venerdì, gennaio 11, 2013

Ore 12 - Il tempo di una sigaretta - Le immagini della brace (non mi drogo, lo giuro)

drappeggio con un soffio sventolante sulla mia spalla il fumo della mia sigaretta, come una sciarpa o un mantello, e fendo la nuvola che si crea (è sera, umida, il fumo ristagna abbastanza statico). non c'è vento, ottima sera per gli anelli di fumo, ma non ho tempo, sto correndo a prendere un pullman.
arrivato alla fermata, sono in anticipo di quasi un quarto d'ora. ho tutto il tempo di un'altra sigaretta. ahimè, ho finito cartine, filtri, tabacco e soldi. insperata fortuna in questa serata che volge fortunatamente al termine, incontro qualcuno quasi subito che ha appena preso il pacchetto dalla macchinetta, e allora le tendo un agguato. chiederle se abbia una sigaretta sarebbe davvero sciocco, irritante e grottesco, oltre che una presa in giro. l'ho vista prendere il pacchetto dalla macchinetta, e lei ha visto che la stavo guardando e spera che io mi stia dirigendo verso la macchinetta piuttosto che verso il suo pacchetto di winston blu da dieci. non ha scelta, il ricatto sociale e umano sottinteso nelle mie parole non le lascia scampo, e in pochi secondi un grammo di tabacco, carta catramata e filtro messi insieme (in parole povere, una dannata sigaretta) passano di mano, con la gelida cortesia dell'elemosina. sono passati si e no due minuti, il tempo per accendere e fumare questa sigaretta c'è, e sovrabbonda. passata veloce su tutte le tasche, alla ricerca del piccolo bic nero che non so da dove sia arrivato nelle mie mani, rapida sistemata controvento per accendere, spalla sinistra poggiata alla colonna e sguardo perso nei portici. adesso posso cominciare a pensare. ed è concentrandomi sulla brace della sigaretta che rievoco, come un leggendario druido nel fuoco, immagini e ne creo dal nulla (può dirsi qualcosa inesistente solo perchè non esiste?) altre.
una carrellata musicale alla ricerca, nella mia mente, della giusta colonna sonora per questa sigaretta. ogni sigaretta ha una sua canzone. le passanti di de andrè potrebbe andar bene. forse cambierà durante la corsa della mia mente. queste azioni raccontate tre righe durano meno di un battito di ciglia.
comincio a pensare a tutte le belle passanti, e l'unica che è riuscita a trattenermi non l'ha fatto per il fine che io avrei sperato, ed è per lei che sono fuori, perchè sciamo come api, da solo, da una parte all'altra del mio cervello, alla ricerca dell'oblio nelle immagini della brace.
sono poggiato ad un pilastro, mi figuro in mano un bicchiere di liquore al peperoncino, e lo mando giù d'un sorso. se fossi un cartone animato sarei tozzo, avrei pantaloni alla zuava verdi, casacca verde e cappello verde, barbetta a punta castana... un leprecauno irlandese fatto e finito. se fossi un cartone animato, bevuto questo liquore, sputerei un inferno di fuoco, comincio a galleggiare (io SONO un cartone animato, un leprecauno irlandese) a far capriole in aria, volteggiando in quello che adesso è buio assoluto, non c'è più luce nè materia, solo la fiamma che sputo io leprecauno e questo mio compagno uguale a me che mi è comparso al fianco, brindiamo con lo stesso liquore di prima e le fiamme si alzano, divampano, ci circondano, e più siamo circondati da alte pareti di fiamme e dirupi infuocati, più continuano e si susseguono i brindisi, e alla fine, chiusi sotto una cupola di fiamme, sospesi sul fuoco, immemori del calore umano ci gettiamo per riscaldarci nel cuore delle fiamme, soffiandone altre che ci avvolgono.
attraversate le fiamme è come essere dentro una bolla di sapone dalle pareti nere. è tutto come prima, ma prima io ero una presenza nella tenebra e nel nulla, adesso sono solo una sagoma fiammeggiante, un disegno, e se non mi concentro mi appiattisco, le linee si addossano l'una all'altra come un groviglio di lacci lanciati per terra. sento scarponi chiodati che pestano la terra, martelli che battono il marciapiede, cacciaviti miopi che sparano ai chiodi e colpiscono giubbotti in pelle di bambino. vedo fantasmi assalire pompe di benzina e violentare cavalli bai con l'ugello della benzina verde, vedo i semafori inginocchiarsi come cavalieri medioevali al cospetto delle automobili che vanno a sbatterci contro.
poi non vedo più niente, sono di nuovo cieco, attraverso un'altra bolla, torno nella mia mente, circondata di anelli e spirali e nuvole di fumo di sigarette, incensi, sigari e narghilè come un brucaliffo. seduto su un molle divano scolorito osservo le persone parlare intorno a me, e scambiarsi fiato, pensieri, parole e munizioni di immagini. sguardi che si incrociano, e la quarantena eterna nella quale ho messo le persone, per evitare di cadere nell'abisso nel tentativo di figurarmi le infinite distese di immagini, parole, munizioni di pensieri che si susseguono nella loro mente come nella mia. all'improvviso ho voglia di fare la verticale. ma qualcosa va storto. io mi alzo, faccio la verticale, il sangue non mi va alla testa, ma sono gli altri a girare, sono i dreadlocks di quel tipo che diventano verticali, a piombo, è la gonna di quell'altra tizia che si alza. i miei piedi sono ancorati già al soffitto, come la testa di Alice dopo aver mangiato la tortina. ma le mie mani sono strettamente aggrappate alle fondamenta del mondo, che scivolose e friabili scivolano e si sfaldano tra le mie mani, e non mi resta altro da fare che tornare per spegnere la sigaretta e aspettare il pullman, che non so se passerà, e dalle parole sentite dagli altri passeggeri entrare in universi mentali, sconfinati e bui, ascoltando risatine mefistofeliche mentre mi aggiro nei meandri della mia testa.

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Oleh

2 commenti

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venerdì, gennaio 11, 2013 10:50:00 PM

Bellissimo blog !!
Grazie mille per il tuo commento sul mio blog :)

Un bacione <3

www.thestilettoholic.com

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