sabato, novembre 08, 2014

The Waste Land, T.S. Eliot

Anno 1922. The Waste Land vede la luce sulla rivista inglese Criterion, e poi sul Dial di New York. Solo nei mesi seguenti Thomas Stearns Eliot arriverrà alla pubblicazione del volumetto in forma integrale.


Per scrivere questo post, sono salito su una piccola collinetta non lontano da casa mia. Nel tempo sono venuto fin quassù, in bici, per testare la mia resistenza, ma anche in compagnia per addolcire le serate. Ma oggi mi sono inerpicato solo per scrivere. In cima, c’è una piccola chiesa e su di un lato, quello rivolto al sole del mattino, il terreno è punteggiato da piccole croci o abbozzi di roccia. E’ il memoriale degli alpini. Un piccolo post-it per un ricordo duraturo. La classe del 22, tra i presenti in vetta, è largamente rappresentata e la maggior parte delle conclusioni che si possono leggere narrano spesso di dispersi in terra in Russia. E’ la leva di quei ragazzi che hanno visto nascere la guerra al compimento dei loro diciotto anni. Che si sono visti chiamare al dovere quando ancora la loro barba faticava a dirsi da radere. Ma che comunque non hanno fatto attendere la risposta, giusta o sbagliata che fosse.
Mai come in altri casi la dedica di un lavoro pare appropriata. La Terra desolata. Una lotta interiore dell’autore, è vero, ma è anche la lotta di una intera generazione di ragazzi, nata all’indomani della prima e pronta a cimentarsi con la seconda delle guerre. Sembrano essere nati già con un debito da saldare, già con un paio di scarpe con la suola consumata.

Quali radici si afferrano, quali rami crescono
su queste rovine di pietra? Figlio dell'uomo 
tu non lo puoi dire, né immaginare
perché conosci soltanto
un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole.
E l'albero morto non dà riparo
e il canto del grillo non dà ristoro
e l'arida pietra non dà suono d'acqua.

La terra di cui ci parla Eliot, è la terra sterile e mortale dei cavalieri medievali alla ricerca del Graal, è la società moderna, accompagnata dalla crisi della civiltà occidentale, attraversata dalle ombre del primo conflitto mondiale e dei suoi strascichi; è infine anche Londra, città cara all’autore. Ma è anche spazio interiore, è il percorso accidentato dell'Uomo.

Nel 1922 (l’anno in cui è nato Berlinguer, ma anche mia nonna materna, tanto per intenderci ) l’autore riesce a dare alle stampe, non senza rimaneggiamenti e suggerimenti del suo amico e mentore Ezra Pound, il testo che forse più di tutti lo rappresenta. Il poema risulterà composto nella sua stesura finale, da cinque elementi narrativi, o forse sarebbe meglio parlare di cinque movimenti, tanta è la vicinanza con il genere sinfonico. Si scorgono le voci, con cui cantarla, i personaggi affiorano e si nascondo. Suggeriscono e tonano nell'ombra.
Le prime due parti (La sepoltura dei morti e Una partita a scacchi) si concentrano sulla descrizione degli  abitanti della Terra desolata: uomini perennemente angosciati dalle proprie paure, dove neppure il ricordo dona conforto, uomini spiritualmente morti, le cui azioni sono pure ripetizioni e prive di frutti. Anche quando si giunge all'apice del sentire, generato dalla suggestione del sesso, la passione non si eleva mai al di sopra della sterilità del meccanismo fisico. Tema ripreso e ampliato nella terza sezione (Il sermone del fuoco), nella quale compare però un elemento nuovo: il fuoco. Le fiamme come soggetto catartico, purificatore, equilibratore delle pulsioni. Forte è infatti il richiamo alle parole di Sant'Agostino e del Sermone del fuoco di Buddha.
Gli ultimi due momenti parlano del dopo. Nella Morte per acqua, viene introdotta la forza rigeneratrice propria dell'acqua. Ma non è una nuova vita, non è il battesimo. Non lo è almeno nelle forme in cui potremmo aspettarcelo. Il percorso ciclico si conclude poi con Ciò che il tuono disse, con la sua continua ricerca. Ma la ricerca di cosa?
I sat upon the shore
fishing, with the arid plain behind me
Shall I at least set my landsin order?

Sedetti sulla riva
a pescare, dietro di me l'arida pianura
riuscirò finalmente a fare ordine nelle mie terre?

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4/ 5
Oleh