E' stato un anno molto lungo, e molto intenso, per noi di Prudence.
Il primo anno con voi, il primo anno per il nostro magazine, il primo anno tutti insieme.
Quella che era una piccola realtà tra un gruppo di ragazzi sta diventando un blog molto letto e seguito, grazie a voi.
Forse proprio per questo il mese dell'intimità è stato così intenso, perchè dopo un anno dovevamo davvero mostrarci al nostro pubblico, condividendo sensazioni, emozioni, più del solito.
Abbiamo parlato anche tanto del Natale, e vi abbiam tenuto compagnia con regali, dolci e tradizioni.
Ci aspettano tante cose in questo 2014, Prudence vi darà ancora di più di quello che vi ha dato fino ad oggi, e speriamo voi possiate essere sempre più partecipi della nostra piccola grande comunità culturale.
Manca ancora qualche ora al 2014 però, quindi vogliamo ancora cullarvi con il tema di questo mese, l'intimità. Vi abbiamo mostrato come la privacy del nuovo millennio è la condivisione della propria vita sui social, con i suoi pro e i tanti contro; vi abbiam mostrato come nel futuro saremo controllati da un microchip fin dalla nascita; vi abbiamo coccolato con le canzoni da ascoltare sotto la pioggia, e vi abbiamo fatto carburare con quelle da ascoltare in auto; abbiamo giocato sul confine tra sacro e profano, con quelle domande sull'esistenza di un dio, che anche una semplice canzone può porvi; vi abbiam consigliato libri da leggere e film con cui ridere e piangere; ci siam sporcati le mani in cucina e vi abbiam segnalato i regali giusti; vi abbiam mostrato come una bambola può diventare oggetto di adorazione di milioni di adulti.
Quello che però più tenevamo a mostrarvi questo mese è il nostro io, che speriamo sia uscito dalle righe dei nostri articoli e sia arrivato dritto a voi.
Prudence Magazine vi vuole augurare un buon anno, insieme a chi amate veramente, e perchè no, insieme a noi. Al grido del nostro motto, che ormai è giù cult: STAY PRUDENCE!
Animo puro ma ribelle, forse incompreso, forse troppo solo, rock ma soul, Jeff Buckley ha pubblicato solo due album, di cui uno postumo, ma ha senza dubbio toccato l'anima di milioni di fan e di amanti della musica, quella vera, nella sua brevissima vita.
Jeff aveva un peso su di se, il nome di suo padre, Tim Buckley, cantautore abbastanza note ai suoi tempi di gloria, che lo aveva abbandonato da piccolo, e che non si era mai preso cura di lui. Quando Jeff, giovane emergente, viene chiamato a cantare durante un concerto in tributo per suo padre, morto per eroina molti anni prima, nel ragazzo inizia un processo e una lotta interiore, magistralmente rappresentata nel film del 2012Greetings from Tim Buckley. Immaginate di essere un giovane musicista esordiente e che tutti vi paragonino a vostro padre, che non si è mai interessato a voi, e che a mala pena avete conosciuto.
Ma quella sera comunque Jeff salì su quel palco, cantò le canzoni di suo padre, e qualcosa gli diede una spinta verso questa carriera. Jeff era un chitarrista eccellente, che si districava tra alternative rock, folk, e un pizzico di soul.
La sua voce lieve ma sofferta, e quegli occhi sempre tristi facevano il resto. Jeff stava diventando un nome molto noto nella musica, teneva concerti ovunque, arrivò persino in Asia, e aveva davanti a se una carriera piena di opportunità. Molti artisti hanno poi seguito le sue influenze musicali, come i Coldplay, Ryan Adams e Damien Rice. Jeff pescava invece influenze da tutto ciò che ascoltava, non aveva limiti musicali, un giorno ascoltava i Lez Zeppelin e il giorno successivo Édith Piaf, passava da Bob Dylan a Nina Simone.
Jeff sul palco era un dio per tutti quelli che lo ascoltavano e lo vedevano, tra i suoi brani di cui era anche autore e le tante cover degli artisti che lo ispiravano. Era però sempre circondato da quell'aria malinconica e quasi assente, che attirava sempre più il pubblico a cercare di scoprire chi fosse realmente Jess.
Ma la sua espressione era la sua musica, così intima, così personale, quello era il suo vero io.
