il campanile scocca La Mezzanotte Santa.
ATTENZIONE:
CONTIENE SPOILER, SI CONSIGLIA LA LETTURA DOPO LA VISIONE DEL FILM
«C’è
una vecchia storiella, aah… due vecchiette sono ricoverate nel
solito pensionato per anziani, ehhm… e una di loro dice: “ragazza
mia, il mangiare qua dentro fa veramente pena!” e l’altra: “Sì
è uno schifo, ma poi che porzioni piccole!”… Beh, essenzialmente
è così che io guardo alla vita: piena di… solitudine, di…
miseria, di sofferenze, di infelicità e… disgraziatamente, dura
troppo poco!»
Penso
che queste parole, le primissime pronunciate in quello che forse si
può considerare il capolavoro assoluto di Woody Allen, “Io ed
Annie”, risuonino nella testa di ogni fan nel momento in cui si
siede e comincia la visione di un nuovo film del grande regista. Con
“Blue Jasmine”, la sua ultima opera, uscita da pochissimo nelle
sale, queste parole ritornano vive come se sentite casualmente poco
prima dal venditore di pop-corn: il film infatti non solo comincia in
maniera simile, con un lungo monologo del protagonista sulla propria
vita, ma fin dalle prime immagini traspare la stessa tragica, o
tragicomica, visione dell’esistenza umana. Tragica… il film
sembra invitare a riflettere proprio su questo termine fin dalle
prime immagini: abbiamo infatti una fantastica Cate Blanchett (nel
ruolo di Jasmine) che con una disperazione visibilmente e
verosimilmente contenuta recita il proprio monologo seduta accanto a
una vecchina dolce per quanto indifferente; un monologo che, ora per
colpa di disturbi psichici, ora generato da estemporanei
interlocutori, si reitererà per tutto il film, appoggiato da
inquadrature molto lunghe e insistenti primissimi piani sul viso
dell’attrice, dando una sottile ma fondamentale atmosfera teatrale
e drammatica. L’ultima inquadratura di tutto il film è esemplare:
Jasmine, stravolta degli accadimenti, si siede su una panchina
qualunque e ricomincia il suo sproloquio; ma, questa volta, la
malcapitata auditrice di turno non starà ferma ad ascoltarla
pazientemente, ma se ne andrà lasciandola sola al suo dolore.
Pochi
commenti: il film è molto bello e godibilissimo, amaro e struggente
nella cinica e sofisticata ironia cui Woody Allen ci aveva abituato
ai suoi tempi d’oro, pur non contenendo la stessa capacità
analitica, mordacità e originalità di allora. Tuttavia si presta
meglio degli altri a una particolare analisi; essa scaturisce dopo
aver constatato la ring composition della prima e ultima
inquadratura: tutta la storia risulta svilupparsi in una struttura
studiatissima, basata su una razionale disposizione di simmetrie e
specularità. La prima fondamentale divisione che subisce l’intreccio
è quella tra presente, che è il tempo dell’azione, e passato, che
noi riscopriamo poco a poco attraverso continui flashback in
montaggio parallelo; nel passato ci viene mostrata la ricca e
lussuosa vita matrimoniale di Jasmine con Hal,
imprenditore-truffatore falso con tutti, moglie compresa, e il suo
lento degradamento, mentre nel presente si assiste al faticoso
reinserimento della protagonista nell’ordinaria quotidianità dei
redditi medio-bassi. Vi è poi una seconda cesura: accanto alla
storia di Jasmine scorre non tanto parallela quella della sorellastra
di buon cuore Ginger, maltrattata ma affezionata, che si ritrova ad
affrontare un divorzio, un nuovo partner e un amante. Bene, diviso
così l’intreccio in quattro parti, Jasmine presente, Ginger
presente, Jasmine passato Ginger passato, il regista si diverte a
inserire innumerevoli rimandi e capovolgimenti da un piano all’altro:
Jasmine mente al nuovo possibile marito come quello precedente
mentiva con lei; come l’intervento di Hal fa rompere la relazione
passata di Ginger con Oggy, l’intervento di Oggy rompe la relazione
presente di Jasmine; entrambe erano sposate nel passato e sono solo
fidanzate nel presente; l’una viene tradita l’altra tradisce;
tutte e due perdono o stanno per perdere, ma poi una ritrova l’altra
no; e così via, fino a quando le due sorelle così diverse trovano
alla fine l’una la felicità, l’altra la rovina, e la trovano
proprio per reazioni diverse a uno stesso problema, l’eccessiva
ambizione. Straordinario è come questo gioco di specchi non risulti
affatto macchinoso o forzato alla visione, in quanto il tutto riesce
a fondersi assumendo la forma di una inevitabile, logica e perfetta
concatenazione di eventi. Riprendiamo ora il secondo punto principale
individuato all’inizio, ovvero la teatralità implicita nelle forme
cinematografiche adottate. Ne risulterà quindi che il collante di
questa concatenazione perfettamente giostrata è l’agire-subire di
Jasmine, che si esprime concretamente proprio nel suo discorso
continuo e cantilenante; non a caso, infatti, i flashback vengono
sempre introdotti o terminati da un monologo a occhi persi nel vuoto
della protagonista.
