sabato, settembre 14, 2013

ORE 00 - CERVELLO E ASSALTO


Immaginate: una sperduta e solitaria piana nel cuore del Messico più arido. Avete indosso le  braghe e il cappellaccio da pistolero, e siete stati rinchiusi, assieme al vostro fido compagno, all’interno di una prigione circolare, dalle pareti più o meno alte e affondanti nella terra di circa due metri, su solide fondamenta... l’unica via d’uscita è un foro sul soffitto, ma pur mettendovi voi e il vostro socio uno sulle spalle dell’altro, è ancora troppo in alto. Come fare per fuggire? Servono altre idee! Ogni volta che si è in difficoltà con problemi del genere (magari meno drammatici), un ottimo stratagemma per trovare più rapidamente una soluzione, magari con il contributo di altre persone, si rivela il brainstorming. Molto probabilmente risulterà una parola familiare, e magari qualcuno sta già accartocciando mentalmente questo testo… con profondo rammarico, devo dire che la concezione di brainstorming che circola di solito è profondamente sbagliata. Parlo per esperienza personale: la prima volta che lo sentii nominare fu a scuola, dove veniva spacciata come tecnica disciplinare all’avanguardia, consisteva nel sparare le prime cose che venivano in mente su determinati argomenti o domande, atto che si rivelava poi profondamente inutile quando, al termine di tutto, il prof comunicava la risposta o i termini corretti. È qualcosa di completamente diverso: il brainstorming fu nominato per la prima volta negli anni Sessanta da Alex Faickney Osborne, un dirigente aziendale statunitense, nel suo libro “Applied imagination”, la traduzione del termine è “assaltare col cervello” (anche per essa si è diffusa una versione sbagliata, “tempesta di idee”), e ed è un metodo di ricerca di soluzioni. Diffusissimo nelle grosse imprese e continuamente prolifico, è in verità molto semplice, quasi infantile: disinserire il vaglio della razionalità, e scrivere qualsiasi, ma proprio qualsiasi, soluzione venga in mente, per quanto sia strampalata.
 
I nostri prigionieri di qualche riga fa, per esempio, potrebbero esporre frasi tipo «fabbrichiamoci delle ali di legno e voliamo via», «prendiamo un martello pneumatico e distruggiamo le fondamenta» e varie. Le regole per questa prima fase sono appena tre:
 
1.    Non pregiudicare nessuna idea
 
2.    Non criticare nessuna idea
 
3.    Puntare sulla quantità e non sulla qualità
 
Così facendo, la nostra mente sviluppa il pensiero laterale, ovvero la capacità di tracciare, su una certa quantità di dati, vie completamente nuove dettate dall’intuizione, deviando dalla rigida strada della conoscenza e della consequenzialità logica; in altre parole, la nostra mente aumenta spontaneamente la creatività.
Una volta ritrovatisi con questa mole di proposte assurde (nelle aziende in molti casi ci si ritrova di fronte a centinaia di pagine di soluzioni stravaganti e irrealizzabili), non bisogna fare altro che rileggerle e rifletterci sopra: ognuna di loro sarà un punto di partenza inedito, che farà luce su un aspetto fino ad allora rimasto tralasciato; e ragionando da più angolazioni, o tentando di trovare applicazioni concrete di proposte astratte, si troverà al 99% un rimedio al problema affrontato.
A proposito, come potrete salvare voi e il vostro compagno dentro la prigione nel deserto?
 

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4/ 5
Oleh