martedì, novembre 11, 2014

La ricerca della felicità


"La ricerca della felicità", così a istinto, fa a un pensare a quei classici film americani che parlano di quanto sia importante conquistare il cuore della persona amata. A pelle, solo leggendo il titolo, almeno a me, a questo ha fatto pensare. Tuttavia, come ormai ci viene ripetuto spesso, non bisogna giudicare un libro da una copertina, e nemmeno un film dal proprio titolo. Certo la locandina lascia immaginare ben poco, se non che il cuore da conquistare sia quello del ragazzino.Andando oltre le apparenze, e immergendoci nella trama è stata toccante quanto umana/disumana la storia dei nostri protagonisti. Sì, in realtà, il fulcro della narrazione è incentrato su Chris Gardner, giovane uomo, padre e marito che come lavoro fa il venditore di scanner per rilevare la densità ossea, che in verità non riesce a dargli molto da mangiare. Proprio per questo motivo la moglie stanca di "sopravvivere" e stanca delle false speranze che il marito le dà ogni giorno, lo lascia. Da codarda quale è, perché solo così si può definirla, non porta via con sé il figlio, ma lo abbandona al tragico destino della "non vita", insieme al padre. Perché parlo di storia umana/disumana? Umanità è quanto più di vero che traspare dalla narrazione di questo giovane uomo che lotta ogni singolo giorno per dare riparo e cibo al figlioletto. Lotta come una gazzella che si sveglia nella foresta e sa che se non corre il leone la mangia. Così anche Chris, quando diventa stagista presso una società finanziaria, senza stipendio e con il solo compito di ottenere quel posto, lotta. Lotta per sé, lotta per il figlio. Lotta per la dignità. Cosa c'è di disumano? Sembra nulla. Basti pensare, invece, quanto sia ingiusto e triste vedere che un padre non riesce a garantire un tetto sulla testa della propria famiglia, nonostante faccia l'impossibile. Basti pensare quanto quei lontani anni'80 (periodo in cui è narrata la storia) non siano così diversi dai nostri giorni, dove c'è sempre più un grande divario tra le classi sociali, che irrimediabilmente si riconducono a due soltanto: ricchi e poveri. Chi guadagna oltre l'impensabile e chi arriva a metà mese senza un soldo. E cosa cambia invece tra queste due realtà storiche? L'atteggiamento. L'attitudine che spinge l'uomo a elevarsi. Se Chris ce l'ha fatta tanto da raggiungere il successo, il denaro, la stabilità, la sicurezza, restando nel posto in cui è nato, lottando contro le diseguaglianze sociali, razziali, emotive, oggi molti di noi scappano in terre straniere per avere il merito che gli spetta, trovando la via più semplice.
La ricerca della felicità non è il benestare. E il protagonista reale è il piccolo Christopher che lotta silenzioso affianco all'unico adulto che non l'ha lasciato. Christopher che elegge a suo eroe, suo padre. Christopher che attraverso l'esempio, apprende ciò che conta nella vita. Christopher che incoraggia con l'amore. Christopher che comprende la differenza tra ciò che conta e ciò che si ha. Non aveva nulla, eppure aveva tutto, perché la felicità è un percorso arduo ma la chiave vera per essere felici è quella di non smettere mai di credere nei propri sogni, qualunque essi siano.

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Oleh

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