“Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.”
Versi d'amore, di
rabbia, di delusione ma anche di forza e tenacia, quelli della grande
poetessa Alda Merini. Conosciuta, purtroppo, come La donna “pazza”
capace di esprimere egregiamente i sentimenti attraverso le parole:
questo è ciò che gli ottusi vedono.
Io vedo una
magnifica donna, dall'animo coraggioso, pronta a resistere alle
sofferenze del manicomio e a vivere di poesia. Una poesia in grado di
lasciarti senza parole, di stupirti e sorprendenti per la sua
intensità, quasi a voler lasciar scorrere lacrime consapevoli
e profonde.
La cantante delle
emozioni per eccellenza.
Alda Merini ha
sofferto e patito nella sua vita. Sin da subito con la guerra:
costretta a vivere per anni in un casolare vicino ad una risaia e
privata della possibilità di studiare, riesce a resistere sino
a quando non torna a Milano (la sua città) ma si ritrova in un
locale, accampata, soffocata. Sposa Ettore Carniti, un uomo che amerà
con tutta se stessa ma dal quale dovrà subire violenze. Il suo
stato d'animo inizia a vacillare per poi sfociare in disturbi
psichici: malinconia, depressione nell'ambiente domestico. Anni e
anni in manicomio segnano la sua personalità. Dure sono le
parole che la stessa poetessa esprime nei confronti del trattamento
riservato soprattutto alle donne internate nei diversi ospedali che
si trova a frequentare.
“Quando ci mettevano il cappio al collo
e ci buttavano sulle brandine nude
insieme a cocci immondi di bottiglie
per favorire l'autoannientamento,
allora sulle fronti madide
compariva il sudore degli orti sacri,
degli orti maledetti degli ulivi.”e ci buttavano sulle brandine nudeinsieme a cocci immondi di bottiglieper favorire l'autoannientamento,allora sulle fronti madidecompariva il sudore degli orti sacri,degli orti maledetti degli ulivi.”
O
contro gli stessi preti che si occupavano delle funzioni religiose in
quegli ambienti: stuprano le giovani donne, ridono di loro, e Alda
non può che allontanarsi dalla sua fede in Dio e dipingerlo
come un tempio cattivo che ci guarda da lontano.
Solo
con il passare degli anni Anna, ormai vedova, riuscirà a
ritrovare se stessa e l'amore per la poesia superando il periodo
cupo e vuoto della sua esistenza. Da clochard nella casa dei Navigli,
fra libri, quadri e sigarette, spesso in compagnia dei suoi amici
artisti. Scoperta da Giacinto Spagnoletti sono in tanti ad
apprezzarla: da Quasimodo a Montale, a Pasolini alla Spaziani.
Ottiene persino il premio Montale Guggenheim nel 1993. Ma ciò
che rimane di lei è la sua profonda passione per la
letteratura e la poesia, la sua voglia di vivere e l'ardore che
accompagna i suoi scritti. E' “una macchina d'amore”: è
ciò che muove la sua vita, ciò che la avvicina
nonostante tutto a suo marito, ciò che la porta ad aprirsi al
prossimo, a resistere fra mura oscure, a pregare quando ne aveva
bisogno, a sognare di poter volare in alto, a desiderare le sue
figlie, a mascherare la malinconia o il vuoto della quotidianità,
a desiderare e a soffrire allo stesso tempo.
“Io
ero un uccello
dal
bianco ventre gentile,
qualcuno
mi ha tagliato la gola,
per
riderci sopra
non
so.
Io
ero un albatro grande
e
volteggiavo sui mari.
Qualcuno
ha fermato il mio viaggio,
senza
nessuna carità di suono.
Ma
anche distesa per terra
io
canto ora per te
la mie canzone d'amore.”
Innalza
il suo canto d'amore, non privo di sofferenza. Amare è
soffrire. Ma “Chi ama è il genio dell'amore.”
La
poetessa vive burrascosamente ma non si risparmia mai: la donna è
un essere splendido che brama ogni giorno e può arrivare fino
alla cima dell'universo.
Alda
Merini trae il bene anche dalle sue esperienze negative, dalla sua
fragilità d'animo, dalla sua battaglia interiore; non disdegna
mai ciò che è stato: “Io
la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo
sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
Un
esempio di donna. Un esempio di scrittrice. Un esempio di libertà.
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Ore 00 - Alda Merini: una donna amante del vivere.
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Oleh
Ilaria Amoruso