martedì, marzo 25, 2014

Una vita di ginestre


Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.

La Ginestra. 
Giacomo Leopardi

Siamo tutti ginestre, che nasciamo tra i posti più aridi, nei deserti, nelle città ombrose.
Siamo tutti ginestre... Petali che baciano le strade, steli che si radicano nei suoli più secchi, foglie che si cibano di luci opache.
Siamo tutti ginestre. Nei cuori, nelle vite delle persone, negli spazi degli sconosciuti, nei ricordi di un amico. 
Il pessimismo costraddistingue la nostra epoca, costellata di crisi. Crisi sociali, crisi emotive, crisi di valori, crisi economiche, crisi familiari. E questo pessimismo sembra un martello pneumatico che ci spinge a ingoiare quel poco di speranza che albeggia tra la voglia di andare via da qui e quella di lottare per rendere questo paese, un paese migliore. La risorsa è lì, tra un tramonto che regala magie di colori e la delusione di non averlo saputo dipingere bene. Ma cosa importa...
Bisogna rinascere ancora, sbagliare, deludere, ferire, essere felici...
Bisogna trovare sempre del terreno fertile per credere ancora che si può migliorare, si può essere perdonati, si può amare ancora.
Siate le ginestre delle vostre vite.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Nè sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
La Ginestra. 
Giacomo Leopardi

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Oleh