domenica, maggio 18, 2014

Porco Rosso


Devo ammetterlo. Prima di vedere questo film ero molto scettico. Nulla nella trama, nell'ambientazione, nei protagonisti, attirava minimamente la mia attenzione.
E probabilmente mai come in questo caso mi sono totalmente ricreduto dopo averlo visto.
Tutto nella trama, nell'ambientazione, nei personaggi, ha attirato completamente la mia attenzione.
In quella che Miyazaki Hayao definisce “l’epoca degli idrovolanti”, Marco Pagot è un ex-pilota che si è misteriosamente ritrovato nelle mutate sembianze di un maiale antropomorfo. Con il nome di battaglia di Porco Rosso, vola alla ventura sui cieli dell’Adriatico a bordo del suo idrovolante vermiglio, sfuggendo al giogo fascista e sbarcando il lunario come cacciatore di taglie. Ma l’arrivo del pilota americano Curtis, assoldato dai Pirati del Cielo, lo costringerà a nuove battaglie per salvare il proprio onore e quello di una radiosa fanciulla, per la riconquista di un perduto amore e della fiducia nell’umanità.
Intelligente, arguto, vintage, avventuroso. Sono solo alcuni dei tanti aggettivi con i quali descriverei Porco Rosso. Ambientato in Italia, e ricco di riferimenti al nostro paese, è sicuramente la pellicola che traspira maggiore amore verso la nostra penisola, anche se avevamo visto qualche riferimento qua e la anche in altri film dello Studio Ghibli.
Questa volta, nonostante la strana maledizione che ha reso Marco Pagot per l'appunto Porco Rosso, non ci troviamo inondati da magie, castelli, spiriti e strane creature, e probabilmente anche il fatto di essere usciti dall'ambientazione nipponica contribuisce a questo fattore.
Spicca la passione di Miyazaki Hayao per l'aeronautica militare. Potreste storcere il naso leggendo di aerei militari, gare di volo, e protagonista scorbutico; ma il tocco con il quale tutto questo viene raccontato, rende questi temi per l'appunto i più interessanti.
Il tutto è tra il realistico e il surreale, con una vena ironica differente da altre pellicole. C'è una vena malinconica, ma anche questa viene elegantemente sdrammatizzata.
I personaggi femminili, come sempre, apportano un qualcosa in più, e non potreste immaginare la storia di Marco senza Fio, la diciassettenne nipote del signor Piccolo, che si occupa di progettazione e ristrutturazione dell'aereo di Marco, e soprattutto senza Gina, amica d'infanzia di Marco, divenuta proprietaria di un night club allestito su un'isoletta dell'Adriatico e frequentato da contrabbandieri ammaliati.
Fio alimenta la vena pratica di Marco, Gina quella romantico/sentimentale. Proprio il sentimento tra la donna e il maiale fa da sottile e nascosto filo conduttore, perché l'amore di una donna può spingere un uomo a fare tante cose, e al tempo stesso a rimanere fedele ai suoi principi.

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4/ 5
Oleh