martedì, maggio 06, 2014

La strada per il Nebraska

Cos’è la libertà? Nessuno lo può dire con certezza, forse perché non c’è un’Idea precisa di libertà, un qualcosa di fisso e ben definito, per ciascuno di noi è qualcosa di diverso, magari per uno può essere trascorrere la vita con una persona, per l’altro lasciare la città per qualche giorno e partire in macchina verso la campagna.  C’è qualcuno che si sente libero pur avendo vissuto chiuso in quattro mura per tutta la vita e chi si sente prigioniero in un giardino immenso, perché, come diceva una canzone, la libertà è più ampia di quello che la vista rivela. Essere liberi non vuol dire necessariamente scappare via dove si vuole e lasciare tutto, anzi significa scegliere una strada e percorrerla senza che nessuno ci opprima e ci dica dove andare, dove sbagliare e come rialzarci, la libertà, così come lo sguardo, è una scelta. “Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall'attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l'essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto” (da Metafisica dei tubi di Amélie Nothomb). Vivere ed essere liberi vuol dire prima di tutto rifiutare. Rifiutare tutto ciò che non vogliamo e che crediamo non sia giusto per noi, e accettare invece tutte quelle cose che ci rendono felici.

Guardando Nebraska, un film molto particolare girato l’anno scorso completamente in bianco e nero, pensavo a queste cose. Il protagonista Woody Grant si mette in viaggio dal Montana al Nebraska per riscuotere una vincita che è palesemente una truffa, lui non lo capisce o forse ci spera così tanto da non accorgersene, ma solo uno dei suoi due figli, David, capisce che per lui significa qualcosa di più. Per il padre raggiungere Lincoln, in Nebraska, significa prendersi una rivincita sulla vita che l’ha fatto sentire prigioniero in una stanza per troppo tempo, per lui vuol dire dare un senso a un’esistenza che ormai sembra continuare senza uno scopo. Allora un giorno Woody si sveglia e decide di cominciare a camminare da solo verso Lincoln perché nessuno lo sostiene e le persone che dovrebbero essergli vicine sembrano solo ostacolarlo, lo ritengono folle e soprattutto stupido, perché crede a tutto quello che la gente gli dice. Ma dopo qualche ora di cammino arrivano puntualmente la moglie e il figlio a riprenderlo per portarlo a casa urlandogli contro i peggiori insulti, Woody non risponde e ci riprova il giorno seguente, e questa scena si ripete per quasi una settimana. Alla fine il figlio capisce che quel viaggio rappresenta per il padre una vera e propria ricerca della libertà e non, come tutti pensano, un semplice desiderio di soldi. Comincia così un lungo tragitto che ripercorre tutta la vita di Woody, dalla guerra al matrimonio, dai figli mai voluti alla vecchiaia, un percorso che fa capire a David quanto sia stata complicata la vita del padre, che non è sempre stato un vecchio alcolizzato scorbutico, ma un uomo con una storia infinita piena di dolori e insperate gioie che l'hanno reso quello che è. Ognuno ha la propria storia, anche se c'è qualcuno che preferisce non raccontarla.

Quella strada per il Nebraska secondo me la percorriamo (o almeno ci proviamo) tutti prima o poi, se siamo fortunati sappiamo già dove andare per trovare la libertà, altrimenti è una ricerca che dura tutta la vita. Quello che non capisco mai è perché ci dev’essere sempre qualcuno ad ostacolarti, a prenderti di peso per un braccio e riportarti a casa, anche se tu ti dimeni e non ci vuoi tornare sul divano perché senti che il tuo tempo sta finendo e prima arrivi alla meta meglio è, o semplicemente perché hai bisogno di un motivo per vivere, in fin dei conti tutti vorremmo avere un motivo per alzarci dal letto la mattina. E se io un giorno mi sveglio e ho voglia di andare nel Nebraska a piedi, chi sei tu per impedirmelo e per chiamarmi ‘pazzo’? Qualcuno tra noi dovrà pur essere un po’ matto e, come diceva Pasolini, tutti dovrebbero cercare di capire il punto di vista di un pazzo, non sai mai cosa potresti scoprire, e soprattutto tutti hanno il sacrosanto diritto di essere liberi, e intendo completamente. Liberi di camminare, di sognare qualcosa che non c’è, di rifugiarsi in una fantasia, di scappare dalla realtà, di rimanere in silenzio perché ormai non si ha più niente da dire e liberi di essere irrimediabilmente tristi o schifosamente felici, perché le emozioni non le puoi nascondere troppo a lungo, per sentirti davvero vivo e libero devi urlarle al mondo, non riesci a non farlo.

E quindi siate liberi, e non tutti nello stesso modo, non cercate la libertà in cose ovvie, non omologatevi ad un’idea di libertà che non vi appartiene perché poi la vostra “felicità” sarà identica a quella degli altri, ma soprattutto non vi fate dire da NESSUNO come essere felici perché tutti quelli che passano e si affacciano nella vostra vita senza conoscervi cercheranno di influenzarvi, convincervi di cose in cui voi non credete e quando qualcuno proverà a fermarvi e a riportarvi a casa mentre camminate sulla strada per il Nebraska, voi riprovateci il giorno dopo, perché quella strada non ci sarà per sempre. 






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