In “Dal primo istante” cercavo una lettura leggera, da
consumare in una serata dal cielo senza nubi. Cercavo una lettura che non m’impegnasse,
ma solamente mi avvolgesse e mi portasse lontano,
in altre esistenze e in altri universi. Desideravo che i problemi di Rachel
divenissero i miei, e che riga dopo riga fosse lei a porvi rimedio per
entrambe. Desideravo solo questo. Ma non potevo immaginare che dietro la sua
semplicità, la scorrevolezza della narrazione e dialoghi accattivanti avrei
anche trovato risposta a un interrogativo che ogni tanto m’incasina la mente:
siamo vittime delle scelte che abbiamo compiuto in passato? Le strade che
abbiamo scelto di intraprendere, qualora si rivelassero errate, devono rimanere
il nostro percorso nonostante ogni cosa ci faccia deviare da esse? Il passato può
imprigionarci come poche altre forze al mondo e cambiare inevitabilmente il nostro futuro?

Rachel ritrova Ben, perso dopo il college. L’amore
adolescenziale, l’amore che spezza il respiro ancora dopo anni di lontananza. Rachel
ritrova Ben ed è proprio lì, proprio in quel punto esatto che capisci cosa ci
sia di così sbagliato in quelle due vite. Sì, un assaggio l’hai avuto quando Rachel
ti ha raccontato la sua storia, durata tredici anni senza un motivo ben preciso
che andasse oltre l’inerzia. Ma è lì che lo capisci, in mezzo al frenetico
silenzio della biblioteca, quando i loro sguardi si scontrano. Quelle vite non
vanno perché non si mescolano l’una all’altra. Separate non hanno senso.
Separate sono solo stonate. Flebili ombre di ciò che potrebbero essere. Timide
occhiate alle potenzialità che racchiudono.
Quando Rachel e Ben si ritrovano, il tempo nel libro sembra
fermarsi. E inizia a saltellare senza sosta tra un presente incompleto e un
passato che ha tutte le risposte. Anche quelle che i due protagonisti non hanno
mai dato a nessuno. Mhairi McFarlane compie un viaggio a regola d’arte
mischiando sapientemente presente e passato, tingendo il primo della pesantezza
che è propria delle conseguenze di scelte sbagliate e donando al secondo la
leggerezza che avvolge l’aria della gioventù: un bacio per gioco, un abbraccio
che cela e rivela la dolce imbranataggine del primo sfiorarsi. E da lì è il
passato che vuoi scoprire. È il passato che sai di dover indagare per sapere se
ci sarà un futuro. Così il college diventa una seconda realtà. Non precedente
al presente ma parallelo a esso. S’interseca e s’incrocia pagina dopo pagina
con la storia principale, tanto che alla fine la storia principale sembra
dissolversi nel niente, annientata dalla curiosità che viene saziata solo alla
fine del libro dove una frase, che a me pare disarmante nella sua perfetta
schiettezza, ti rimane inevitabilmente in testa per giorni:
“È patetico, ma l’ho
saputo fin dal primo istante che ci siamo conosciuti. È stato… non proprio
amore a prima vista, ma… familiarità. Come: oh ciao, sei tu. Sarai tu. Game
over”.
Così in questo libro ho trovato la stessa risposta che mi lascia prendere sonno la sera tardi: non esiste scelta che ci definisca.
Perché non esiste scelta che non possa essere mutata. E se da qualche parte
lungo questo cammino in salita che è la vita inciampi, cadi, ti rialzi e nel
farlo perdi la strada, puoi sempre tornare sui tuoi passi e riprovarci. Perché
prima o poi la vita ti riporterà proprio lì dove hai sbagliato. Con la pazienza
di una madre che non può far altro che amarti, t’indicherà perché ora il
presente sembra così difficile. E se sarai sincero con te stesso non avrai
bisogno che te lo mostri una volta in più. Perché da quel passato sei scappato
una volta. Farlo una seconda sarebbe solo follia.
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"Dal Primo Istante" - Un passato che segna il presente. Un passato che cambia il futuro.
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Oleh
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