“Ero
dentro e fuori, contemporaneamente affascinato e respinto
dall'inesauribile varietà della vita.”
Primi anni 20. Luce, sfarzo, ricchezza.
Le grandi città come New York. La crisi del mercato
finanziario è lontana. Le feste e gli spettacoli lussuosi
abbondano a contrasto con i sobborghi cupi e grigi, delle periferie.
La gente è ipocrita.
Jay Gatsby, ci racconta la voce
narrante Nick Carraway, è l'unico ad avere speranza. E' il
solo a vedere l'innocente sogno e a volerlo stringere fra le mani.
E' significativa, infatti, la scena del
film di Buz Luhrman, dove un magnifico Leonardo Di Caprio stringe la
famosissima luce verde proveniente dal molo opposto, dalla abitazione
di Daisy.
Il Grande Gatsby è un libro
perfetto: F. Scott Fitzgerald ci trascrive il mondo americano con le
sue delusioni e dispiaceri in un'aria pessimistica ma allo stesso
tempo realistica. L'universo umano cambia, l'eroe si ribalta e tutto
si capovolge in una spirale che riporta alle origini. Il 1929 ne è
la prova.
Il regista crea tuttavia un altro
capolavoro: cast adeguato, scenografia e fotografia imbattibili e la
collaborazione tra la costumista Catherine Martin e Miuccia Prada.
La stilista per l'occasione ha adattato
diversi abiti delle sfilate della sua personale linea Miu Miu,
accentuando lo stile retro ricco di paillettes e ricami.
Circa quaranta abiti da cocktail e da
sera accostati a due mondi stilistici, quello dei roaring twenties e
quello glamour dei salotti dell'Europa.
In un contrasto tra nuovo e antico
Luhrman mette in scena lo scorrere di luci, frange, cristalli,
pellicce, insieme a champagne, whisky e musica jazz.
Abito in radzmire con bustino ricamato di perle, pietre e piccole frange di paillettes. Ispirato alle silhouette anni 20 e rivisitato in chiave moderna con tessuti contemporanei e ricami anni 50. |
Jay Gatsby è un semplice ragazzo
con dei sogni: diventare ricco e conquistare la donna della sua vita,
Daisy. Ma non è tutto oro quello che luccica: l'affascinante
uomo famoso per il suo intercalare “vecchio mio” è un
contrabbandiere e organizza ogni settimana feste sfarzose e
incredibili aspettando che un giorno la piccola e dolce Daisy
(sposata con un altrettanto milionario) arrivi da lui. Ma questo
ovviamente non accade.
E allora il povero sognatore guarda
l'orizzonte dal suo castello, solo e in silenzio, carpendo la luce
verde del molo dei Buchanan e assaporando la vita che non ha avuto.
Nick Carraway, cugino di Daisy, diventa
così l'obiettivo di Gatsby: tra i due nasce una sincera
amicizia ma giunge anche l'occasione di ritrovare la sua amata.
Si organizza un tè in cui
riaffiorano vecchie emozioni, in quel costante andirivieni tra il
passato e il presente.
Sottile è l'ironia che spesso
aleggia intorno alle situazioni o ai personaggi, pedine mosse su una
scacchiera già rotta.
Qui l'abito indossato da Carey Mulligan
è in forte contrasto con quello bianco e luccicante con il
quale appare la prima volta di fronte al cugino. Di un verde scuro,
sembra che non rifletta la luce e la gioia di una carattere
spensierato e frivolo. Se nella scena della cena con Nick, Daisy
piange per il tradimento del marito e la fastidiosa presenza
dell'amante, con Gatsby ritrova quella felicità che sembra
persa. Le situazioni quindi non racchiudono il significato degli
abiti, ma ne sottolineano la diversità psicologica,
preannunciando un finale non positivo per il milionario scapolo.
Miuccia Prada disegna poi a perfezione
l'esile figura della signorina Baker, incorniciandola in abiti
sottili che risaltano il suo modo di fare leggiadro e quasi etereo.
Mentre è forte il contrasto fra Gatsby e Carraway: l'eleganza
di uno è ben lontana dalla semplicità dell'altro.
Abito in organza con ricamo di paillettes con motivo a scaglie di pesce in plastica arancio ispirato alla collezione Prada Autunno/Inverno 2011. |
Comincia una storia “d'amore” fra
Jay Gatsby e Daisy Buchanan: da non perdere è la festa
spettacolare organizzata per l'arrivo dei coniugi. L'abito è
questa volta sfavillante: Miuccia ha confessato di averlo realizzato
con gocce di veri lampadari per dare massima intensità alla
figura. Daisy sembra vibrare, emanare potenza, è
l'incarnazione del sogno stesso, è la stella che brilla sul
buio.
Ma presto tutto è destinato a
spegnersi: in una tensione costante, il film si sviluppa sempre più
carico di emozioni, fino ad esplodere con l'incidente causato dalla
donna. Daisy investirà con la famosa auto gialla di Gatsby,
l'amante del marito.
Tutto sembra essersi placato: ma è
solo l'inizio della fine. Gatsby pensa di poter ripetere il passato,
di poterlo migliorare e modificare a piacimento, ma è
impossibile: la donna dei suoi sogni svanisce e lui, senza mai
scoprirlo, crede di aver ricevuto una sua telefonata. Quella
telefonata. Prima di morire,
assassinato per una colpa da lui non commessa.
Daisy fugge con Tom
Buchanan, lascia la sua casa per un viaggio vuoto, credendo di avere
già la felicità che cerca e di aver amato due uomini,
diversi ed opposti, ma alla fine scegliendo il peggiore.
Solo con se stesso,
Nick è l'unico a conoscere Gatsby per ciò che è
realmente, ma a nessuno importa, tutti abbandonano il re delle feste.
La speranza è
per gli sciocchi.
“Gatsby credeva
nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia
davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani
andremo più in fretta, allungheremo di più le
braccia...e una bella mattina...
Così
continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa
nel passato.”
Condividi
Ore 12 - The Great Gatsby: paillettes e sogni.
4/
5
Oleh
Ilaria Amoruso