Grace
Jeff è ricordato dal grande pubblico per una canzone in particolare, la sua versione del classico di Leonard Cohen "Hallelujah". Di solito essere famosi per una cover non renderebbe giustizia ad un artista come Jeff, ma la sua versione di questo brano è talmente carica di dolcezza, di malinconia, di intimità, di personalità, da diventare quasi un suo brano, e infatti la sua resta la cover più nota di questo brano. Jeff è riuscito nell'intento di rendere personale qualcosa scritto da altri, e ascoltando la sua voce sulle note di questa canzone bellissima capirete chi è Jeff e cosa c'era nel suo animo, puro e ribelle.
Grace fu l'unico studio album pubblicato in vita da Jeff, e vede tra i produttori Andy Wallace, che aveva già lavorato con grandi nomi come Paul McCartney, Aerosmith, Guns N' Roses e Nirvana.
Devo ammettere di aver conosciuto anche io Jeff con Hallelujah, che ormai è uno dei pezzi più importanti del rock anni '90, ma l'ascolto di Grace è stato davvero illuminante sulle capacità di Jeff. Un album così intenso, che mi ha rilassato e rattristato allo stesso tempo, ma mi ha fatto sentire più ricco alla fine. Mi sono innamorato di pezzi come Mojo Pin, Lilac Wine e Lover, You Should've Come Over mi hanno fatto innamorare al primo ascolto.
Sketches for My Sweetheart the Drunk
Il secondo studio album, Sketches for My Sweetheart the Drunk, ha visto la luce nel 1998, un anno dopo la morte di Jeff, annegato il 29 maggio 1997 nel Wolf River. Il triste rocker lasciò un vuoto immenso sulle scene musicali e nel pubblico che stava imparando a conoscerlo. L'album è una raccolta di demo e di tracce realizzate in studio per il suo secondo lavoro discografico. Everybody Here Wants You è probabilmente una delle canzoni più belle di Jeff, ed è stata realizzata postuma come singolo dall'album. Il brano racchiude il vecchio malinconico Jeff con sonorità più moderne, più anni '90, quel rock misto a pop delle band di fine decennio, davvero un piccolo capolavoro.
Jeff sul palco univa la sua voce angelica ad una sensualità che il suo corpo traspirava, involontariamente, e che lo rendeva ipnotizzante. Purtroppo il destino lo ha strappato troppo presto dalla sua vita e dalla sua musica. Jeff è diventato una icona pop-rock, ma avrebbe potuto diventare leggenda con la sua musica se fosse sopravvissuto a quel tragico incidente.
La voce di Buckley mi ha colpito, è una sensazione talmente personale che non riesco a spiegarla, mi sembra poi di riuscire a leggere le sue emozioni e sensazioni dai suoi grandi occhi tristi, e mi dispiace di aver conosciuto la sua musica troppo tardi.
Jeff mi ricorda molto Kurt Cobain, la mia
mente continua ad associare queste due malinconiche e tragiche storie
del rock anni '90. Uno
strano scherzo del destino, quello che a volte toglie la vita a questi
tristi geni della musica.
“I don't want to start any
blasphemous rumors but I think that God's got a sick sense of humor
and when I die I expect to find Him laughing...”
Blasphemous Rumors è l'ultima
canzone contenuta all'interno dell'album dei Depeche Mode, Some Great
Reward, pubblicato nel 1984.
A chiusura di un disco basato su nuove
denunce politiche, religiose e su tematiche amorose calcate con un
linguaggio crudo ed allusivo, vi è un pezzo che fece un grande
scalpore, un pezzo sul cattivo senso dell'umorismo di Dio.
Martin Gore, autore del brano, pare si
volesse scagliare contro le usanze della Chiesa metodista. Infatti il
musicista, partecipando ad una celebrazione, si era ritrovato ad
assistere da un lato alla preghiera per i parrocchiani malati,
dall'altra al ringraziamento per la loro morte, espressione della
volontà di Dio.
Da qui la frase “I think that God's
got a sick sense of humor”, l'idea che il Signore abbia un cattivo
e insano senso dell'umorismo.
Gore si aspetta quindi che Dio rida
della sua futura morte. Un Creatore passivo dinanzi alla nostra
partita con la vita.
In effetti ciò che il musicista
non comprende è il quasi ironico metodo di pregare per chi
soffre e poi ringraziare per chi muore. E' un ragazzo che ama la vita
e non ci trova nulla di positivo nella morte, nell'aver perso le
occasioni terrene.
