domenica, novembre 10, 2013

Recensione di "Stirpe" di Marcello Fois.

Storia drammatica, talmente tanto, da non essere quasi realistica, “Stirpe” parte da due giovani innamorati, Michele Angelo e Mercede, per poi raccontare la storia della loro famiglia e dei loro figli, la loro stirpe.
Michele Angelo e Mercede, nati sfortunati, conosceranno una improvvisa fortuna incontrandosi, e conosceranno qualunque forma di felicità durante la loro vita (splendido il momento di vera felicità di Mercede quando i figli la portano per la prima volta a mare), ma per ogni felicità verranno puniti, con una più atroce disgrazia, ogni volta peggiore.
Michele Angelo e Mercede, mastro ferraio e casalinga, conoscono la sicurezza economica, la gioia dei figli, le soddisfazioni per una carriera di studio e un buon matrimonio, ma sopravvivono a quasi tutti i figli: due nascono morti, i gemellini brutalmente uccisi, e gli ultimi tre, protagonisti insieme ai genitori di questa storia, passeranno le pene dell'inferno.
Infatti questo libro viene diviso in Paradiso, Inferno e Purgatorio, perchè la storia della famiglia Chironi, di importanti discendenze, come amava narrare Luigi Ippolito, dopo la gioia conoscerà il dolore, e un finale dolce amaro.
Gavino, Luigi Ippolito e Marianna saranno croce e delizia dei genitori, saranno fonte di gioia ma soprattutto di grandi dolori, che alla fine Mercede non potrà più sostenere.
A cavallo tra le due guerre mondiali, la famiglia dovrà fare i conti con un destino, ciò che ricevi lo perdi in qualcos'altro. Michele Angelo lo sa bene, e sa sempre che quando gli arriva qualcosa sta per perdere qualcos'altro. Dovranno fare i conti con il passato, un passato che ha donato e che ha tolto, e solo alla fine Mercede scoprirà cosa è accaduto ai suoi bambini, solo alla fine saprà il segreto di Gavino, solo alla fine una parte di Luigi Ippolito tornerà indietro. Una storia che parte dalla fine e che ritorna nel passato per riviverlo anno per anno, evento per evento, figlio per figlio.
I Chironi affronteranno tutto sempre a testa alta, perchè la persona umile sa sempre come comportarsi. E la forza dell'umiltà, dell'onestà, i valori della famiglia e del rispetto sono i cardini di questa storia, che affronta temi forte per inizio '900, come la lotta politica, la malattia mentale e l'omosessualità.
Il passato torna sempre a prendersi quello che i protagonisti si erano conquistati, il karma diremmo oggi, la sorte direbbe Michele Angelo.

«Certo Michele Angelo era arrabbiato contro questa sorte che con una mano dava e con due prendeva, ma lui non piegava la testa, aveva imparato che certe leghe cedono quando meno te lo aspetti, basta un colpo in più. Il metallo è cosa viva, lui capisce la mano che lo forgia.
Capisce il cuore di chi lo lavora».

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4/ 5
Oleh