Che Natale sarebbe senza i classici film che la tv ci ripropone ogni anno? Ho preparato per voi una lista di film senza i quale non potrete mai dire di aver vissuto davvero le vacanze natalizie, qualcuno sicuramente lo avrete già visto, altri li scoprirete oggi, quindi non perdetevi questa guida essenziale per una Natale cinematografico prudente!
UNA POLTRONA PER DUE / 1983
Due avari e viziati finanzieri di Philadelphia scommettono un dollaro su
una specie di, a detta loro, esperimento scientifico: decidono di
sostituire un loro dipendente, un brillante broker bianco, con uno
spiantato di colore che si arrangia con piccole truffe. L'uno sostiene
che sia il talento a permettere ad un uomo di riuscire nella vita;
l'altro afferma che sia l'ambiente in cui vive a determinarne i
successi.
MAMMA HO PERSO L'AEREO / 1990
Feste di Natale: la casa di Kevin, un ragazzino di otto anni, è invasa
dai parenti. La famiglia è pronta per partire per una località di
vacanza, dove trascorrere le festività in compagnia. Nel caos della
partenza, Kevin viene dimenticato a casa.
PARENTI SERPENTI / 1992
Una tipica famiglia italiana, quattro figli con relativi consorti e
prole, si riunisce presso la casa dei genitori, in provincia, per
trascorrere le feste di Natale. Gelosie e tresche sopite o coltivate
negli anni trovano ottimo terreno per essere rinfocolate.
FESTA IN CASA MUPPET / 1992
Un avido strozzino dal cuore di pietra è visitato, la notte di Natale,
dai fantasmi del suo passato che gli fanno decidere di cambiare vita. 3°
film lungo per il cinema dei Muppets tratto dal celebre Racconto di
Natale di Charles Dickens.
LA BELLA E LA BESTIA - UN MAGICO NATALE / 1997
In occasione di una festa di Natale al castello di Belle e del Principe,
Mrs. Bric, ora amorevole madre in carne ed ossa, rievoca al figlio
Chicco i fatti risalenti al Natale di qualche tempo prima. In questa
parte della storia, Belle tenta di far piacere la festivit alla Bestia.
In seguito viene conosciuta la presenza del Maestro Forte, il malvagio
organo un tempo cerimoniere del castello e il suo assistente Fife, uno
squillante ottavino, che tentano subito di soffocare ogni speranza di
felicit. Era la vigilia di Natale e Belle desiderava addobbare il
castello in occasione della festa pi attesa dell'anno, anche se Lumier e
Tokins hanno sempre consigliato di desistere dall'idea...
IL GRINCH / 2000
Un curioso eremita che ha il cuore di due taglie troppo piccolo, il
Grinch, vive con il suo cane Max in una grotta in cima al Monte Crumpit.