Martin organizza il suo testo partendo
da scene di vita quotidiana, da episodi realmente accaduti, di cui
tutti abbiamo sentito parlare, anche solo in televisione.
“Girl of sixteen, whole life ahead
of her slashed her wrists, bored with life, didn't succeed, thank the
Lord for small mercies”
Una ragazzina di
appena 16 anni, con tutta una vita davanti, è annoiata dalla
vita e decide di tagliarsi le vene, non ce l'ha fatta, e dobbiamo
ringraziare Dio, per queste piccole misericordie.
“Fighting back the tears, mother
reads the note again, sixteen candles burn in her mind, she takes the
blame, it's always the same, she goes down on her knees and prays.”
Combattendo con le lacrime, la madre
rilegge ancora una volta quella lettera, sedici candeline bruciano
nella sua mente, e si addossa tutta la colpa, è così
sempre, si inginocchia e prega.
Con una musica carica di suoni e
sintetizzatori che sembra accompagnare un ritmo angosciante e
dissacrante, con la voce profonda di Dave Gahan, il testo appare
ancora più denso di significato, in quello che è un
profondo monologo ribelle con Dio, un'analisi del rapporto di
intimità con la religione.
Gore dà voce a molti nostri
dubbi. Queste ragazzine, così giovani, così immature,
non comprendono il senso del vivere e decidono di farla finita, di
lasciarsi andare, e nessuno può fare nulla, neanche Dio si
sforza di fermarle.
Neanche Dio si muove affinché
questo non accada.
E ciò che faranno tutti sarà
di rendere grazie a Dio per questo piccolo favore. Semplicemente di
augurarsi che lassù queste tante anime siano in pace con loro
stesse e di rimanere immobili: se è successo allora era
volontà del Signore.
Qui si pone la denuncia dell'autore dei
Depeche Mode. Qui c'è il fulcro della questione.
Non è solamente una canzonetta
scritta per rendere blasfema la potenza di Dio e portarsi un po' più
in su con la classifica.
In quello che è un percorso
sempre più profondo della band, i loro temi diventano sempre
più vicini alle problematiche della vita di tutti i giorni, di
quei momenti che ci fanno riflettere.
E allora perché non poter
gridare che questo non è giusto? Che non bisognerebbe piangere
e limitarsi a pregare ma arrabbiarsi con Lui per permettere che tali
scempi non avvengano?
In fondo non c'è nulla da
ringraziare.
“Girl of eighteen, fell in love
with everything, found new life in Jesus Christ, hit by a car, ended
up on a life support machine”
Una ragazza di 18
anni, innamorata di tutto, ha trovato una nuova vita in Gesù
Cristo, investita da un'auto, sopravvive grazie alle macchine.
“Summer's day, as she passed away,
birds were singing in the summer sky, then came the rain, and once
again a tear fell from her mother's eye.”
Era un giorno
d'estate quando è spirata, gli uccelli cantavano nel cielo,
poi venne la pioggia, e ancora una volta una lacrima cadde
dall'occhio di sua madre.
Dal sole alla
pioggia, dalla gioia al dolore. Questa vita aveva tutto, era felice,
voleva ancora rimanere fra noi, ma tutto è andato storto, il
buio è arrivato, ed ha solo potuto piovere. Dio ha fatto solo
in modo che il cielo piangesse, ma non ha salvato la giovane ragazza.
Dio ha mantenuto il
suo senso dell'umorismo ed è rimasto impassibile ancora una
volta.
Esistenze spezzate,
mentre si sente quasi la Sua risata venire dall'alto.
La rabbia di Gore
ci travolge, ci spinge a chiederci perché ciò in cui
crediamo non possa altrettanto credere in noi. Non possa aiutarci, o
almeno far si che gli equilibri siano giusti.
La sua delusione è viva. Siamo
soltanto un branco, pronto a brontolare, struggersi e pregare, invece
di reagire.
E con la speranza che qualcosa muti, il
brano si conclude con un suono quasi simile ad un soffio, ad un
sorriso ironico, al Suo scacco matto.
Un evento particolare legato a questa
canzone li ha colpiti: allo storico concerto al Rose Bowl di Pasadena
(101) il 18 giugno 1988, non appena è stata intonata
Blasphemous Rumors il cielo si è coperto di nuvole e si è
scatenato il diluvio.
