martedì, febbraio 19, 2013

Ore 00 - Les Misérables parte 2 - La storia nella Storia.


"Ho cominciato un tema moderno: una barricata. Se non ho vinto per la patria, almeno dipingerò per essa."
(Eugène Delacroix, 18 ottobre 1830) 


Rossella, Ilaria ed io al cinema, tre signorine perbene in ora d'aria dall'inferno degli esami. Ci sediamo in terza fila, in mancanza di posti migliori. Guardiamo i trailer e inevitabilmente la pubblicità ci strappa il solito "uh! quello lì lo dobbiamo proprio vedere!". Poi eccola, la prima inquadratura: una bandiera sommersa. I colori, quel blu-bianco-rosso tinti dal verdognolo dell'acqua, mi riportano immediatamente alla mente il quadro di Delacroix, La liberté guidant le peuple. La bandiera francese occuperà anche l'ultima inquadratura del film mentre svetta orgogliosa sulle barricate, in un aldilà che Jean Valjean aveva a lungo agognato e infine raggiunto. Il film - e il romanzo prima del film - inizia e si conclude con una bandiera nel segno della Storia, e la Storia altro non è se non il grande mosaico nel quale si inserisce il tassello delle vite umane che Hugo incide su carta e che Hooper riporta sullo schermo.

1815. Inizia con una data, la libertà vigilata di Jean Valjean. Dopo diciannove anni di reclusione seguiti al furto di un tozzo di pane, il protagonista è finalmente libero. La sua libertà, tuttavia, ha lo stesso sapore amaro della schiavitù: benché egli abbia già scontato la sua pena, la società continua a rifiutarlo in quanto reietto, ex galeotto e dunque uomo da disprezzare ("Chi ha rubato una volta, ruberà per sempre" ripete continuamente Javert, come fosse un mantra). Jean Valjean inizia allora a provare un rancore crescente che sarà spento solamente dall'incontro con il generoso Monsignor Myriel, la cui bontà riesce a convertirlo, verbo che qui sta per trasformare e, al tempo stesso, per ritornare, come da etimologia latina.


"Milleottocentoquindici" è un numero che ha molto da raccontare. E' un numero che dice la fuga di Napoleone dall'isola d'Elba, dice i Cento Giorni e il ritorno di Bonaparte, nonché la terribile sconfitta di Waterloo e la Restaurazione, ovvero il coming back dei Borbone sul trono di Francia con re Luigi XVIII. Ghigliottinato un re, se ne fa un altro. La Carta, promulgata da Luigi XVIII nel 1816, è un compromesso tra le conquiste della Rivoluzione (il cui spettro aleggia sul film e sul romanzo) e un temuto ritorno all'Ancien Régime, la cui reimpostazione sarà fortemente voluta dal successore di Luigi, suo fratello Carlo X, a sua volta destituito da Luigi Filippo d'Orléans.

La scintilla repubblicana e liberale, tuttavia, cova sotto la cenere e si incarna, nell'ultima parte del film, nel personaggio dello studente Marius che, pur essendo il figlio di un reduce della battaglia di Waterloo, è stato cresciuto nel clima reazionario voluto dal nonno e a quel clima, adesso, si ribella.


Torniamo al dipinto di Delacroix, realizzato nel 1830 (anno delle Trois Glorieuses, della fine del regno borbonico e dell'ascesa al potere di Luigi Filippo d'Orléans) e facciamo un piccolo passo avanti nella storia di Marius e Cosette e, contemporaneamente, un grande passo avanti nella Storia della Francia.

E' il 1832. Siamo seduti con Marius e i suoi compagni d'insurrezione intorno ad un tavolo e il nostro capo, il carismatico Enjolras, ci incita a combattere per spodestare Luigi Filippo e riportare la Repubblica alla Francia, la Francia alla Repubblica.


Hooper ha riportato sullo schermo le barricate del '32 con passione, credendoci, ed è forse per questo che lo spettatore partecipa dell'esaltazione rivoluzionaria e, al tempo stesso, della disperazione che Enjolras e i suoi compagni provano nello scoprirsi soli, a combattere su quel che resta delle mobilia altrui, a sparare pallottole contro una monarchia che cadrà solamente molto tempo dopo, nel 1848.



Il regista non ci svela il futuro storico e non anticipa nulla: lo spettatore non sa che la monarchia cadrà e che verrà il tempo della Repubblica per la quale quei giovani hanno donato la vita. Lo spettatore conosce solo lo sventolare della bandiera sull'ultima barricata, il sangue di Enjolras, la fine - temporanea - della rivoluzione.

Il film, tuttavia, non esclude la speranza e termina con un Paradiso trionfante che finalmente accoglie Jean Valjean, dandogli pace, e che restituisce la dovuta dignità alle anime di coloro che hanno combattuto per la Libertà e che, quella Libertà, non l'hanno vista mai.


Rosso - il sangue di uomini arrabbiati!
Nero - il buio dei secoli passati!
Rosso - un mondo che sta per sorgere!
Nero - la notte che termina finalmente!












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4/ 5
Oleh