La sua dieta quotidiana è a base di succo di lattuga, olio
extra-vergine di castoro e latte acido. Disturbato dalle gioiose e
multicolori celebrazioni natalizie di Whoville, la cittadina ai piedi
del monte, il Grinch medita di privare gli abitanti del Natale…
CAPODANNO A NEW YORK / 2011
Ultimo dell'anno, giorno di bilanci e buoni propositi; nella frenetica
New York addobbata a festa c'è chi fa di tutto per avere i biglietti del
party più ambito e chi fa di tutto per restare rintanato in casa, chi
cerca di rimettere in piedi un vecchio amore e chi ha appena trovato il
primo, chi sta per venire al mondo e chi sta per lasciarlo. Persone
molto diverse con una sola cosa in comune: un'occasione.
LE 5 LEGGENDE / 2012
Pitch, uno spirito maligno, vuole conquistare il mondo degli umani: i
Guardiani Immortali, tra cui Jack Frost, Babbo Natale e il Coniglio
Pasquale, si uniscono per impedire che la malvagia creatura rubi
l'immaginazione e la speranza agli umani.
Mancano
pochi giorni al Natale e siete in preda al panico perché non avete ancora
trovato il regalo perfetto per la vostra ragazza/amica/mamma/sorella?? Oppure
non sapete proprio come muovervi tra i mille profumi e colori che renderebbero
felice ogni donna?
Bene, se cercate una mini guida per trovare il regalo
perfetto siete nel posto giusto.
Noi
donne sembriamo complicate eppure basta davvero poco per renderci felici e il segreto
è cogliere quei segnali chiave che il più delle volte i maschietti non riescono
ad interpretare.
La
ragazza in questione è un’amante del make up? Ci sono diverse opzioni anche a
seconda delle vostre tasche.
La
Shaka ha creato una linea di palette in collaborazione con Oviesse con diverse
nuance di colori e a soli € 14,99.
Successo assicurato.
Invece
con un budget più alto potete scegliere tranquillamente le famosissime Naked
della Urban Decay, ultima in commercio la Naked 3 a € 45,90 che presenta 12
ombretti inediti ed esclusivi nelle diverse sfumature del rosa in versione mat,
shimmer e glitterata.
Restando
in tema make up un’altra opzione potrebbe essere un set di pennelli, comodo e
pratico come quello da viaggio che propone la Kiko a € 11,80 o set più completi
e professionali come quelli della Elf o della Sigma.
Passando
invece a qualche oggetto per la casa, molto in voga in questo inverno sono le
candele, dalle famose Yankee Candlealle candele profumate dell’Erbolario che donano alla stanza un
magnifico profumo e un’atmosfera romantica, da affiancare magari ad un brucia essenze
che resta anche un bell’oggetto d’arredamento.
Se invece volete restare su un
regalo un po’ più classico come un libro vi consiglio il sequel de “Il diavolo
veste Padra”, “La vendetta veste Prada” di Lauren Weisberger pubblicato da poco in Italia che
racconta il nuovo incontro tra Miranda Priestly, cinica
direttrice della rivista di moda "Runway", e Andy Sachs,
aspirante giornalista, dieci anni più tardi.
Se
invece questa donna è un’appassionata di cinema perché non pensare al DVD del film con
protagonista il suo attore preferito? Ne sarà sicuramente felice.
Adesso non vi resta che spegnere il pc e correre a cercare il regalo perfetto.
ma che bravi. quanti bravi scolaretti. proprio bravi. la storia la conoscete, no? perfetto. avete imparato, da buoni bambini, quanto sia importante lavarsi. bravi, si sente, si sente come profumate di pulito. per la prossima lezione, IMPARATE A MEMORIA il quarto capitolo de "la storia secondo noi". "di che si parla in questo capitolo, maestra?" "numero quattordici, il capitolo s'intitola "i nemici", parla ovviamente di chi è stato mandato via dal nostro bellissimo Grande Paese" "perchè sono stati mandati via?" "disseppellivano i morti" "perchè disseppellivano i morti?" "perchè erano delinquenti, ecco perchè, con l'unico intento di portare scompiglio!" "perchè erano delinquenti?" "perchè disseppellivano i morti, te l'ho detto" "ma in che modo portavano scompiglio?" "NUMERO QUATTORDICI, basta domande. vai a posto."
