Immaginate:
una sperduta e solitaria piana nel cuore del Messico più arido. Avete indosso
le braghe e il cappellaccio da pistolero,
e siete stati rinchiusi, assieme al vostro fido compagno, all’interno di una
prigione circolare, dalle pareti più o meno alte e affondanti nella terra di
circa due metri, su solide fondamenta... l’unica via d’uscita è un foro sul
soffitto, ma pur mettendovi voi e il vostro socio uno sulle spalle dell’altro,
è ancora troppo in alto. Come fare per fuggire? Servono altre idee! Ogni volta
che si è in difficoltà con problemi del genere (magari meno drammatici), un
ottimo stratagemma per trovare più rapidamente una soluzione, magari con il
contributo di altre persone, si rivela il brainstorming.
Molto probabilmente risulterà una parola familiare, e magari qualcuno sta già
accartocciando mentalmente questo testo… con profondo rammarico, devo dire che
la concezione di brainstorming che
circola di solito è profondamente sbagliata. Parlo per esperienza personale: la
prima volta che lo sentii nominare fu a scuola, dove veniva spacciata come tecnica
disciplinare all’avanguardia, consisteva nel sparare le prime cose che venivano
in mente su determinati argomenti o domande, atto che si rivelava poi
profondamente inutile quando, al termine di tutto, il prof comunicava la
risposta o i termini corretti. È qualcosa di completamente diverso: il brainstorming fu nominato per la prima
volta negli anni Sessanta da Alex Faickney Osborne, un dirigente aziendale
statunitense, nel suo libro “Applied imagination”, la traduzione del termine è
“assaltare col cervello” (anche per essa si è diffusa una versione sbagliata,
“tempesta di idee”), e ed è un metodo di ricerca di soluzioni. Diffusissimo
nelle grosse imprese e continuamente prolifico, è in verità molto semplice,
quasi infantile: disinserire il vaglio della razionalità, e scrivere qualsiasi,
ma proprio qualsiasi, soluzione venga in mente, per quanto sia strampalata.
I
nostri prigionieri di qualche riga fa, per esempio, potrebbero esporre frasi
tipo «fabbrichiamoci delle ali di legno e voliamo via», «prendiamo un martello
pneumatico e distruggiamo le fondamenta» e varie. Le regole per questa prima
fase sono appena tre:
1. Non pregiudicare nessuna idea
2. Non criticare nessuna idea
3. Puntare sulla quantità e non sulla qualità
Così
facendo, la nostra mente sviluppa il pensiero
laterale, ovvero la capacità di tracciare, su una certa quantità di dati, vie
completamente nuove dettate dall’intuizione, deviando dalla rigida strada della
conoscenza e della consequenzialità logica; in altre parole, la nostra mente aumenta
spontaneamente la creatività.
Una
volta ritrovatisi con questa mole di proposte assurde (nelle aziende in molti
casi ci si ritrova di fronte a centinaia di pagine di soluzioni stravaganti e
irrealizzabili), non bisogna fare altro che rileggerle e rifletterci sopra:
ognuna di loro sarà un punto di partenza inedito, che farà luce su un aspetto
fino ad allora rimasto tralasciato; e ragionando da più angolazioni, o tentando
di trovare applicazioni concrete di proposte astratte, si troverà al 99% un
rimedio al problema affrontato.
A
proposito, come potrete salvare voi e il vostro compagno dentro la prigione nel
deserto?
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ORE 00 - CERVELLO E ASSALTO
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Oleh
Unknown