Nel Blog
Nostalgia numero uno ho parlato di quella che viene considerata la sindrome
dell’epoca d’oro; ovvero quell’errata concezione dell’uomo di idealizzare un
dato periodo del passato ritenendo che sarebbe stato più felice a quel tempo
piuttosto che nel proprio.
E va bene
che magari rifugiarsi nell’idea di un passato idealizzato non sia il massimo
per tutti noi comuni mortali, ma c’è una categoria di persone che possono
permettersi questi “sogni” e tramutarli in realtà: i registi facendo i loro
film.
Se poi
questo regista ha la geniale idea di fare un film musicale, riempiendo di belle
canzoni orecchiabili la pellicola , io sono ancora più contenta.
1952.
inizio di quel decennio favoloso che ha incantato milioni di giovani di delle
generazioni successive. Grease (anni settanta) parla delle vicende musicali dei ragazzi della Rydell school
degli anni cinquanta. In Hairspray Tracy, la cicciottella protagonista del
musical canta alla mamma : “welcome to the 60’s”. Ma negli
anni cinquanta, di che si parlava? Ma dei ruggenti anni venti!
1952: Stanley
Donen e Gene Kelly girano quel capolavoro chiamato “Singing in the rain”.
La storia
è presto detta: nella Hollywood degli anni venti Don Lockwood e Lina Lamont
sono le stelle indiscusse del cinema muto; il pubblico li ama e, a parte la
cotta non ricambiata di Lina per Don, tutto va bene.
I problemi
iniziano quando ad Hollywood prende piede un’invenzione rivoluzionaria: introduzione
del sonoro. Dato l’improvviso successo del sonoro, i produttori dei film di Don
e Lina si propongono di fare un film tutto parlato “Il cavaliere spadaccino”.
Don Lockwood,
ottimo ballerino, attore e cantante, non incontra grandi difficoltà; diversa
questione per la sua partner Lina: “ Non sa
muoversi, non sa cantare, non sa ballare: è multiforme.” Dice Don parlando di
lei.
A nulla valgono
i tentativi della logopedista perché Lina continuerà a dire: “daeeessi” invece
di “dessi” e a commettere strafalcioni grammaticali da suicidio.
A nulla
valgono i tentativi del povero fonico di farla parlare nel microfono: questo
semplicissimo attrezzo di scena viene nascosto prima in una siepe, poi nel
vestito della protagonista.
Se poi si
aggiunge un errore di sincronizzazione durante l’anteprima è facile capire che
il film sarà un enorme fiasco.
Salvano la
situazione il migliore amico di Don, Cosmo Brown e la sua bella fidanzata, l’aspirante
attrice Katy Selden, che propongono di trasformare il cavaliere spadaccino in
un film musicale nel quale il personaggio di Lina verrà interamente doppiato da
Katy.
Tutto quanto
si concluderà con una serie di divertentissime scenette che porteranno al tanto
atteso lieto fine.
Il film è
diventato un cult del genere soprattutto per le sue canzoni tra cui spicca la
famosissima “ Singing in the rain” cantata da Gene Kelly e “You are my lucky
star” cantata da Debbie Reynolds, interprete di Katy. Canzoni e scene entrate
nella storia del cinema che ripropongono una visone divertente e romantica di quella
magica epoca di transizione in cui Hollywood e le sue star si trovano a dover
cambiare il proprio essere. Un’epoca colorata e gioiosa dove anche nei momenti
più tristi si può guardare l’orologio e cantare tutti insieme “Good Morning,
good morning it’s great to stay up late”
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Blog Nostalgia (pt 2): il cinema parla!
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Oleh
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