*più tardi, nell'ufficio del preside*
"Numero Quattordici si fa delle domande, signore. e me le pone apertamente davanti alla classe" "procedura standard. emarginato, eliminato."
questa non è una storiella. questa è la realtà. non solo le persone vengono tenute in ostaggio. le idee sono in ostaggio da decenni. ci hanno venduto l'idea di una morte delle idee per mascherare la mancanza di esse in loro. ci hanno venduto la morte dei grandi ideali popolari per far sì che il popolo stesso si vergognasse di ciò che era, in modo tale da poterlo vendere. ci hanno venduto. hanno fatto finta di seppellire morto il fascismo per seppellire, vivo, l'antifascismo e tutti gli ideali che l'antifascismo avevano e hanno come pilastro. questa non è una fantasia. questa è la realtà. non solo con la violenza pura le persone vengono tenute in ostaggio. al fianco del seppellimento delle idee, vive, si è operato un continuo istupidimento della popolazione, per renderla sempre più facilmente manipolabile. è stata presa in ostaggio la mente delle persone. chi prova a uscire dagli stretti binari dell'indottrinamento è nell'angolo. inerme. costretto ad andarsene, oppure è il desiderio di andarsene che gli sorge spontaneo dentro, per la nausea. questa non è una cattiveria. questa è la realtà.
Animo puro ma ribelle, forse incompreso, forse troppo solo, rock ma soul, Jeff Buckley ha pubblicato solo due album, di cui uno postumo, ma ha senza dubbio toccato l'anima di milioni di fan e di amanti della musica, quella vera, nella sua brevissima vita.
Jeff aveva un peso su di se, il nome di suo padre, Tim Buckley, cantautore abbastanza note ai suoi tempi di gloria, che lo aveva abbandonato da piccolo, e che non si era mai preso cura di lui. Quando Jeff, giovane emergente, viene chiamato a cantare durante un concerto in tributo per suo padre, morto per eroina molti anni prima, nel ragazzo inizia un processo e una lotta interiore, magistralmente rappresentata nel film del 2012Greetings from Tim Buckley. Immaginate di essere un giovane musicista esordiente e che tutti vi paragonino a vostro padre, che non si è mai interessato a voi, e che a mala pena avete conosciuto.
Ma quella sera comunque Jeff salì su quel palco, cantò le canzoni di suo padre, e qualcosa gli diede una spinta verso questa carriera. Jeff era un chitarrista eccellente, che si districava tra alternative rock, folk, e un pizzico di soul.
La sua voce lieve ma sofferta, e quegli occhi sempre tristi facevano il resto. Jeff stava diventando un nome molto noto nella musica, teneva concerti ovunque, arrivò persino in Asia, e aveva davanti a se una carriera piena di opportunità. Molti artisti hanno poi seguito le sue influenze musicali, come i Coldplay, Ryan Adams e Damien Rice. Jeff pescava invece influenze da tutto ciò che ascoltava, non aveva limiti musicali, un giorno ascoltava i Lez Zeppelin e il giorno successivo Édith Piaf, passava da Bob Dylan a Nina Simone.
Jeff sul palco era un dio per tutti quelli che lo ascoltavano e lo vedevano, tra i suoi brani di cui era anche autore e le tante cover degli artisti che lo ispiravano. Era però sempre circondato da quell'aria malinconica e quasi assente, che attirava sempre più il pubblico a cercare di scoprire chi fosse realmente Jess.
Ma la sua espressione era la sua musica, così intima, così personale, quello era il suo vero io.
Grace
Jeff è ricordato dal grande pubblico per una canzone in particolare, la sua versione del classico di Leonard Cohen "Hallelujah". Di solito essere famosi per una cover non renderebbe giustizia ad un artista come Jeff, ma la sua versione di questo brano è talmente carica di dolcezza, di malinconia, di intimità, di personalità, da diventare quasi un suo brano, e infatti la sua resta la cover più nota di questo brano. Jeff è riuscito nell'intento di rendere personale qualcosa scritto da altri, e ascoltando la sua voce sulle note di questa canzone bellissima capirete chi è Jeff e cosa c'era nel suo animo, puro e ribelle.
