giovedì, giugno 26, 2014

On the road, il viaggio della vita


“-Sal, dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.

 -Per andare dove, amico?

 - Non lo so, ma dobbiamo andare.”                   

 "Voglio sposare una ragazza" dissi loro "in modo da poter riposare la mia anima insieme con lei finché entrambi non diventeremo vecchi. Non si può andare avanti continuamente... tutta questa frenesia e questo saltar qua e là. Dobbiamo arrivare in qualche punto, trovare qualcosa"

Per raccontarvi di questo libro parto da qui, da queste due citazioni apparentemente in contrasto fra loro, non so con precisione cosa mi abbia spinto a scegliere proprio queste due frasi, mi avevano colpito alla prima lettura, ma così come queste anche molte altre parole hanno prepotentemente lasciato il segno nella mia memoria tanto che mi tornano alla mente molto spesso quando sono davanti a una persona con un particolare scintillio negli occhi.
Parto da qui perché forse è il modo migliore per spiegare qualcosa di inspiegabile e raccontare una storia che può essere capita solo se letta: la storia di Sal Paradise, alter ego di Jack Kerouac, fondatore della cosiddetta beat generation e (soprattutto) di Dean Moriarty, personaggio ispirato allo scrittore ed altro esponente della beat generation Neal Cassady, amico e costante fonte d’ispirazione dell’autore. Infatti in On the road Kerouac ha voluto raccontare una delle parti più belle, drammatiche e poetiche della sua vita, anche se con qualche elemento di fantasia.
Sal Paradise è un tranquillo e romantico ventenne che vive con la zia nel New Jersey, dividendosi tra il college e i suoi sogni di scrittore di romanzi. Alla perenne ricerca del suo posto nel mondo e con la testa piena di sogni, di jazz e di amori mai esistiti ma tanto desiderati, Sal ha il suo gruppo di amici, tutti dolci romantici squattrinati come lui e vive di giorno, ma sogna di abitare la notte per guardare le stelle e sentirsi vivo per davvero, almeno per un istante. E questa è, così come lui stesso la chiama, la sua “situazione di partenza”, che viene troncata bruscamente dall’incontro con Dean, un folle ragazzo di strada cresciuto in riformatorio, con gli occhi luminosi e spalancati di chi brucia vivendo e le basette da eroe del West. Tra Dean e Sal è amore a prima vista, nel loro rapporto, che va oltre qualsiasi definizione, c’è qualcosa di speciale, un’intesa che nessuno riesce a capire e delle parole che si scambiano con sguardi da allucinati che spaventano e disorientano. Sal, grazie a Dean, sente per la prima volta il bisogno e il desiderio di viaggiare, di lasciare il proprio mondo per proiettarsi in un altro, di saltare in macchina e partire in cerca di qualcosa, di quella cosa di cui parla sempre Dean sudando, con gli occhi iniettati di sangue e le mani tremanti per la febbrile eccitazione.
Così Sal incomincia i suoi viaggi in autostop e guarda la vita con una nuova e potente voracità, osserva gli occhi dei suoi compagni di viaggio e analizza le loro parole, il modo in cui bevono, fumano e ridono, perché vuole cogliere l’essenza di tutto, arrivare all’anima delle persone.
Dopo molti giorni di viaggio attraverso le polverose pianure dell'est arriva finalmente a Denver, la tanto agognata prima tappa, e incontra Dean che vive come sempre ad un ritmo forsennato, è uno di quelli che la vita preferisce farsela correndo, tra le due donne della sua vita: la dolce Camille e l’esuberante Marylou, e gli incontri notturni con il suo amico poeta Carlo Marx durante i quali si raccontano i propri pensieri.
Da qui parte il loro vero viaggio in cui il desiderio di fuggire dalla realtà tanto odiata per cercare in continuazione qualcosa di nuovo si interseca in modo straordinario con la voglia di trovare il luogo perfetto, una donna da amare alla follia, un mondo in cui stabilirsi per sempre aspettando dolcemente la vecchiaia. E così s’intersecano anche i due complessi e apparentemente diversi caratteri di Dean e Sal che invece sono profondamente uguali e allo stesso tempo meravigliosamente complementari, alla calma riflessiva di Sal si contrappone il chiassoso e fragoroso amore per la vita di Dean, al desiderio di un amore stabile e rassicurante di uno, la voglia di amare ogni donna dell’altro. Dean è pazzo e Sal lo sa, più di chiunque altro, perché a differenza di quelli che lo considerano solo un fallito, Sal vede l’amico come un “bellissimo angelo”, come un profeta e assorbe tutte le sue parole e i suoi gesti e lo difende in qualsiasi circostanza in modo quasi fastidioso scatenando l’ira degli amici stanchi del menefreghismo di Dean e delle ragazze da lui sedotte e abbandonate. Sal e Dean diventano ad un certo punto una cosa sola, incominciano a far parte dello stesso mondo e finalmente, così come Sal aveva sempre desiderato, vivono la notte insieme, scatenandosi al ritmo del be-bop dell’est, del forsennato jazz nei fumosi locali del West e del mambo messicano , saltano sorprendendosi di tutto come bambini, amano ragazze sotto la luce delle stelle del cielo americano e “sentono il Tempo” avendo come unica guida la strada che diventa per loro una necessità, un’inesauribile fonte di vita e come unica preoccupazione quella di andare, qualsiasi cosa accada, continuare ad accumulare chilometri su chilometri perché, a dispetto di tutto quello che la gente pensa e dice riguardo il destino e un ipotetico Dio che sa cosa accadrà ad ognuno di noi “nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza”.

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Oleh