giovedì, giugno 13, 2013

Ore 12 - Tutte le manie di Bob


Gli americani e la psicoanalisi. Un binomio che viene rappresentato nel cinema e nella tv a stelle e strisce dagli anni '80 in maniera sempre più abituale, a tratti maniacale, e spesso comica.
Una satira su una condizione che accomuna molti americani, il ricorso alla terapia per affrontare anche i più banali problemi quotidiani.
Un popolo macchiato da decine di fobie, scaturite da un progresso che avanza e che schiaccia il singolo che si sente solo nell'immensità della folla che cammina per le strade trafficate.
E' il 1991 quando 'Tutte le manie di Bob' inquadra le fobie di un uomo comune, che teme qualsiasi cosa avvenga fuori dal suo appartamento. Non ho citato l'anno per semplice informazione, ma perchè è proprio tra la fine degli anni '80 e i primi '90 che il cinema americano si concentra sull'analizzare la mente umana, in maniera più o meno satirica, attraverso il rapporto paziente dottore.

Di che cos'è che lei ha VERAMENTE paura, Bob?
E se smette di battermi il cuore? E se cerco un gabinetto e non riesco a trovarlo? E se la vescica mi esplode?
 
 

Bob è un multifobico, ha paura del contatto le altre persone, dei germi, delle malattie, del mondo esterno, entra in iperventilazione, ipersudorazione, le sue gambe si bloccano, le sue braccia tremano, la sua gola si ottura, non riesce più a respirare. Bob non riesce ad entrare in un ascensore, tocca qualsiasi maniglia con un tovagliolino, contra prima di salire su un autobus.
Il suo psicanalista parte e lo affida ad un suo noto collega, anche lui in partenza, che lo affida a sua volta alle cure del suo nuovo libro 'Passi da bimbo', e sarà attraverso questi piccoli passi che Bob riuscirà ad iniziare un cammino verso la guarigione. Però non sarà quello il vero motivo della sua rinascita.
Un esilarante e stravagante Bill Murray riesce ad interpretare tutte le fobie più comuni racchiuse in una unica persona, e un eclettico Richard Dreyfuss è il suo nuovo presuntuoso psicoanalista. Non vi annoio con la trama, ma vi basta sapere che alla fine Bill guarisce e il dottor Leo impazzisce.
Come? Le fobie non sono altro che reazione a delle nostre mancanze, a dei nostri limiti, e nel caso di Bill si tratta di una mancanza di affetto e di contatto sociale.
Una volta intrufolatosi nella famiglia del suo dottore, la quale lo accoglie con amore e simpatia e disponibilità, le sue fobie cominciano a sfumare, perchè comincia a fidarsi di loro e a vedere che qualcuno lo trova davvero simpatico e può provare davvero affetto per altre persone.
Il dottor Leo non sarà dello stesso atteggiamento della sua famiglia. Maniaco anche lui, ossessiona la sua famiglia, quasi fossero suoi pazienti (basti vedere la scena della marionetta con sua figlia per capire come veda i suoi figlii come un qualcuno su cui usare metodi terapeutici semplicemente se disubbidiscono), e Bob invece riuscirà a guadagnare la fiducia di quei figli che il suo bisbetico dottore non sa capire ed apprezzare.
Se da un lato abbiamo un uomo fobico che per questa sua insicurezza non riesce ad affrontare neanche il quotidiano, dall'altro lato abbiamo un uomo talmente sicuro di se che analizza qualsiasi cosa lo circondi, diventando così fobico delle reazioni non previste dai suoi studi scientifici.
Perchè la fobia può avere varie forme, e loro due ne sono la dimostrazione.
C'è una cura a tutto questo? Si, forse, perchè no... lasciarsi andare senza dubbio aiuta, fidarsi della gente aiuta, credere in se stessi aiuta. Le fobie le possiamo curare solo noi, non uno psicoanalista, perchè dipendono solo da noi. Se noi non affrontiamo il limite quello resterà li a deriderci.
Se noi non costruiamo quello che ci manca (nel caso di Bob la famiglia), non usciremo dalla paura, perchè resteremo dietro ad una scusa pur di non darci da fare. E infatti la scena in cui il dottore lega con l'esplosivo Bob rappresenta questa metafora, quando Bob riesce a sciogliere la corda è libero, dalle sue paure, dalle sue angosce, dalle sue fobie, e si è liberato con le sue stesse mani.
Il film è brillante perchè riesce a rendere una situazione tragica in versione comica, Bob scherzando sulle sue fobie riesce ad affrontarle.
C'è un Bob Whiley in tutti noi, basta saperlo rendere esilarante, e il resto svanirà da se.

Questo mi ricorda la mia poesia preferita che dice:
stretta la foglia, larga la via, l'amor mio si chiama schizofrenia.

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4/ 5
Oleh