Grace fu l'unico studio album pubblicato in vita da Jeff, e vede tra i produttori Andy Wallace, che aveva già lavorato con grandi nomi come Paul McCartney, Aerosmith, Guns N' Roses e Nirvana.
Devo ammettere di aver conosciuto anche io Jeff con Hallelujah, che ormai è uno dei pezzi più importanti del rock anni '90, ma l'ascolto di Grace è stato davvero illuminante sulle capacità di Jeff. Un album così intenso, che mi ha rilassato e rattristato allo stesso tempo, ma mi ha fatto sentire più ricco alla fine. Mi sono innamorato di pezzi come Mojo Pin, Lilac Wine e Lover, You Should've Come Over mi hanno fatto innamorare al primo ascolto.
Sketches for My Sweetheart the Drunk
Il secondo studio album, Sketches for My Sweetheart the Drunk, ha visto la luce nel 1998, un anno dopo la morte di Jeff, annegato il 29 maggio 1997 nel Wolf River. Il triste rocker lasciò un vuoto immenso sulle scene musicali e nel pubblico che stava imparando a conoscerlo. L'album è una raccolta di demo e di tracce realizzate in studio per il suo secondo lavoro discografico. Everybody Here Wants You è probabilmente una delle canzoni più belle di Jeff, ed è stata realizzata postuma come singolo dall'album. Il brano racchiude il vecchio malinconico Jeff con sonorità più moderne, più anni '90, quel rock misto a pop delle band di fine decennio, davvero un piccolo capolavoro.
Jeff sul palco univa la sua voce angelica ad una sensualità che il suo corpo traspirava, involontariamente, e che lo rendeva ipnotizzante. Purtroppo il destino lo ha strappato troppo presto dalla sua vita e dalla sua musica. Jeff è diventato una icona pop-rock, ma avrebbe potuto diventare leggenda con la sua musica se fosse sopravvissuto a quel tragico incidente.
La voce di Buckley mi ha colpito, è una sensazione talmente personale che non riesco a spiegarla, mi sembra poi di riuscire a leggere le sue emozioni e sensazioni dai suoi grandi occhi tristi, e mi dispiace di aver conosciuto la sua musica troppo tardi.
Jeff mi ricorda molto Kurt Cobain, la mia
mente continua ad associare queste due malinconiche e tragiche storie
del rock anni '90. Uno
strano scherzo del destino, quello che a volte toglie la vita a questi
tristi geni della musica.
“I don't want to start any
blasphemous rumors but I think that God's got a sick sense of humor
and when I die I expect to find Him laughing...”
Blasphemous Rumors è l'ultima
canzone contenuta all'interno dell'album dei Depeche Mode, Some Great
Reward, pubblicato nel 1984.
A chiusura di un disco basato su nuove
denunce politiche, religiose e su tematiche amorose calcate con un
linguaggio crudo ed allusivo, vi è un pezzo che fece un grande
scalpore, un pezzo sul cattivo senso dell'umorismo di Dio.
Martin Gore, autore del brano, pare si
volesse scagliare contro le usanze della Chiesa metodista. Infatti il
musicista, partecipando ad una celebrazione, si era ritrovato ad
assistere da un lato alla preghiera per i parrocchiani malati,
dall'altra al ringraziamento per la loro morte, espressione della
volontà di Dio.
Da qui la frase “I think that God's
got a sick sense of humor”, l'idea che il Signore abbia un cattivo
e insano senso dell'umorismo.
Gore si aspetta quindi che Dio rida
della sua futura morte. Un Creatore passivo dinanzi alla nostra
partita con la vita.
In effetti ciò che il musicista
non comprende è il quasi ironico metodo di pregare per chi
soffre e poi ringraziare per chi muore. E' un ragazzo che ama la vita
e non ci trova nulla di positivo nella morte, nell'aver perso le
occasioni terrene.
Martin organizza il suo testo partendo
da scene di vita quotidiana, da episodi realmente accaduti, di cui
tutti abbiamo sentito parlare, anche solo in televisione.
