si sente un urlo dietro la collina dei funerali, è l'ennesimo muratore caduto a sporcar la strada, ad annoiar di ciance salotti scandalizzati, dame e damerini lucidi e imbellettati, inutili cantanti di giorni sciagurati.
come l'edera non ha senso compiuto questo scritto, e per questo è la più fedele riproduzione del viaggio di una mente attraverso pensieri e parole.
ma d'altronde che ne sai, tu di un campo di grano, le spighe d'oro ritte come specchio dei raggi di sole, fino all'ombra dell'ultimo sole, a pescar pensieri e ricordi e foglie e bocche d'oro tra i narcisi, a guardar da lontano i bambini giocare e scavalcare cancelli, bevendo lentamente alla coppa che mai potremo afferrare con forza per, finalmente, dissetarci. il cuore è impazzito, non ricordo più cosa fu, se il cappello floscio o il vento ormai posato, la cui carezza non avrei più sentito sulla pelle stanca, sul naso lungo.
tu, regina ombrosa, fastosa nel tuo regio manto, che porti corona d'oro e manto d'ostro, stracciona nei tuoi occhi vedo il trono abbandonato di una gentilezza mancata, di una vita violata. tu, puttana a quattordici anni, a sedici già la disillusione ha fatto non breccia, ma con la forza di uno stupro si è annidata dietro le tue pupille con l'ineluttabilità di una morte, la tua.
tu barista, custode un po' laido di segreti e passioni e vittorie e sconfitte e dio solo sa cos'altro, hai ancora quel tuo vizio di sputare nelle tazzine dei clienti nuovi? sei ancora dalla parte della sempre più sparuta schiera di saggi baristi cui non manca mai la parola giusta sulle labbra?
non lo sono mai stato, sicuro di essere ignorante, nè sapiente.
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Ore 00 - Scritto infestante No. 1
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Oleh
Poex