Ovviamente un tema così
bruciante non poteva passare inosservato ed ha spesso ostacolato gli
stessi Depeche, che hanno continuato la loro campagna anche su
questioni blasfeme, culminata nell'album Songs of Faith and Devotion.
Ma per quanto io stessa sia credente,
mi riconosco in questa canzone e nel suo grido di accusa. Il destino
è così sottile che alle volte non riusciamo a darci una
spiegazione e il nostro intimo rapporto con Dio è messo a dura
prova.
Cari prudenti, ben tornati al nuovo appuntamento con gli album pop natalizi. Avete finito di decorare le vostre casette? Presepe tutto sistemato? I pastori sono ognuno al proprio posto? Bene, infilatevi pantofole e un caldo maglione, questa sera dovete stare comodi comodi per gustarvi questo album.
Star Bright (1996) di Vanessa Williams è una raccolta di classici natalizi in versione soul, r'n'b, molto moderna ma sofisticata. L'abilità della Williams è stata quella di rendere moderni classici della tradizioni, senza però perderne in eleganza. I brani vi arrivano dritti al cuore ma con un beat in più. La soave voce calda e soul di Vanessa fa il resto. Il medley Do You Hear What I Hear-The Little Drummer Boy apre con raffinatezza l'album, con un tocco gospel e percussioni che cullano le orecchie di chi la sta ascoltando. La voce di Vanessa è davvero bellissima in questo pezzo, specie nel pre-ritornello. Hark! The Herald Angels Sing è un pezzo gospel con interlude di
chitarra che vi faranno venire voglia di cantare e ballare, sembrerà di
essere in una di quelle grandi chiese americane, con il coro gospel
vestido di viola che canta sul palco. Baby, It's Cold Outside ha un arrangiamento jazz e blues, mentre I Wonder as I Wander si culla nel sua drammaticità di archi. Angels We Have Heard on High splende, un pezzo soul tutto voce e pianoforte nella prima parte, arricchito da percussioni nella seconda parte, con quella modernità di cui vi parlavo prima, con estratti di Gloria in excelsis Deo nel ritornello. Questo brano dimostra appieno il risultato vincente dell'album, perchè non annoia nella sua classicità e non esagera nella sua modernità, diventano tutti pezzi cantabili senza eccessiva enfasi natalizia o religiosa. The First Noel gioca sull'estensione vocale di Vanessa, mentre con What Child Is This si torna al jazz. Classico gospel Go Tell on the Mountain-Mary Had a Baby, uno dei miei brani preferiti dell'album. La fusione della voce di Vanessa con quelle del coro è sublime. Il mio brano preferito di Natale? Dai ragazzi, ve lo avevo già detto, vediamo se ve lo ricordate. Un brano che in ogni versione, con ogni voce, in ogni arrangiamento brilla di luce propria. Quella vena malinconica ma al tempo stesso dolce. Nella versione di Vanessa Williams la voce fa da padrona in arrangiamento a metà tra l'acustico e l'orchestrale. Si, senza dubbio il mio pezzo natalizio preferito resta Have Yourself A Merry Little Christmas, anche questa volta. Siamo giunti al termine per questa sera, ma ho ancora tanta musica di Natale da raccontarvi, questa sera addormentatevi sulle eleganti note di Vanessa Williams e Star Bright.
Intimità. Si può ancora parlare veramente di intimità quando la notizia dei microchip obbligatori per legge sta impazzendo sul web?
Già, proprio così. A tutti i bambini nati nel 2014 verrà impiantato sottopelle un microchip che li renderà rintracciabili per tutta la vita; la notizia, inutile dirlo, ha dell'assurdo.
Questo "chicco di riso" che sarà applicato nel tessuto sottocutaneo del gomito sinistro, indolore perché privo di terminazioni nervose, potrà si essere utile nel caso di rapimento o scomparsa dei bambini, ma per il resto sarà una condanna a vita, il carcere della nostra libertà, liberata di fare, di andare, di tornare, libertà di essere.
Molte sono le nazioni che lo richiedono già dopo la vaccinazione, ma tra pochi giorni entrerà in vigore questa legge in tutta Europa. Sempre per legge il microchip sarà dotato di una scheda tecnica con i dati dell'individuo, nome e cognome, gruppo sanguigno, data di nascita e altro, e sarà anche dotato di un potente rivelatore GPS di nuova generazione, collegato direttamente ad un satellite che gestirà tutte le connessioni.