“Girl of sixteen, whole life ahead
of her slashed her wrists, bored with life, didn't succeed, thank the
Lord for small mercies”
Una ragazzina di
appena 16 anni, con tutta una vita davanti, è annoiata dalla
vita e decide di tagliarsi le vene, non ce l'ha fatta, e dobbiamo
ringraziare Dio, per queste piccole misericordie.
“Fighting back the tears, mother
reads the note again, sixteen candles burn in her mind, she takes the
blame, it's always the same, she goes down on her knees and prays.”
Combattendo con le lacrime, la madre
rilegge ancora una volta quella lettera, sedici candeline bruciano
nella sua mente, e si addossa tutta la colpa, è così
sempre, si inginocchia e prega.
Con una musica carica di suoni e
sintetizzatori che sembra accompagnare un ritmo angosciante e
dissacrante, con la voce profonda di Dave Gahan, il testo appare
ancora più denso di significato, in quello che è un
profondo monologo ribelle con Dio, un'analisi del rapporto di
intimità con la religione.
Gore dà voce a molti nostri
dubbi. Queste ragazzine, così giovani, così immature,
non comprendono il senso del vivere e decidono di farla finita, di
lasciarsi andare, e nessuno può fare nulla, neanche Dio si
sforza di fermarle.
Neanche Dio si muove affinché
questo non accada.
E ciò che faranno tutti sarà
di rendere grazie a Dio per questo piccolo favore. Semplicemente di
augurarsi che lassù queste tante anime siano in pace con loro
stesse e di rimanere immobili: se è successo allora era
volontà del Signore.
Qui si pone la denuncia dell'autore dei
Depeche Mode. Qui c'è il fulcro della questione.
Non è solamente una canzonetta
scritta per rendere blasfema la potenza di Dio e portarsi un po' più
in su con la classifica.
In quello che è un percorso
sempre più profondo della band, i loro temi diventano sempre
più vicini alle problematiche della vita di tutti i giorni, di
quei momenti che ci fanno riflettere.
E allora perché non poter
gridare che questo non è giusto? Che non bisognerebbe piangere
e limitarsi a pregare ma arrabbiarsi con Lui per permettere che tali
scempi non avvengano?
In fondo non c'è nulla da
ringraziare.
“Girl of eighteen, fell in love
with everything, found new life in Jesus Christ, hit by a car, ended
up on a life support machine”
Una ragazza di 18
anni, innamorata di tutto, ha trovato una nuova vita in Gesù
Cristo, investita da un'auto, sopravvive grazie alle macchine.
“Summer's day, as she passed away,
birds were singing in the summer sky, then came the rain, and once
again a tear fell from her mother's eye.”
Era un giorno
d'estate quando è spirata, gli uccelli cantavano nel cielo,
poi venne la pioggia, e ancora una volta una lacrima cadde
dall'occhio di sua madre.
Dal sole alla
pioggia, dalla gioia al dolore. Questa vita aveva tutto, era felice,
voleva ancora rimanere fra noi, ma tutto è andato storto, il
buio è arrivato, ed ha solo potuto piovere. Dio ha fatto solo
in modo che il cielo piangesse, ma non ha salvato la giovane ragazza.
Dio ha mantenuto il
suo senso dell'umorismo ed è rimasto impassibile ancora una
volta.
Esistenze spezzate,
mentre si sente quasi la Sua risata venire dall'alto.
La rabbia di Gore
ci travolge, ci spinge a chiederci perché ciò in cui
crediamo non possa altrettanto credere in noi. Non possa aiutarci, o
almeno far si che gli equilibri siano giusti.
La sua delusione è viva. Siamo
soltanto un branco, pronto a brontolare, struggersi e pregare, invece
di reagire.
E con la speranza che qualcosa muti, il
brano si conclude con un suono quasi simile ad un soffio, ad un
sorriso ironico, al Suo scacco matto.
Un evento particolare legato a questa
canzone li ha colpiti: allo storico concerto al Rose Bowl di Pasadena
(101) il 18 giugno 1988, non appena è stata intonata
Blasphemous Rumors il cielo si è coperto di nuvole e si è
scatenato il diluvio.
