sabato, febbraio 02, 2013

Editoriale: Febbraio 2013


"Né si può chiamare in alcun modo con ragione una republica inordinata, dove siano tanti esempli di virtù; perché li buoni esempli nascano dalla buona educazione, la buona educazione dalle buone leggi; e le buone leggi, da quelli tumulti che molti inconsideratamente dannano."
(N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

Pensavamo ai tumulti. Ai disordini inconsideratamente dannati. A quelle prese di posizione che hanno attraversato la Storia - che hanno fatto, la Storia. Girando a vuoto il cucchiaino nella cioccolata, tutti lì seduti intorno al nostro tavolino di bar, abbiamo visto il nuovo tema formarsi davanti ai nostri occhi. Mobilitazione. Parola che, detta così, significa tante cose. E noi abbiamo un mese - due post al giorno - per far significare tutte quelle cose. Per dirvi che cos'è, secondo noi, la mobilitazione. Ho sfogliato il dizionario, il mio Piccolo Palazzi dalla copertina rigida rossa che mi accompagna dalla terza elementare. Il mio vocabolario mi ha dato una definizione - tre definizioni, ad essere pignoli - e le prime due non mi piacciono. La prima parla di eserciti e flotte militari. La seconda, di organizzazioni di pace che si trasformano in organizzazioni di guerra. La terza, però, recita così:

MOBILITAZIONE: impegno attivo e generale

Beh, a Prudence piace la terza definizione, quella meno probabile, quella che il comune consultatore di vocabolario legge per ultima. A noi piace quell'attivo, l'essere qui ed ora per agire, fare qualcosa che significhi (qualunque cosa significhi). A noi piace quel generale che tocca tutti gli ambiti e tutti i tempi, che s'infila in ogni angolino buio della Storia. Il nostro impegno, per questo mese, è scrivere la nostra mobilitazione. Mobilitarci scrivendo. A voi, il piacere - ci auguriamo - di scrivere e mobilitarvi con noi. Buon febbraio a voi, Prudenti.

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