mercoledì, aprile 10, 2013

Ore 00 - "We (all) have a dream"



Esistono molti tipi di sogni. Ci sono quelli privi di senso, quelli fatti durante la notte che proprio non ci ricordiamo e ci sono le fantasticherie da “lezione noiosa”.Tutti sogniamo: C’è chi sogna di cadere, chi di correre, c’è chi fa i sogni sporcaccioni e chi sogna di essere incinta. Chi di diventare presidente, chi di fare la ballerina; c’è anche chi sogna di diventare serial killer e di ammazzare tutti quelli che gli stanno antipatici. Esistono, poi, quei poveretti a cui capita di sognare di essere nudi in pubblico, per non parlare poi di quelli che si trovano a dover cantare davanti a tutti e ritrovarsi senza voce. Chi sogna di sposarsi, chi di andare in viaggio; c’è chi sogna Jhonny Depp, chi, Penelope Cruz e poi ci sono quelli che sognano tutto quanto, tutto insieme.

Però, i sogni non si fanno solo di notte; ci sono sogni che fai quando sei ben sveglio, e, se sei abbastanza bravo e tenace, li riesci a realizzare.

28 agosto 1963 Washington. Un uomo sogna. Un uomo sogna ed insieme a lui sognano milioni e milioni di persone. L’uomo è Martin Luther King che pronuncia il celebre discorso di “I have a dream” in occasione della marcia per i diritti civili. Un discorso di incitamento, di consolazione e di speranza che anche oggi riscalda il cuore di chi lo ascolta. Un discorso pieno di ardore e amore.


E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.


L’America del 1963 era un’America profondamente ostile alla gente di colore, dove un negro trovava veti ovunque andasse. Quando un popolo è oppresso, tramortito, offeso nell’intimo della propria dignità sembra che nulla possa risollevarlo: nelle situazioni disperate c’è un disperato bisogno di sogni e di sognatori, che riaccendano la speranza. Nel 1963 Martin Luther King parlava di “sogni”, nel 2013 l’America ha alla sua guida un presidente nero (non dico che l’America ora sia la patria della tolleranza e dell’amore, ma rispetto a mezzo secolo fa, qualche passo avanti l’ha fatto).

Io sono fermamente convinta che la razza umana sia la razza piu violenta ed insensata che esista in natura, credo che non si potrà aspirare mai alla completa realizzazione della  felicità personale di ciascuno, e che di soprusi e di violenze ne sarà sempre pieno il mondo,ma solo perché non siamo perfetti. L’unica qualità veramente positiva che abbiamo è la nostra facoltà di sognare: i sogni fanno girare il mondo.

 Se Leonardo non avesse avuto l’idea pazza di voler volare come un uccello, noi non avremmo gli aeroplani; se Garibaldi non avesse sognato l’Italia Unita, noi saremmo ancora un popolo senza un centro. Il potere, il successo, i soldi e tutto ciò che noi, generazione disillusa, crediamo essere il motore del mondo, sono solo cause secondarie. Se l’uomo non fosse capace di sognare sarebbe un automa, che si limita ad esistere vagando senza scopo sulla terra. Il sognatore vive una vita degna di essere vissuta: che vinca o che perda ha agito, si è mosso nel mondo con uno scopo, ha combattuto.  L’amore, la guerra, il razzismo, il patriottismo sono tutte illusioni, tutte costruzioni che l’uomo fa con i propri sogni; dietro di esse non c’è nulla, senza più uomini pronti a sognare e a credere tutto cesserebbe di esistere, lasciando un enorme vuoto dietro di se.



Illusioni! Ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancora di più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.
U.Foscolo- Ultime lettere di Jacopo Ortis

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