Ovviamente un tema così
bruciante non poteva passare inosservato ed ha spesso ostacolato gli
stessi Depeche, che hanno continuato la loro campagna anche su
questioni blasfeme, culminata nell'album Songs of Faith and Devotion.
Ma per quanto io stessa sia credente,
mi riconosco in questa canzone e nel suo grido di accusa. Il destino
è così sottile che alle volte non riusciamo a darci una
spiegazione e il nostro intimo rapporto con Dio è messo a dura
prova.
I cakepop non sono molto famosi in Italia, e per questo ho deciso oggi di proporvi un qualcosa di diverso, che potrebbe incuriosirvi e stupirvi per questo Natale. I cakepop sono delle deliziose palline di torta ricoperte con
cioccolato e decorate con zuccherini colorati, che ricordano, per la
loro forma, dei golosi leccalecca. Però oggi voglio mostrarvi la ricetta di cakepop molto particolari, ovvero a forma di albero di Natale.
TEMPO: 1 ORA E 30 MINUTI + 1 ORA DI RIPOSO DIFFICOLTÀ: ALTA PORZIONI: 20-24 CAKEPOP
PER L'IMPASTO:
2 uova
180 g di zucchero
30 g di latte
2 cucchiaini di lievito in polvere per dolci
la scorza di 1 limone non trattato grattugiata
25 g di olio extravergine di oliva
burro
marmellata di fragole
PER LA GLASSA E DECORAZIONE:
150 g di zucchero a velo
50 g di preparato per ghiaccia reale
cocco essiccato grattugiato
palline di zucchero dorate e bianche
Con le fruste elettriche sbattere le uova con lo zucchero; quindi unite la farina, l'olio e il lievito sciolto nel latte a temperatura ambiente. Fate amalgamare quindi incorporate la scorza di limone. Versate il composto in due tortiere imburrate e fate cuocere in forno ventilato già caldo a 180° C fino a quando il pan di Spagna non sarà dorato in superficie e spumoso all'interno.
Togliete dal forno, lasciate riposare per 20 minuti quindi sformate e riducete il pan di Spagna in briciole che raccoglierete dentro a una ciotola.
Unite un paio di cucchiai di marmellata e impastate per ottenere un composto compatto. Prelevate delle piccole porzioni, quindi modellate dei piccoli coni e metteteli in freezer per circa 15 minuti.
Nel frattempo preparate la glassa. Setacciate lo zucchero a velo e il preparato per la ghiaccia reale e unitevi 2-3 cucchiai di acqua calda. Mescolate energicamente in modo da ottenere una glassa abbastanza compatta. Se risulta troppo liquida, aggiungete ulteriore zucchero a velo. Se volete una glassa colorata, unite alcune gocce di colorante alimentare.
Prendete il cakepop e un bastoncino per lecca-lecca. Immergete la punta del bastoncino nella glassa e infilzate un terzo del cakepop. Inzuppate il cakepop nella glassa e, aiutandovi con il bastoncino che fa da supporto, scolate la glassa in eccesso.
Decorate con la polvere di cocco e le palline dorate e mettete i cakepop in posizione verticale ad asciugare almeno per un'ora o, per velocizzare, poneteli in frigorifero.
Cari prudenti, ben tornati al nuovo appuntamento con gli album pop natalizi. Avete finito di decorare le vostre casette? Presepe tutto sistemato? I pastori sono ognuno al proprio posto? Bene, infilatevi pantofole e un caldo maglione, questa sera dovete stare comodi comodi per gustarvi questo album.
