venerdì, dicembre 06, 2013

Riflessioni Preapocalittiche.

La consapevolezza del ruolo di primo piano che ogni essere umano ha nella propria esistenza sembra di recente essersi limitata al campo consumistico della corsa sfrenata all'ultima lucciola di passaggio, senza curarsi degli astri nascosti da chi con quella lucciola distrae. Non vale la pena di ricordare che "L'Italia è un paese plutocratico fondato sulla carta bollata. La sovranità appartiene a lobbisti e burocrati, che la esercitano secondo il preciso metodo del come gli gira.". No, non ha senso ribadire l'evidenza. Ma la domanda da fare (e che non si fa MAI, se non per rinchiuderla repentinamente in un qualche angolo della nostra mente) è: "Fino a che punto tutto ciò mi è davvero vicino?". Questa è una domanda che davvero è valida per quasi ogni tipo di argomento. Dalla disputa sull'attualità o meno del conflitto Fa-antifa alla mancanza di spinta delle persone a cambiare le cose. 
Parlo con la mia esperienza di diciassettenne, non eccelsa quindi. Sono uno studente medio, orgoglioso di esserlo, costernato e preoccupato davanti al cancro che affligge i miei coetanei e chi vedo arrivare dopo di me: la mancanza di fiducia nell'effettiva capacità di cambiare le cose. Delusi dal mancato Cambio Generazionale tanto in Politica quanto in Televisione, se non per vedere imitatori pessimi, i nostri genitori hanno cresciuto e continuano a crescere una generazione di disillusi precoci. La mancanza di interesse nella vita politica rispecchia la delusione che la Politica ha dato a chi è venuto prima di noi. La mancanza di reazione al giogo superiore di chi ci vuole omologati è stata causata da una mancanza di spinta verso il cambiamento.
Ciò che è vivo, si muove.
Ciò che si muove, cambia.
Ciò che non cambia, è fermo.
Ciò che è fermo, è morto.
Ciò che non cambia, è morto.
Chi non vuole cambiare, vuole morire. Il che non indica chissà che genere di dolore, sofferenza o drammi. Non sarà neanche una fine rapida. Durerà un'intera vita. Un'esistenza passata nell'inerzia. O nella frustrazione per la realtà dei fatti che "non può cambiare", perché "a sedici anni l'avevo già capito che 'sto mondo era una merda". O nella rabbia, perché quando volevamo cambiarlo, questo mondo, siamo stati presi tutti a pesci in faccia o, peggio, ignorati o ci è stato dato dell'anacronistico. Perché a sedici anni TUTTI avevano già capito che 'sto mondo di merda non poteva cambiare, vero? e ci hanno spenti. come hanno fatto con i nostri genitori, e con i nostri nonni prima di loro. E così è sempre stato. Rinserrano i controlli, schiaffi sulla testa per chi la alza e buffetto sulla guancia per chi si comporta bene. E per chi è proprio bravo, alla fine della gita un bel cioccolatino. Già. Via tutti gli arrosti e di tanto in tanto un cioccolatino. Uno solo per tutti quanti, ché c'è bisogno di competizione, solo i migliori restano sul Mercato. Cioccolatini per farci stare buoni.
Come quei tristissimi delfini dei parchi acquatici, alla loro aringa noi saltiamo sull'attenti, neanche più repressi perché non abbiamo dentro più nulla da reprimere. Tristi, soggiogati, mutilati. E neanche ce ne accorgiamo più. Direi che magari si avvicina il momento di alzare un po' la testa.

Perdonate le riflessioni di un povero, pazzo, anacronistico, nostalgico, ottuso, egocentrico, piccolo "rivoluzionario al cazzo", sciocco, illuso, "poverallui". Ma ho paura che ancora una volta il Signor G avesse ragione nel dire che "il sogno si è rattrappito". E temo che non sarà affatto facile tornare indietro.

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Oleh