Il Comitato Consultivo per il Controllo della Popolazione (CCCP) sta valutando l'idea di rendere obbligatoria l'installazione dei chip anche ai cittadini, ai giovani, ai ragazzi nati prima di questa data, riuscendo così a "schedare" in un data base tutto ciò che ci riguarda: informazioni pubbliche e personali che potranno essere
consultate e usate anche senza il nostro permesso.
Anche questi sono i progressi della tecnologia, se progressi si possono chiamare.
Si certo, si avrà la possibilità di evitare i casi di scomparsa e rapimento, ma a quale prezzo? Dobbiamo veramente dire addio alla nostra intimità, alla nostra privacy?
Guidare può essere un'attività rilassante, ma quasi sempre solo fuori città.
Per le strade percorse quotidianamente diventa allenamento per i bicipiti in fase di parcheggio, e fonte di bestemmie di qualunque genere verso quello che ha parcheggiato in seconda fila, quello che parte mezz'ora dopo l'accensione del verde, quello che fa di tutto pur di buttarti fuori strada e quello che ti guarda con aria scandalizzata quando gli fai notare il suo cellulare.
Se invece sono le 9 del mattino e avete in programma di imboccare una strada che vi porti lontano dal caos della città per fare una tranquilla scampagnata fuori città (ok, forse è il periodo dell'anno meno indicato, ma potreste sempre fare riferimento a questo post in un secondo momento), basta accendere la radio, collegare lettori MP3 o telefoni con tonnellate di brani e l'atmosfera diventa subito quella giusta per sfrecciare a decine di metri al secondo sul nastro d'asfalto.
Driving the Pan-American Highway - Copyright Philippe Reichert
Parecchie volte mi è capitato di essere il "guidatore scelto" durante le gite con gli amici, per cui mi sono sempre sentito autorizzato a scegliere una playlist che regalasse un minimo di relax ma anche di elettricità alla guida. Quelle che elencherò in seguito fanno parte di una lista ancora più grande di brani che ascolto durante la guida ad alta velocità.
#1 - Emmelie De Forest - Change
Un ritmo concitato e reso attraente dal mix tra sintetizzatore e batteria che sembra quasi riprodurre il battito cardiaco. La voce di Emmelie, fresca vincitrice dell'Eurovision 2013, è peraltro limpida e sforna piccoli acuti che ben si accordano sia con la melodia generale che con il testo. Ideale nelle strade ricche di curve.
#2 - Owl City & Carly Rae Jepsen - Good Time
La canzone da viaggio di piacere per eccellenza della scorsa estate, che colpisce per l'ottimo contrasto tra i due timbri vocali di Young e della Jepsen, ma anche grazie ad un ritornello semplice ed accattivante che non lascia mai spazio alla noia. Ideale da urlare in auto tutti in coro.
#3 - The Cardigans - My Favourite Game
Ho bei ricordi di questo brano, essendo un acceso estimatore della saga di simulatori di guida Gran Turismo su PlayStation, ed essendo questo presente nella soundtrack del primo capitolo della serie, uscito quando avevo poco più di 5-6 anni. Senza dubbio se ha conquistato gli sviluppatori del gioco conquisterà anche voi, con le atmosfere accattivanti e seducenti della band pop svedese nota anche per Erase And Rewind e Lovefool. Ideale durante i sorpassi.
#4 - Taylor Swift - We Are Never Ever Getting Back Together
Astro nascente della musica country-pop americana, Taylor ha una voce dolce e magnetica come poche. Le parole di questo brano però stridono enormemente con i toni allegri, bonari e spensierati della melodia. Escludendo quindi il testo, We Are Never Ever Getting Back Together è un buon partito se si vuole ascoltare qualcosa alla guida per la sua caratteristica di easy listening. Ideale quando ci si è appena lasciati la città alle spalle.
#5 - Michael Bublé - Haven't Met You Yet
Il crooner italo-canadese non ha mai sbagliato un disco in tutta la sua carriera, e risulta sempre gradevole da ascoltare in quasi tutte le situazioni della vita. Il singolo-guida di Crazy Love, uscito nel 2009, non è certo originalissimo per testo o melodia, ma risulta comunque di facile apprezzamento e mette certamente di buon umore per la passione e la bravura che Bublé infonde nelle sue performance in studio. Ideale quando viaggiate in modalità "standard" sulla corsia di destra a velocità costante.
