sabato, dicembre 07, 2013

Scrittori in Erba: Katia Di Pede - Il diario di Katia.

Di tanto in tanto occorre rimaner svegli di notte , per sentire che voce ha, che profumo la avvolge e per vedere chi sono coloro i quali la amano e la vivono . Guardo ai miei ricordi, guardo a quella sigaretta fumata in una delle tante notti in cui non sapevo chi ero e cercavo la mia identità fra le stelle . Decisi che era tempo di andare ;in realtà da sempre sapevo che un giorno sarei andata via e lo feci. In una sera d'inverno arrivai a Siviglia. La pioggia come un martello percuoteva quelle strade in cui il profumo, la gente , i rumori ,erano tanto diversi da casa mia. Quando sei solo ad affrontare una realtà diversa ti senti un gigante e fai in modo che di ogni attimo la tua mente ne assorba l'essenza e il ricordo, per gridare al mondo che ce l'hai fatta e che i tuoi piedi , in quel posto, tanto bello e tanto lontano, ci hanno camminato. Passavano rapidi i giorni nella mia nuova città ed in un pomeriggio come tanti mi incamminai verso un supermercato poco lontano, ignara del fatto che qualcosa di inaspettato mi avrebbe stupita. Improvvisamente iniziai ad udire il rumore di tacchi che battevano sul pavimento producendo un suono ritmico, energico senza trovare quiete e respiro. Continuavano rapidi , senza sosta e capii che quel rumore era una musica e che qualcuno stava danzando. Vidi un edificio accanto a me e compresi che quella era la tana di qualcosa che , con la sua voce , mi aveva stregata. Vi entrai e seguii il rumore di quei tacchi. Mi ritrovai in una scuola di danza di proprietà di una ragazza italiana. Lei fu entusiasta della mia curiosità e per un momento in me rivide la sua terra che , neppure la meraviglia della nuova città e di quella danza le avevano fatto dimenticare. Mi invitò ad assistere ad una lezione ed immediatamente accettai. Mi sedetti in un angolo e magicamente vidi piogge di figure danzanti provenire da una parte all'altra della stanza avvolte dallo stesso suono ritmico, forte, energico che era riuscito a condurmi in quella stanza. Ciò che udivo e vedevo si chiamava Flamenco. Dimenticai l'ora, il tempo, il fatto di essere lontana da casa e mi sentii...davvero bene. Ciò che vidi mi rese felice perchè compresi che la felicità si raggiunge quando smetti di pensare a come ottenerla pianificando la tua vita in funzione del suo raggiungimento . A volte occorre solo fare un respiro , aprire gli occhi e farsi sorprendere. 
Buonanotte...

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