giovedì, febbraio 21, 2013

Ore 00 - Scritto infestante No. 1

dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo, altri nel ghiaccio. del desiderio ho provato quel poco, quella minuscola stilla di nettare ardente che mi fa scegliere il fuoco, condannando il mondo a bruciare espiando peccato non commessi, per il perdono dei grandi e lo schiacciamento dei piccoli, che unica colpa hanno avuto esser figli di un dio crudele e distruttore, un culto inumano che vi volle schiavi già prima di abramo. vecchio stolto, che piange ancora nel desiderio di esser rimasto in piedi, senza posare a terra il ginocchio, gettandosi tra le catene di una schiavitù infernale, glaciale.
si sente un urlo dietro la collina dei funerali, è l'ennesimo muratore caduto a sporcar la strada, ad annoiar di ciance salotti scandalizzati, dame e damerini lucidi e imbellettati, inutili cantanti di giorni sciagurati.
come l'edera non ha senso compiuto questo scritto, e per questo è la più fedele riproduzione del viaggio di una mente attraverso pensieri e parole.
ma d'altronde che ne sai, tu di un campo di grano, le spighe d'oro ritte come specchio dei raggi di sole, fino all'ombra dell'ultimo sole, a pescar pensieri e ricordi e foglie e bocche d'oro tra i narcisi, a guardar da lontano i bambini giocare e scavalcare cancelli, bevendo lentamente alla coppa che mai potremo afferrare con forza per, finalmente, dissetarci. il cuore è impazzito, non ricordo più cosa fu, se il cappello floscio o il vento ormai posato, la cui carezza non avrei più sentito sulla pelle stanca, sul naso lungo.
tu, regina ombrosa, fastosa nel tuo regio manto, che porti corona d'oro e manto d'ostro, stracciona nei tuoi occhi vedo il trono abbandonato di una gentilezza mancata, di una vita violata. tu, puttana a quattordici anni, a sedici già la disillusione ha fatto non breccia, ma con la forza di uno stupro si è annidata dietro le tue pupille con l'ineluttabilità di una morte, la tua.
tu barista, custode un po' laido di segreti e passioni e vittorie e sconfitte e dio solo sa cos'altro, hai ancora quel tuo vizio di sputare nelle tazzine dei clienti nuovi? sei ancora dalla parte della sempre più sparuta schiera di saggi baristi cui non manca mai la parola giusta sulle labbra?
non lo sono mai stato, sicuro di essere ignorante, nè sapiente.

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Oleh