Potrei anche iniziare ad elencare ogni minimo particolare
della vita di Mino, ma non vorrei farvi collassare immediatamente sulla
tastiera, ergo, mi limiterò a parlarvi di una delle operette morali, e , precisamente, del “dialogo
della Natura e di un Islandese”.
Islandese
Sono un povero Islandese, che vo fuggendo la Natura; e fuggitala quasi
tutto il tempo della mia vita per cento parti della terra, la fuggo adesso per
questa.
Natura
Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola
da se medesimo. Io sono quella che tu fuggi.
Islandese
La Natura?
Natura
Non altri.
Islandese
Me ne dispiace fino all’anima; e tengo per fermo che maggior disavventura
di questa non mi potesse sopraggiungere.
l’Islandese,
come spiega alla Natura, ha cercato per tutta la sua vita il raggiungimento del
piacere: resosi conto dell’impossibilità di raggiungerlo vivendo tra gli uomini,
ha cominciato a vivere in solitudine,
ma, anche in questa maniera le pene e le sofferenze si manifestano sottoforma
di malattie, inclemenza del tempo e altri inconvenienti che lo hanno portato
alla conclusione che la Natura ha generato gli esseri umani per condannarli
alla sofferenza.
La Natura risponde al proprio “figlio” con una calma
disarmante che ella non gioisce né si duole delle vicende umane:
Natura
Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi
che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime,
sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro che alla felicità degli uomini o
all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo,
io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi
diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle
tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E
finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non
me ne avvedrei.
L’innocenza, che è il tema di questo mese, è il comune
denominatore di questi due enti antitetici: l’Islandese, portavoce di tutti gli
uomini, riconosce di vivere nella sofferenza
nonostante la sua “innocenza”cercando di incolpare la Natura che non è più “Madre”
ma “Matrigna”; d’altro canto, la Natura stessa è innocente e non si avvede
della sofferenza dell’uomo e non può fare nulla per rimediarvi. In questo testo
Leop … cioè, volevo dire, Mino ribalta tutto il proprio sistema e la propria
filosofia, e pure le nostre convinzioni: tendenzialmente, anche quelli che “Leopardi
proprio non lo digerisco” ammetteranno forse che non aveva tanto torto sul
fatto che l’eterna ricerca della felicità dell’uomo si concluda sempre con un
misero fallimento. Ogni desiderio, non appena soddisfatto ( ammesso che venga
soddisfatto) lascia poi lo spazio ad un desiderio più grande, la felicità per l’uomo
non è mai presente, ma solo un traguardo a cui tendere o un ricordo legato ad
un passato irrecuperabile. L’uomo che si vede addossare tante e tali sofferenze
si sente innocente, sa di non meritarle ( non tutte almeno) e cerca il
colpevole, qualcuno a cui addossare la colpa. L’Islandese incolpa la Natura e
cerca di evitarla, ma come spesso accade quando si cerca di evitare qualcuno,
se la trova proprio davanti e scopre con orrore che non solo sconta una pena che
non ha commesso, ma che il proprio carnefice non si cura di lui. L’uomo “innocente”
soffre una pena inflitta da una Natura “innocente” che non si accorge di
infliggerla.
L’universo è retto da un ciclo di perpetua creazione e distruzione,
come ella aggiunge subito dopo, e l’Islandese allora chiede: Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non
gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun
filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima
dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo
compongono?
L’islandese fa la super mega domandona, quella che vorremmo
sapere tutti, ma questa domanda non può trovare risposta: l’islandese, secondo
la storia, viene sbranato da delle bestie feroci: il suo tempo è finito e da
innocente muore per mano dell’innocente Natura.
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Ore 12 - L’insostenibile Innocenza della Natura
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Oleh
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