lunedì, gennaio 21, 2013

Ore 12 - L’imprudenza della letteratura



Federico Faruffini - La Lettrice




“Finalmente avrebbe posseduto quelle famose gioie che dà l’amore, quella febbre di felicità che non sperava più di provare. Stava per entrare in quel mondo meraviglioso ove tutto è passione, estasi, delizia. [..]

Rammentò le eroine dei libri che aveva letto e la lirica legione di quelle donne infedeli che Emma sentiva sorelle, fece coro nella sua memoria con voci che la incantavano. Divenne ella stessa parte integrante di queste invenzioni. Vedeva avverarsi il lungo sogno della sua giovinezza, e si immedesimava in quel ruolo di donna passionale che aveva tanto desiderato.”

(Madame Bovary - Gustave Flaubert )




Emma Bovary ha un marito che la ama, una figlia deliziosa e uno status sociale dignitoso; eppure non è soddisfatta. È sempre alla ricerca di qualcosa di più. Emma Bovary, anti eroina flaubertiana, vuole essere l’eroina di un libro di avventura, la protagonista di avventure mai viste ed eccitanti, vuole una vita piena di passione, ma è condannata dal suo creatore a vivere una esistenza mediocre, borghese che ella arriva ad odiare. 


La sua vita è la ricerca di un ideale di felicità che passa attraverso le strade del tradimento e della truffa. Ogni cosa che la protagonista tocca si trasforma in fango, si distrugge, e alla fine ella stessa giungerà all’autodistruzione.


Viene da chiedersi il perché di questo eterno scontento. La risposta è solo una: Emma Bovary è una lettrice.

Rifiuta l’amore calmo e pacato di suo marito perché è alla ricerca di qualcosa di più grande, qualcosa di epico, qualcosa che ha letto nelle pagine dei suoi libri. La chiave del fallimento della protagonista sta nella scelta che lei compie tra “amore prudente” e “amore passionale”; la scelta propende per il secondo perché da secoli l’amore cieco, epico e tormentato dimora tra le pagine più belle della letteratura.




“Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".

Dante Alighieri- Divina Commedia, inferno V




Quel vecchio volpone di Dante- perché così viene da chiamarlo- aveva capito come far presa sui suoi lettori; non per niente una delle pagine più famose della Divina Commedia è proprio quella dedicata a Paolo e Francesca, i due amanti sfortunati. Tra loro l’amore sboccia grazie al sussidio dei racconti d’amore tra Lancillotto e Ginevra che danno loro “materia di ispirazione”. Certo, i due sono soggetti alla punizione divina, essendo condannati a risiedere nel girone dei lussuriosi, ma la grazia e la leggerezza con cui Dante presenta e fa parlare questi due personaggi, mostra chiaramente che la condanna non è totale. Il poeta fiorentino, pur condannando l’amor cortese (di cui i due giovani sono esempio) e condannando se stesso in quanto poeta di rime amorose, sta “strizzando l’occhio” alla tradizione, ne sta dando una ulteriore esaltazione; e al lettore poco importa che i due siano all’inferno e si commuove ogni volta.


Il fascino di storie d’amore travagliate (Romeo e Giulietta, Enea e Didone ecc..) ha contagiato i lettori, che pongono queste vicende all’apice del sentimento amoroso. Tutti sperano di provare quelle forti emozioni che caratterizzano le vicende di questi personaggi, tutti rimangono affascinati dalle mirabolanti imprese compiute dagli eroi per ricongiungersi alla loro amata. In ambito artistico, è normale che una storia di forti passioni coinvolga maggiormente il lettore, e gli scrittori ne hanno fatto largo uso per ritagliarsi una fetta di eternità.

Gli scrittori parlano di amori epici perché è quello che i lettori vogliono sentire e i lettori cercano nella vita reale ciò che leggono nei libri. Come non si riesce a stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina, così non si arriverà mai a capire chi per primo ha cominciato questo circolo vizioso.


Tutti noi a volte cadiamo nell’errore di Emma Bovary e buttiamo all’aria qualcosa di buono nel tentativo di inseguire una fantasia. A volte i libri ci “dannano”, ma chi sa cercare, troverà sempre la risposta…


Catullo, in una sua poesia usa due verbi per definire due tipi di amore differente: “amare” che riguarda l’ambito passionale e carnale e “bene velle” sentimento più pacato, meno tormentato ma decisamente più profondo . 




Queste gioie violente hanno fini violente. Muoiono nel loro trionfo come la polvere da sparo e il fuoco che si consumano al primo bacio…


William Shakespeare ROMEO E GIULIETTA, atto II, scena VI




“Amare”è il coinvolgimento di un momento, quella spinta fisica, l’attrazione che per quanto possa sembrare forte è destinata a scomparire tanto velocemente quanto è comparsa; “bene velle” è l’amore che lentamente, prudentemente si insinua nel cuore e che vi pone all’interno radici salde e durature. Vince il tempo, la quotidianità, la noia. Va oltre l’attrazione, è il legame più profondo di due anime a contatto.


Emma ha letto, ma non ha capito quello che leggeva. Non ha salvato se stessa, ma ha dato la possibilità  di salvarsi ai suoi lettori.

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Oleh