lunedì, febbraio 17, 2014

Rassegna Bravòff: Le fuggitive.


E' la quotidianità che spesso soffoca l'uomo, lo intrappola senza una via d'uscita.
Ne “Le fuggitive”, Annamaria Colomba e Mariapia Autorino, interpretano magnificamente due donne ormai stanche della loro vita, decise a fuggire per vivere, per dare una nuova speranza ad una piatta esistenza.
L'una è verso “Altrove”, l'altra è “Ovunque”, ciò che importa è l'essere libere dal passato e dalle responsabilità.

Margot, una madre di famiglia, ignorata dal marito e maltrattata dalla figlia diciottenne; Claude, una donna ancora piena di vita chiusa in una casa di riposo dal suo stesso figlio.
Due scorci sulla realtà, due visioni vicine a molte donne, a molte di noi.
Questo spettacolo intriga per la sua attualità, per il suo immedesimarsi in aspetti veri e concreti, ma con una punta d'ironia che nasconde, sotto ad una risata, la triste verità.

Le troviamo su una strada, con le loro valigie e i loro sogni stretti nelle mani, impaurite dal nulla eppure pronte a non tornare mai più.
Il loro incontro è decisivo per far nascere un'amicizia pungente ma forte e per cominciare un'avventura alla ricerca di qualcosa di “nuovo e diverso”.
La scenografia e i costumi sono surreali, le due attrici indossano abiti ricchi di colori e quasi ridicoli, il loro trucco ricorda i personaggi di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Proprio questa irrealtà è usata per sottolineare il disagio provato dalle due donne e l'idea che possa trattarsi di una favola ricreata nella loro mente solo per alimentare l'istinto della fuga.
Questo percorso, infatti, potrebbe anche essere inteso come una semplice divagazione mentale delle due protagoniste, soffocate dalla loro realtà.

Lentamente, quindi, da quella strada, passando per la fattoria e poi per la tomba dell'amica di Claude, emergono le difficoltà che le due incontrano nella vita di tutti i giorni e i problemi così ancorati alla loro anima.
Claude cerca la libertà, quell'indipendenza che ha caratterizzato la sua vita e le sue avventure, Margot, invece, desidera la novità e la speranza di non dover rimanere in silenzio e in disparte, legata ad un matrimonio ormai finito.
Significativa è la scena in cui Claude svuota la valigia di Margot, liberandola dal passato e dal peso che la opprime.

Costrette a rubare per poter sopravvivere, vengono catturate ed imprigionate. Claude parla con il marito di Margot e Margot col figlio di Claude.
Un intreccio necessario grazie al quale le due tagliano indirettamente le catene dell'altra che le rendono veramente prigioniere.
Anche se, in realtà, la fuga per la libertà è conclusa.
Dopo tempo, rivediamo Claude rinchiusa nuovamente nell'odiata casa di riposo, risistemata lì da un figlio che non ha compreso veramente le sue esigenze, troppo legato alla sottana di sua moglie per poter reagire.
Fortunatamente però il destino o meglio Margot prende in mano la sua vita, incoraggiandola a seguirla in un nuovo viaggio.
Così come prima era stata Claude a svincolare l'amica, la situazione viene ribaltata.

Il lieto fine è quasi d'obbligo, il senso di libertà che ne traspare è catartico. 
L'ultimo spettacolo della Rassegna Bravòff ci insegna a svincolarci dai ruoli prestabiliti, quei ruoli che ci siamo “cuciti addosso come abili sarti”.
Ci dona il sorriso, ma ci apre il cuore al senso della vita e al gioco che rappresenta.
E' un modo per esortarci a riportare nella nostra abitudine lo straordinario, eliminando l'ordinario.
Recidendo il monotono.


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4/ 5
Oleh