Vincitore dell'Orso d'Oro alla Berlinale 2016, Fuocoammare è l'ultima fatica del regista Gianfranco Rosi. La prima domanda a cui dobbiamo provare a rispondere per analizzare quest'opera è che cos'è Fuocoammare? Partiamo da un punto fermo. Questo non è un film tradizionale. Per molti aspetti si avvicina alla narrazione da documentario, pur non avendo la struttura e la lunghezza per esserlo. Potremmo quasi dire che si tratta di un film alla Rosi, vista anche la sua precedente opera (Sacro Gra). Forse un film così reale da farsi vivo, oppure un documentario con una linea narrativa ben precisa. A parte il tentativo di inquadrarlo, non si può non constatare come tutto il racconto appaia privo di alcuna mediazione, una sorta immagine senza filtri, naturalmente tersa. Rosi racconta senza urlare, senza retorica, senza pregiudizi, quasi a dirci Io ti mostro cosa sta succedendo, sta a te aggiungere il resto. Se fosse una musica, l'alternanza delle pause sarebbe preponderante.
Protagonista
indiscussa
della pellicola è
senza
ombra di dubbio
Lampedusa, isola
sulla quale il regista ha trascorso un interno anno per entrare in
sintonia con ciò che si era ripromesso di raccontare. Il
film si sviluppa seguendo due
linee di narrazione ben
distinte
che si sfiorano continuamente,
ma
non si incontrano mai
in
modo diretto. Da
una parte abbiamo la vita quotidiana di un bambino di Lampedusa,
Samuele (di una spontaneità geniale!), incastonato in un epoca senza
tempo e dall'altra le tragiche vicende dell'Africa che si protende
per non affogare. L'unico
punto in comune, è la figura del medico, Pietro Bartolo, vero
ispiratore del film, che si prende cura di Samuele, ma deve fare i
conti anche con gli arrivi senza sosta di uomini,
donne e bambini stremati, collezionatori di disagi e malattie di ogni
sorta, persone sull'orlo della morte e altre che hanno già varcato
quella soglia. In tutto ciò, non ci vengono risparmiate immagini
crude, pugni allo stomaco che non abbiamo il diritto di evitare.
Adesso
veniamo al titolo. Innanzitutto
è
una canzone lampedusana, che
Rosi introduce come una
delle
richieste che
vengo fatte alla
radio di paese. Ma è soprattutto attraverso il racconto di
un'anziana signora che
la locuzione fuocoammare, ci
viene svelata.
Ricorda infatti i tempi di guerra, quei momenti in cui il mare e il
cielo, nel loro punto di incontro, si facevano rossi a causa dei
bombardamenti insistenti (Su
tutti l'episodio della
nave
Maddalena,
alla fonda davanti Lampedusa,
bombardata assieme
al porto nel 1943).
Chi
focu a mmari ca c’è stasira!
Immagine che si
ripropone sul
finale, questa volta per giochi di luce naturali, che
sembrano lasciarci
un retrogusto di medesima
tragedia, di bombe senza bombe, di guerra senza guerra.
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Fuocoammare
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5
Oleh
Unknown