#6 - Duck Sauce - It's You
Avete voglia di combinare un remix moderno con qualche sfumatura retrò? Allora gli autori di Barbra Streisand hanno in serbo per voi questo brano. Certo non aspettatevi un testo profondo, tuttavia il video ufficiale strappa qualche sorriso in quei tre minuti di durata. Non spacca i timpani ma lascia comunque un piacevole ritornello in testa. Ideale quando ripartite dalle soste.
Sarò onesto: sono un patito delle precipitazioni atmosferiche. C'è qualcosa di intrigante nel vedere gocce d'acqua che hanno percorso chilometri e chilometri in cielo per poi venire a piombare proprio sul tuo ombrello, sempre che tu ne abbia uno.
In molti si lamentano degli effetti della pioggia: gente che usa l'auto per fare cento metri, poca luce, indumenti fradici e serate all'aperto rinviate a data da destinarsi; per me non c'è di meglio, invece, che passeggiare in mezzo a quel bailamme di uomini e donne che sfugge a quelle gocce perché non si è premunita prima dell'occorrente.
È come se la città cambiasse aspetto, di giorno senza la luce accecante del sole, di notte con una sottile patina nebbiosa che avvolge il tutto e lo rende più opaco, fioco e indistinto, specie se alle 2 di notte, specie se per le strade c'è più anima viva.
In momenti come questi tiro fuori dalla giacca il telefono, attacco le cuffie e bon, sono altrove. Ed essendo questo mese dedicato all'intimità, ecco a voi alcuni di quei brani che adoro ascoltare e riascoltare alle prime avvisaglie di pioggia e drizzle.
#1 - DIDO - NYC
La prima in classifica è anche l'ultima che ho scoperto. Due settimane fa è uscito l'album Dido - Greatest Hits, che celebra i primi quindici anni di intensa carriera della cantante americana. Dido è un mito assoluto della musica internazionale, e ci ha regalato brani del calibro di Here With Me, White Flag, Don't Leave Home e Don't Believe In Love. L'inedita NYC si mantiene sullo stesso stile impeccabile e pacato che ha portato Dido al successo, e rievoca interminabili passeggiate tra i palazzi, scrutando tutto ciò che accade intorno.
#2 - MICHAEL JACKSON - STRANGER IN MOSCOW
Scoperta verso i 15-16 anni, è una delle mie preferite di sempre, per la voce di Michael, per il contrasto stridente tra la melodia pacata e il testo un po' cupo e malinconico. Nel video ufficiale, girato interamente in bianco e nero e al rallentatore, il Re del Pop e altri personaggi osservano facce senza espressione che si affannano a cercare riparo dalla pioggia che arriva all'improvviso. Se ti sei premunito di ombrello e impermeabile, allora questo brano fa al caso tuo.
#3 - TRAVIS - SING
Giocavo per caso a FIFA08; uno dei brani della soundtrack del gioco era Closer, cantato dai Travis. Curiosando su internet ho scoperto Sing, e il suo tragicomico video girato durante una elegantissima cena aristocratica, il cui tavolo diventa campo di una battaglia a suon di pasta e polpi in faccia. Tralasciando la clip, i brividi arrivano dalle note "strane" e insolite del sintetizzatore, che a tratti sembra rievocare in qualche modo le folate di vento durante il temporale. Ok, la forzatura c'è, perdonatemi ascoltandola.
#4 - LOREEN - HEAL
Diventata famosa per aver (stra)vinto l'Eurovision 2012 a suon di ritmo trance, scenografia minimale e voce toccante in Euphoria, in Heal le atmosfere cono meste e rassegnate. Scene piene di toni di azzurro e grigio dominano nel video ufficiale, con tanto di neve, elefanti congelati e spifferi gelidi. L'ideale per una piovosa giornata invernale, se avete voglia di deprimervi ancora di più.
#5 - THE CORRS - RAIN
Bei ricordi d'Irlanda. Arrivato a Dublino, la scorpacciata di musica made in Eire è stata magistrale. Tra le tante canzoni ascoltate c'era Rain, dei quattro fratelli Corr: non eccessivamente audace, ma con un sound intrigante e leggermente "upper class" che le dava quel tocco di raffinatezza che serve per elevarsi ad un livello superiore quando indossi le cuffie e ti stacchi dal resto del mondo. La voce di Andrea Corr aiuta, per di più.
*DISCLAIMER non esiste un video ufficiale. Qui sotto c'è un fanmade video.
