Storia drammatica,
talmente tanto, da non essere quasi realistica, “Stirpe” parte da
due giovani innamorati, Michele Angelo e Mercede, per poi raccontare
la storia della loro famiglia e dei loro figli, la loro stirpe.
Michele Angelo e Mercede,
nati sfortunati, conosceranno una improvvisa fortuna incontrandosi, e
conosceranno qualunque forma di felicità durante la loro vita
(splendido il momento di vera felicità di Mercede quando i figli la
portano per la prima volta a mare), ma per ogni felicità verranno
puniti, con una più atroce disgrazia, ogni volta peggiore.
Michele Angelo e Mercede,
mastro ferraio e casalinga, conoscono la sicurezza economica, la
gioia dei figli, le soddisfazioni per una carriera di studio e un
buon matrimonio, ma sopravvivono a quasi tutti i figli: due nascono
morti, i gemellini brutalmente uccisi, e gli ultimi tre, protagonisti
insieme ai genitori di questa storia, passeranno le pene
dell'inferno.
Infatti questo libro
viene diviso in Paradiso, Inferno e Purgatorio, perchè la storia
della famiglia Chironi, di importanti discendenze, come amava narrare
Luigi Ippolito, dopo la gioia conoscerà il dolore, e un finale dolce
amaro.
Gavino, Luigi Ippolito e
Marianna saranno croce e delizia dei genitori, saranno fonte di gioia
ma soprattutto di grandi dolori, che alla fine Mercede non potrà più
sostenere.
A cavallo tra le due
guerre mondiali, la famiglia dovrà fare i conti con un destino, ciò
che ricevi lo perdi in qualcos'altro. Michele Angelo lo sa bene, e sa
sempre che quando gli arriva qualcosa sta per perdere qualcos'altro.
Dovranno fare i conti con il passato, un passato che ha donato e che
ha tolto, e solo alla fine Mercede scoprirà cosa è accaduto ai suoi
bambini, solo alla fine saprà il segreto di Gavino, solo alla fine
una parte di Luigi Ippolito tornerà indietro. Una storia che parte
dalla fine e che ritorna nel passato per riviverlo anno per anno,
evento per evento, figlio per figlio.
I Chironi affronteranno
tutto sempre a testa alta, perchè la persona umile sa sempre come
comportarsi. E la forza dell'umiltà, dell'onestà, i valori della
famiglia e del rispetto sono i cardini di questa storia, che affronta
temi forte per inizio '900, come la lotta politica, la malattia
mentale e l'omosessualità.
Il passato torna sempre a
prendersi quello che i protagonisti si erano conquistati, il karma
diremmo oggi, la sorte direbbe Michele Angelo.
«Certo Michele Angelo
era arrabbiato contro questa sorte che con una mano dava e con due
prendeva, ma lui non piegava la testa, aveva imparato che certe leghe
cedono quando meno te lo aspetti, basta un colpo in più. Il metallo
è cosa viva, lui capisce la mano che lo forgia.
Capisce il cuore di chi lo lavora».
Capisce il cuore di chi lo lavora».
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Recensione di "Stirpe" di Marcello Fois.
4/
5
Oleh
spiceboy88