domenica, novembre 10, 2013

"Dal Primo Istante" - Un passato che segna il presente. Un passato che cambia il futuro.


In “Dal primo istante” cercavo una lettura leggera, da consumare in una serata dal cielo senza nubi. Cercavo una lettura che non m’impegnasse, ma solamente mi avvolgesse e mi portasse lontano, in altre esistenze e in altri universi. Desideravo che i problemi di Rachel divenissero i miei, e che riga dopo riga fosse lei a porvi rimedio per entrambe. Desideravo solo questo. Ma non potevo immaginare che dietro la sua semplicità, la scorrevolezza della narrazione e dialoghi accattivanti avrei anche trovato risposta a un interrogativo che ogni tanto m’incasina la mente: siamo vittime delle scelte che abbiamo compiuto in passato? Le strade che abbiamo scelto di intraprendere, qualora si rivelassero errate, devono rimanere il nostro percorso nonostante ogni cosa ci faccia deviare da esse? Il passato può imprigionarci come poche altre forze al mondo e cambiare inevitabilmente il nostro futuro?

Ben e Rachel sono bloccati in un presente che non sembra tagliato per loro. L’avverti fin dalle prime pagine. C’è qualcosa di sbagliato nella relazione di Rachel, che subito dopo poche pagine cola a picco. E non ti chiedi perché sia naufragata, ti chiedi solo come sia possibile che sia durata tutti quegli anni. L’occasione di cambiare scenario sembra la migliore che le possa capitare e, come nella vita reale, è proprio lei che conduce la storia verso nuovi orizzonti. Orizzonti che si snodano tra un presente sghembo e un passato che coinvolge. Rachel si è lasciata dietro l’amore della vita. Questo è il punto della questione. Semplice come poche altre trame. Diretto. Fin troppo familiare. È il dolore pulsante che non ti fa dormire la notte. E’ il ticchettio della sveglia che cattura e blocca la tua attenzione su qualcosa di futile e tremendamente irritante come lo scorrere del tempo. Ed è la forza propulsiva che muove il libro e la tua mano a sfogliare sempre una pagina in più. Senza tregua.
Rachel ritrova Ben, perso dopo il college. L’amore adolescenziale, l’amore che spezza il respiro ancora dopo anni di lontananza. Rachel ritrova Ben ed è proprio lì, proprio in quel punto esatto che capisci cosa ci sia di così sbagliato in quelle due vite. Sì, un assaggio l’hai avuto quando Rachel ti ha raccontato la sua storia, durata tredici anni senza un motivo ben preciso che andasse oltre l’inerzia. Ma è lì che lo capisci, in mezzo al frenetico silenzio della biblioteca, quando i loro sguardi si scontrano. Quelle vite non vanno perché non si mescolano l’una all’altra. Separate non hanno senso. Separate sono solo stonate. Flebili ombre di ciò che potrebbero essere. Timide occhiate alle potenzialità che racchiudono.
Quando Rachel e Ben si ritrovano, il tempo nel libro sembra fermarsi. E inizia a saltellare senza sosta tra un presente incompleto e un passato che ha tutte le risposte. Anche quelle che i due protagonisti non hanno mai dato a nessuno. Mhairi McFarlane compie un viaggio a regola d’arte mischiando sapientemente presente e passato, tingendo il primo della pesantezza che è propria delle conseguenze di scelte sbagliate e donando al secondo la leggerezza che avvolge l’aria della gioventù: un bacio per gioco, un abbraccio che cela e rivela la dolce imbranataggine del primo sfiorarsi. E da lì è il passato che vuoi scoprire. È il passato che sai di dover indagare per sapere se ci sarà un futuro. Così il college diventa una seconda realtà. Non precedente al presente ma parallelo a esso. S’interseca e s’incrocia pagina dopo pagina con la storia principale, tanto che alla fine la storia principale sembra dissolversi nel niente, annientata dalla curiosità che viene saziata solo alla fine del libro dove una frase, che a me pare disarmante nella sua perfetta schiettezza, ti rimane inevitabilmente in testa per giorni:
“È patetico, ma l’ho saputo fin dal primo istante che ci siamo conosciuti. È stato… non proprio amore a prima vista, ma… familiarità. Come: oh ciao, sei tu. Sarai tu. Game over”.
Così in questo libro ho trovato la stessa risposta che mi lascia prendere sonno la sera tardi: non esiste scelta che ci definisca. Perché non esiste scelta che non possa essere mutata. E se da qualche parte
lungo questo cammino in salita che è la vita inciampi, cadi, ti rialzi e nel farlo perdi la strada, puoi sempre tornare sui tuoi passi e riprovarci. Perché prima o poi la vita ti riporterà proprio lì dove hai sbagliato. Con la pazienza di una madre che non può far altro che amarti, t’indicherà perché ora il presente sembra così difficile. E se sarai sincero con te stesso non avrai bisogno che te lo mostri una volta in più. Perché da quel passato sei scappato una volta. Farlo una seconda sarebbe solo follia.

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4/ 5
Oleh