Star Bright (1996) di Vanessa Williams è una raccolta di classici natalizi in versione soul, r'n'b, molto moderna ma sofisticata. L'abilità della Williams è stata quella di rendere moderni classici della tradizioni, senza però perderne in eleganza. I brani vi arrivano dritti al cuore ma con un beat in più. La soave voce calda e soul di Vanessa fa il resto. Il medley Do You Hear What I Hear-The Little Drummer Boy apre con raffinatezza l'album, con un tocco gospel e percussioni che cullano le orecchie di chi la sta ascoltando. La voce di Vanessa è davvero bellissima in questo pezzo, specie nel pre-ritornello. Hark! The Herald Angels Sing è un pezzo gospel con interlude di
chitarra che vi faranno venire voglia di cantare e ballare, sembrerà di
essere in una di quelle grandi chiese americane, con il coro gospel
vestido di viola che canta sul palco. Baby, It's Cold Outside ha un arrangiamento jazz e blues, mentre I Wonder as I Wander si culla nel sua drammaticità di archi. Angels We Have Heard on High splende, un pezzo soul tutto voce e pianoforte nella prima parte, arricchito da percussioni nella seconda parte, con quella modernità di cui vi parlavo prima, con estratti di Gloria in excelsis Deo nel ritornello. Questo brano dimostra appieno il risultato vincente dell'album, perchè non annoia nella sua classicità e non esagera nella sua modernità, diventano tutti pezzi cantabili senza eccessiva enfasi natalizia o religiosa. The First Noel gioca sull'estensione vocale di Vanessa, mentre con What Child Is This si torna al jazz. Classico gospel Go Tell on the Mountain-Mary Had a Baby, uno dei miei brani preferiti dell'album. La fusione della voce di Vanessa con quelle del coro è sublime. Il mio brano preferito di Natale? Dai ragazzi, ve lo avevo già detto, vediamo se ve lo ricordate. Un brano che in ogni versione, con ogni voce, in ogni arrangiamento brilla di luce propria. Quella vena malinconica ma al tempo stesso dolce. Nella versione di Vanessa Williams la voce fa da padrona in arrangiamento a metà tra l'acustico e l'orchestrale. Si, senza dubbio il mio pezzo natalizio preferito resta Have Yourself A Merry Little Christmas, anche questa volta. Siamo giunti al termine per questa sera, ma ho ancora tanta musica di Natale da raccontarvi, questa sera addormentatevi sulle eleganti note di Vanessa Williams e Star Bright.
Intimità. Si può ancora parlare veramente di intimità quando la notizia dei microchip obbligatori per legge sta impazzendo sul web?
Già, proprio così. A tutti i bambini nati nel 2014 verrà impiantato sottopelle un microchip che li renderà rintracciabili per tutta la vita; la notizia, inutile dirlo, ha dell'assurdo.
Questo "chicco di riso" che sarà applicato nel tessuto sottocutaneo del gomito sinistro, indolore perché privo di terminazioni nervose, potrà si essere utile nel caso di rapimento o scomparsa dei bambini, ma per il resto sarà una condanna a vita, il carcere della nostra libertà, liberata di fare, di andare, di tornare, libertà di essere.
Molte sono le nazioni che lo richiedono già dopo la vaccinazione, ma tra pochi giorni entrerà in vigore questa legge in tutta Europa. Sempre per legge il microchip sarà dotato di una scheda tecnica con i dati dell'individuo, nome e cognome, gruppo sanguigno, data di nascita e altro, e sarà anche dotato di un potente rivelatore GPS di nuova generazione, collegato direttamente ad un satellite che gestirà tutte le connessioni.
Il Comitato Consultivo per il Controllo della Popolazione (CCCP) sta valutando l'idea di rendere obbligatoria l'installazione dei chip anche ai cittadini, ai giovani, ai ragazzi nati prima di questa data, riuscendo così a "schedare" in un data base tutto ciò che ci riguarda: informazioni pubbliche e personali che potranno essere
consultate e usate anche senza il nostro permesso.
Anche questi sono i progressi della tecnologia, se progressi si possono chiamare.
Si certo, si avrà la possibilità di evitare i casi di scomparsa e rapimento, ma a quale prezzo? Dobbiamo veramente dire addio alla nostra intimità, alla nostra privacy?
Prudence Magazine nasce a Bari nel gennaio 2013 da un gruppo di amici con la passione per la scrittura, l'arte, la musica, la televisione, la moda e la letteratura, che ha deciso di dare il proprio contributo e lasciare la propria impronta nel mondo dell' informazione e non solo, con uno sguardo giovane ma pur sempre...prudente!