giovedì, dicembre 12, 2013

Rassegna Bravòff: Otello.


C'era una volta la storia di uomo detto Il Moro e del suo grande amore per Desdemona.
Un amore potente sconfitto dalla gelosia e dalla perfidia.
Di questo narrerà Shakespeare.
Di questo si parlerà in tutti i teatri del mondo.

Lo scorso 29 novembre ho avuto il piacere di essere presente al secondo spettacolo in lista nella rassegna Bravòff al Bravò di Bari.
La Compagnia d'Autore ha allestito una versione nuova ed intensa dell'Otello shakespeariano, incentrandosi sul nucleo della vicenda e sulla crisi fatale del rapporto tra i due amanti.
Attorno ad essi i personaggi chiave.
Vediamo quindi districarsi sul palcoscenico Otello, Desdemona, Iago, Cassio ed Emilia.
Se da una parte si sacrifica la componente politica della storia in sé, dall'altra abbiamo l'occasione di cogliere l'incomunicabilità e la cecità dell'uomo.
Questa caratterizzazione spoglia ciò che può sembrare di secondo piano per focalizzarsi sulla condizione di Otello. Uomo descritto secoli prima ma attualissimo nelle sue sfumature.
Basta una voce ad insidiare in lui il tarlo della gelosia e dell'oscurità, capace di spegnere la sua luce più brillante.
La dolcezza di Desdemona, la sua disponibilità verso il giovane ed ingenuo Cassio, diventano il motore per la rete di Iago ed i suoi intrighi, ammaliato dall'odio per ciò che non ha mai ottenuto.
La posizione di luogotenente data a Cassio da Otello e la donna che il Moro possiede, dissuadono la sua ira, la sua vendetta.
E quale gioco migliore se non quello di muovere i fili delle sue marionette senza sporcarsi le mani? Muovere la coscienza di un uomo apparentemente incorruttibile?
Otello è la testimonianza che ognuno di noi ha un punto debole, pronto a vacillare al primo attacco. Destituire Cassio, trovare il famoso fazzoletto, uccidere l'adultera.
In un gioco scandito dal nostro carismatico tessitore tutto si trasforma, tutto muta.
Emilia è il tassello mancante per scatenare il mostro presente in ogni uomo. Quel fazzoletto da lei preso sarà l'accesso ad un altro mondo.
Le parole di Iago risuonano accompagnate da un'incessante musica, mentre Otello sporca le sue mani col sangue di Desdemona e poi col suo. Vediamo cadere anche l'artefice della macchinazione, trasportato dalla sua stessa scelleratezza e dal suo stesso piano.

In questo spettacolo l'impatto col pubblico è fortemente emotivo, lasciandoci sulla pelle le stesse sensazioni poste dinanzi ai nostri occhi.
La regia di Roberto Petruzzelli è ricca di suoni, immagini, ma spoglia di scenari, lasciando che il moderno entri nell'antico. Gli attori (Ernesto Marletta, Anna Pastore, Armando Merenda, Fabrizio Bellino e Lucia Pascazio) ci coinvolgono, ci stregano con la loro intensità e perfezione.
Le voci, i gesti, gli sguardi. Un passo dopo l'altro veniamo trasportati nel mondo che loro volevano che noi vedessimo.
Un mondo poi non così diverso dal nostro. Un mondo universale che è qui presente da anni.
Un mondo in cui “la suprema tragedia dell'amore ricerca, fra due creature umane, una completa fusione di identità, cioè qualcosa di praticamente irrangiungibile. Dove Iago anziché una forza del male a se stante, sarebbe la materializzazione della fatale crisi del rapporto ideale fra Otello e Desdemona, fra l'uomo e la donna.”


Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!

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4/ 5
Oleh