mercoledì, marzo 27, 2013

Ore 00 - Alda Merini: una donna amante del vivere.


Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.”

Versi d'amore, di rabbia, di delusione ma anche di forza e tenacia, quelli della grande poetessa Alda Merini. Conosciuta, purtroppo, come La donna “pazza” capace di esprimere egregiamente i sentimenti attraverso le parole: questo è ciò che gli ottusi vedono.
Io vedo una magnifica donna, dall'animo coraggioso, pronta a resistere alle sofferenze del manicomio e a vivere di poesia. Una poesia in grado di lasciarti senza parole, di stupirti e sorprendenti per la sua intensità, quasi a voler lasciar scorrere lacrime consapevoli e profonde.
La cantante delle emozioni per eccellenza.

Alda Merini ha sofferto e patito nella sua vita. Sin da subito con la guerra: costretta a vivere per anni in un casolare vicino ad una risaia e privata della possibilità di studiare, riesce a resistere sino a quando non torna a Milano (la sua città) ma si ritrova in un locale, accampata, soffocata. Sposa Ettore Carniti, un uomo che amerà con tutta se stessa ma dal quale dovrà subire violenze. Il suo stato d'animo inizia a vacillare per poi sfociare in disturbi psichici: malinconia, depressione nell'ambiente domestico. Anni e anni in manicomio segnano la sua personalità. Dure sono le parole che la stessa poetessa esprime nei confronti del trattamento riservato soprattutto alle donne internate nei diversi ospedali che si trova a frequentare.

Quando ci mettevano il cappio al collo
e ci buttavano sulle brandine nude
insieme a cocci immondi di bottiglie
per favorire l'autoannientamento,
allora sulle fronti madide
compariva il sudore degli orti sacri,
degli orti maledetti degli ulivi.”
e ci buttavano sulle brandine nudeinsieme a cocci immondi di bottiglieper favorire l'autoannientamento,allora sulle fronti madidecompariva il sudore degli orti sacri,degli orti maledetti degli ulivi.”

O contro gli stessi preti che si occupavano delle funzioni religiose in quegli ambienti: stuprano le giovani donne, ridono di loro, e Alda non può che allontanarsi dalla sua fede in Dio e dipingerlo come un tempio cattivo che ci guarda da lontano.
Solo con il passare degli anni Anna, ormai vedova, riuscirà a ritrovare se stessa e l'amore per la poesia superando il periodo cupo e vuoto della sua esistenza. Da clochard nella casa dei Navigli, fra libri, quadri e sigarette, spesso in compagnia dei suoi amici artisti. Scoperta da Giacinto Spagnoletti sono in tanti ad apprezzarla: da Quasimodo a Montale, a Pasolini alla Spaziani. Ottiene persino il premio Montale Guggenheim nel 1993. Ma ciò che rimane di lei è la sua profonda passione per la letteratura e la poesia, la sua voglia di vivere e l'ardore che accompagna i suoi scritti. E' “una macchina d'amore”: è ciò che muove la sua vita, ciò che la avvicina nonostante tutto a suo marito, ciò che la porta ad aprirsi al prossimo, a resistere fra mura oscure, a pregare quando ne aveva bisogno, a sognare di poter volare in alto, a desiderare le sue figlie, a mascherare la malinconia o il vuoto della quotidianità, a desiderare e a soffrire allo stesso tempo.
Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola,
per riderci sopra
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
la mie canzone d'amore.”
Innalza il suo canto d'amore, non privo di sofferenza. Amare è soffrire. Ma “Chi ama è il genio dell'amore.”

La poetessa vive burrascosamente ma non si risparmia mai: la donna è un essere splendido che brama ogni giorno e può arrivare fino alla cima dell'universo.
Alda Merini trae il bene anche dalle sue esperienze negative, dalla sua fragilità d'animo, dalla sua battaglia interiore; non disdegna mai ciò che è stato: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”
.

Un esempio di donna. Un esempio di scrittrice. Un esempio di libertà.

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Oleh