Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo; è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna. Simone de BeauvoirChi non ricorda l'episodio biblico di Giuditta e Oloferne?
Oloferne, il comandante
degli Assiri impegnato nell'assedio di Betulia, una città giudea,
vuole conquistare e in seguito convertire i suoi abitanti al modello
religioso del suo popolo in modo che adorino il re come un dio. La
protagonista femminile, Giuditta, è una vedova ricca e bella che lo
sedurrà, ingannerà e in fine ucciderà, servendendosi dell'aiutondi
una sua ancella. La storia è tra le più note dell'Antico Testamento
e deve aver colpito profondamente l'immaginazione dei credenti e in
genere del sesso maschile, tanto che, dopo aver visitato alcune
pinacoteche, sono rimasta sbalordita dalla quantità di quadri
ispirati a questa vicenda. L'iconografia tradizionale standard
prevede che nei dipinti ci siano spazi appositi pieni di donne che
trionfalmente tengono in mano (o in un sacco) la testa mozzata di un
uomo. Fin qui tutto tranquillo.
Ce n'è uno però che
sono rimasta per diverso tempo a contemplare imbambolata appena l'ho
visto.
''Giuditta e Oloferne''
della pittrice Artemisia Gentileschi, Galleria degli Uffizi di
Firenze.
E' stata lei l'unica a
"farlo", almeno a Firenze.
Lei a dipingere Giuditta
mentre compie quell'atto.
Non si accontenta di
mostrare l'esito dell'azione, la conclusione, la fine... piuttosto
riproduce la violenza cruda nel suo farsi nel suo divenire, il
sangue! e le espressioni dei personaggi ci appaiono senza filtri. Le
due donne partecipano entrambe, impassibili, all'azione e Giuditta
sembra preoccuparsi solo di scostarsi per evitare di sporcar l'abito.
Il fiotto di sangue è piuttosto suggestivo.
E' probabile che
Giiuditta sia una proiezione iconica della stessa pittrice, della sua
rabbia e del desiderio di vendetta per lo stupro subito da Agostino
Tassi, un pittore che lavorava insieme a suo padre. Rappresentare la
decapitazione di Oloferne è l'atto concreto che realizza e al tempo
stesso sublima la violenza da cui Artemisia si sente pervasa.
Per interposta persona
ovvero personaggio, senza scrupoli, uccide e quel barbaro omicidio,
l'inganno e la seduzione saranno considerati legittimi e le verranno
perdonati. Diverrà un'eroina simbolo del trionfo femminile sulle
prepotenze maschili.
Pensando alla tematica
scelta per questo mese , La donna, ho evocato Artemisia, non
Giuditta.
L'arte non è separata
affatto dalla sua vita e dagli avvenimenti che l'hanno segnata,
eccone un altro esempio rilevante:
''Susanna e i vecchioni''
rappresenta anch'esso un episodio biblico: Susanna , mentre fa il
bagno, viene sorpresa da due vecchi che le intimano di concedersi a
loro. In caso contrario la accuseranno davanti al marito di avere un
amante.
L'ambientazione è
scarna, i due uomini appoggiati al muretto le sussurrano all'orecchio
la sconcia proposta alla quale lei non acconsentirà, la sua
espressione sgomenta di disgusto e dolore palesa i suoi pensieri.
E' stata notata una certa
somiglianza tra l'uomo a sinistra nel quadro e Agostino Tassi, l'uomo
che ha violentato la pittrice. Ancora una volta e per sempre, qui la
sua denuncia. Tassi , finché qualcuno ammirerà e gioirà dei
dipinti di Artemisia sarà per sempre condannato. Dannato.
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Ore 00 - Artemisia Gentileschi: l'Arte e la Donna
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Oleh
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