martedì, aprile 22, 2014

Lou Reed - L'angelo del male

Lou Reed, una delle figure più leggendarie del rock n’roll principalmente degli anni Settanta, Ottanta e Novanta e uno dei personaggi più coraggiosi e innovativi (insieme a David Bowie) del mondo della musica, nasce nel 1942 a Freeport, Long Island, in una famiglia ebraica puritana ed estremamente tradizionalista. Fin da subito manifesta la sua diversità e i suoi comportamenti da star, si interessa fin da piccolo alla musica rock, allora considerata ‘la musica del diavolo’ e si comporta in modo provocatorio ed effeminato, cosa assolutamente inconcepibile in quella piccola città ma soprattutto all’interno di una famiglia così conservatrice. I genitori, schifati e in certi casi anche terrorizzati dalle sue movenze femminili e dalla sua passione per la poesia e la musica, decidono di sottoporlo al trattamento dell’elettroshock, molto utilizzato in quegli anni e che provoca a Lou dei danni alla memoria. Da questo momento il piccolo Lewis cercherà in tutti i modi di infastidire i genitori e all’apice della rabbia e dell’odio verso di loro, scriverà Kill your sons, una delle sue prime canzoni. 
Si iscrive alla Syracuse University, allontanandosi finalmente dall’odiata Freeport che fino a quel momento gli aveva solo regalato brutte esperienze e una visione delle persone che Lou avrebbe tanto voluto abbandonare, uomini puritani, cattolici bigotti e ubriaconi violenti con una mentalità medievale e donne tristemente sottomesse e con l’unico dovere di ubbidire in silenzio ai propri mariti irascibili.
All’Università Lou conosce alcune delle persone che avranno su di lui un’influenza maggiore, soprattutto per quanto riguarda la sua ispirazione poetica: il poeta Delmore Schwartz a cui poi dedicherà il brano European Son e Shelley, il suo primo vero amore, di cui invece parlerà in I’ll be your mirror.
Lou Reed e Andy Warhol
Proprio in quel periodo, dopo esser tornato nella sua New York, l’unica città che davvero avrebbe potuto dargli qualcosa, crea i Velvet Underground con il polistrumentista John Cale, il chitarrista e bassista Sterling Morrison e la batterista Maureen Tucker. Il gruppo diventa una band cult del panorama musicale non convenzionale del Greenwich Village ed entra a far parte della factory di Andy Warhol, che dopo aver affiancato loro la cantante tedesca Nico, si auto-dichiara promotore e finanziatore del loro album d’esordio The Velvet Underground and Nico che, pur non avendo avuto un eccessivo successo commerciale, rappresenta una vera e propria rivoluzione. Lou Reed si scatena nello scrivere i testi delle canzoni, considerati delle vere e proprie liriche beat, racconta ed esplora parte per parte la demoniaca sottocultura di quella New York maledetta, il sadomasochismo, la droga e analizza con coraggio e crudezza la vita di strada e l’omosessualità, tutti argomenti allora nascosti, i cosiddetti tabù di cui la società degli anni 60 cercava di nascondere l’esistenza, ponendo delle assurde censure su libri, dischi e film che andavano “contro la morale” del tempo. Lou Reed si fa promotore della lotta contro la borghesia e il capitalismo, denunciando in molte sue canzoni la monotonia e la tristezza della vita all’interno di una società borghese, come ad esempio Venus in Furs, che oltre ad essere la prima canzone nella storia del rock a descrivere un rapporto sadomaso, con la sua melodia ripetitiva e angosciante, in tre frasi fa capire quanto la vita da borghese possa essere triste. Un’altra delle canzoni più belle, ma anche delle più famose e criticate, è Heroin che vede come protagonista un tossicodipendente, le sue frasi e i suoi deliri sulla droga, dice che è diventata per lui una moglie, un dio e ringrazia perché ormai è completamente estraniato dalla società, dalla vita reale e dai politici con i loro bei discorsi preparati che tanto lo disgustano. A causa di questa canzone Lou Reed fu accusato dai media di aver spinto i giovani verso la droga e molti dei loro fan confermarono, per questo negli ultimi tempi il gruppo decise di non suonare più questo brano, se non qualche rara volta.