Al tempo di facebook, di twitter, di
youtube, la nostra intimità è ormai in mano a chiunque ci aggiunga
su uno dei social network a cui siamo iscritti, e se sei un
personaggio famoso sei davvero senza più alcuna privacy. Se prima
erano solo i paparazzi il loro tormento, croce e delizia della
popolarità, oggi qualunque blog può scrivere qualunque cosa sul tuo
conto, e in pochi minuti tutti saranno convinti che quella notizia
sia vera.
Però, a volte, puoi usare questi mezzi
a tuo favore, per liberarti di un peso, di un pettegolezzo, per
difenderti o per confessare, via web, qualcosa di davvero importante
a chiunque cliccherà la tua pagina o il tuo profilo.
Pensavo alla tempesta mediatica che nei
giorni scorsi ha travolto il diciannovenne campione olimpionico
inglese Tom Daley, diventato un vero “divo del web” dopo le
Olimpiadi 2012, per il suo faccino innocente e il suo fisico
attraente. Le sue foto han sempre fatto il giro del web, sempre meno
vestito e sempre più ammiccante. Le voci sulla sua omosessualità
giravano da tempo, anche se inizialmente basate solo sul suo essere
popolarissimo nei blog a tinte omosex, diventando uno dei più
gettonati uomini dell'anno. Quando è stato paparazzato in una
discoteca gay, il giovane e coraggioso nuotatore ha deciso di sfidare
i limiti delle restrizioni mentali di chi di solito segue lo sport,
ambiente in cui difficilmente si dichiara il proprio orientamento
sessuale, ufficializzando la propria omosessualità.
E Tom lo ha fatto nel modo più moderno
che potesse esserci, via youtube e facebook, lasciando un emozionante
video messaggio ai suoi fan in cui racconta cosa sta accadendo in
questo momento nella sua vita, e raccontando come l'amore di un uomo
lo abbia reso felice e fatto sentire protetto.
A noi non importa tanto il fatto in se,
quanto la scelta di un giovanissimo atleta ai vertici del successo
sportivo e mediatico, di affidare la propria confessione, molto
personale, e non affatto necessaria agli altri (che mondo è quello
in cui viviamo, in cui una persona deve rendere conto a chiunque con
chi va a letto e di chi è innamorato, forzato dai media e dal
pettegolezzo popolare), ma indispensabile per lui, per sentirsi
onesto e sincero con i suoi ammiratori.
Una motivazione
davvero esemplare, un ragazzo che ha tutto che si preoccupa della
propria onestà nei confronti di migliaia di persone che non conosce
e che forse non incroceranno mai il suo sguardo dal vivo, un ragazzo
pulito che mette i propri valori prima dei “rischi” di una tale
esposizione mediatica.
I social network
in questo caso privano Tom della sua intimità ma per sua scelta, e
per rendere il suo cuore più leggero, rendendolo un vero idolo per
migliaia, forse milioni, di persone che ammirano il coraggio di un
ragazzo che a soli diciannove anni affida ad un semplice video
youtube, e non ad una rivista o una esclusiva intervista tv
milionaria, la sua confessione, rilasciando il suo lato più intimo,
dimostrando che questo ragazzo, oltre ad essere bravo e bello, è
anche genuino ed intelligente.
Questo
gesto ha aiutato lui, ma ha sicuramente aiutato tanti adolescenti e
non a rispettare se stessi anche sentendosi diversi, per le proprie
scelte sessuali e non, e magari tanti ragazzi e ragazze hanno trovato
il coraggio di dichiararsi ad amici e familiari, dopo un semplice e
commovente video, diffuso dai social network che di solito diffamano
o privano di privacy chi li usa. Certo, nessuno ci costringe ad
usarli, ma spesso, specie se si è giovani, non si capiscono i rischi
dell'abuso di questi mezzi.
Per
una volta i tanto criticati social hanno reso un piccolo grande uomo
un eroe per tanti, e ha reso la sua stessa vita finalmente serena,
senza più bugie e sotterfugi.
Prudence Magazine nasce a Bari nel gennaio 2013 da un gruppo di amici con la passione per la scrittura, l'arte, la musica, la televisione, la moda e la letteratura, che ha deciso di dare il proprio contributo e lasciare la propria impronta nel mondo dell' informazione e non solo, con uno sguardo giovane ma pur sempre...prudente!