 i Velvet Underground con Warhol
A questo punto Lou Reed, deluso e insoddisfatto, dopo aver licenziato Andy Warhol senza nessun motivo preciso, decide di lasciare i Velvet Underground e di tornare dalla famiglia per lavorare col padre come dattilografo senza però smettere di scrivere poesie e canzoni.  Dopo alcuni mesi di calma piatta non adatta per niente a Lou, un discografico lo convince a trasferirsi a Londra e dopo un disastroso primo album da solista, David Bowie si mette in contatto con lui per aiutarlo e per reinventare completamente la sua figura e il suo lavoro. Così Bowie, insieme al suo chitarrista Mick Ronson, aiuta Lou Reed a cambiare nel modo di vestire, rendendolo più glamour e femminile e produce per la casa discografica RCA il suo secondo disco: Transformer. Arriva finalmente il tanto atteso successo commerciale, il cd schizza al primo posto delle classifiche inglesi, ma Lou ha un rapporto complicato col business e la popolarità, al tempo stesso li desidera e li odia e sente questo Transformer molto lontano dal suo stile e dalla sua mentalità, anche se nel disco ci sono canzoni come Walk on the the wild side, censurato in molti paesi, che riprendono gli argomenti da sempre trattati: è decisamente lui, ma non si riconosce, forse perché le melodie sono diverse, più aggressive e veloci. Così, reduce dal divorzio con la sua seconda moglie, compone, nonostante le perplessità della RCA, Berlin, un concept album sui problemi di una coppia di tossicodipendenti americani emigrati a Berlino, con le sue melodie dolci e malinconiche e una certa atmosfera dai contorni scuri, questo EP non ha molto successo ma Lou Reed lo sente vicino, ha fatto quello che sentiva e in futuro Berlin sarà fortemente rivalutato sia dalla critica che dai fans. Successivamente si alternano dischi commerciali voluti dalla casa discografica ed EP originali con rock sperimentale e a volte psichedelico con cui Lou riesce a procurarsi l’antipatia della RCA, che in futuro abbandonerà per un'altra casa discografica, e dei fans che non capiscono subito i suoi brani surreali, l’esempio più famoso è “Metal Machine Music“, un doppio album senza testi né melodia, un lunghissimo feedback di chitarra, distorto e riverberato diviso in quattro sezioni.
Nel 1975 intraprende un disastroso tour in Italia, durante i concerti è nervoso e violento e arriva ad avere persino problemi con la polizia, quindi decide di annullare il resto dei live. Non è un gran periodo per lui soprattutto a causa della droga, inoltre continua a far riferimenti alla propria omosessualità, pur continuando a stare con delle donne e questo è uno degli elementi più strani della sua vita.
La carriera di Lou Reed prosegue senza sosta, accompagnata da una vita privata complicata segnata da grandi sofferenze e dolori come i vari divorzi e le morti di alcuni dei suoi migliori amici a cui dedica anche degli interi album, come succede con la morte di Andy Warhol che Lou cerca di esorcizzare creando i testi che poi andranno a costituire Songs for Drella.
Ma forse il suo miglior disco arriva nel 1989, uno dei più grandi concept album mai composti nella storia del rock: New York, di cui diventa famosa soprattutto Dirty Blvd., col suo ritmo incalzante e il messaggio contro la guerra, contro i ricchi che vivono nelle strade illuminate e i poveri che stanno al buio a vendere rose di carta per vivere, contro la differenza tra le classi sociali, in assoluto la mia canzone preferita di Lou Reed.

Dopo altri album e una reunion con i Velvet Underground, nel 2010 decide di collaborare con i Metallica per un album non eccezionale e poco apprezzato dalla maggior parte dei fans. Il 30 giugno 2013 viene annunciata la sua morta improvvisa. Con la morte di Lou Reed si chiude un’epoca, si conclude l’era del rock psichedelico e sperimentale, scompare una delle figure più importanti della storia della musica, che ha sperimentato, osato e che ha avuto il coraggio di cantare e di scrivere di argomenti che ancora oggi vengono censurati. Scompare un artista coraggioso, geniale e soprattutto unico al mondo perché, come tutti gli amanti della musica moderna (compresa me) sanno, uno come lui non ci sarà mai più. E per questo con lui muore anche una parte di tutti quelli che si sono emozionati o semplicemente hanno sorriso o pianto quando hanno ascoltato una sua canzone.  
Caroline says
while biting her lip
Life is meant to be more than this
and this is a bum trip"

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4/ 5
Oleh