lunedì, novembre 25, 2013

Leggere è un'arte in via d'estinzione.

L’odore delle pagine, il loro fruscio, l’emozione di personalizzare i propri libri con frasi e segni, l’incessante voltare pagina per divorare il romanzo d’amore, il libro poliziesco, l’ultima avventura del tuo personaggio preferito… tutto questo non esiste più.  Sembra che la crisi abbia toccato anche la reale e intima funzione dei libri, arrivando a un punto in cui la dicitura “lettore forte” va bene quasi per tutti, basta che tu abbia letto 4 libri l’anno, non più 12 com’era prima. 

Avanza il collasso della lettura, avanza nelle scuole, nell’editoria; avanza perché non incuriosisce, non invoglia, perché è più facile “guardare” che “leggere”, quindi addio libri e benvenuta televisione, che oggi è considerata il principale mezzo di fruizione della cultura. I dati sulla lettura in Italia sono estremamente allarmanti; l'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica di fronte a questo dato lascia sconcertati: tutto sta andando allegramente alla deriva, perdendo competitività nelle severe sfide del mondo globalizzato, proprio quando studi economici attendibili attestano che indici di lettura e sviluppo economico vanno di pari passo. Non deve stupirci che lettura e ricchezza siano collegate, in un mondo dove la comunicazione e l’informazione rivestono un ruolo strategico, dove la scienza e la tecnica rivoluzionano continuamente le nostre esistenze, leggere e tenersi informati diventa una necessità vitale.
Ovviamente non si può relegare l’importanza della lettura al solo ambito economico, ai beni materiali, perché ci sono persone che se la cavano benissimo, sono produttive e soddisfatte anche senza essere dei lettori forti, ma la lettura ci serve soprattutto per vivere, non per sopravvivere. Ci rende più liberi, nutre lo spirito, perfeziona l'essere umano che siamo, ci consola nei momenti di sconforto, ci libera dagli eventuali affanni della solitudine, ci rende più coscienti e consapevoli, più creativi, meno soggetti a pregiudizi e condizionamenti, arricchisce le nostre esistenze; perché ogni libro, ogni volume possiede un’anima, che non è solo l’anima di chi l’ha scritto, ma è anche l’anima di chi l’ha letto, di chi ha vissuto, e sognato grazie ad esso, al piacere fisico e psichico di tenere fra le mani il libro che attendiamo di leggere da tutta la giornata, dopo lo stress lavorativo, lo sforzo di attenzione scolastico e tutti gli imprevisti che ci possono capitare.

Certo, i libri tascabili, gli e-book hanno avuto la loro influenza, ma non centrano niente, perché il rapporto ISTAT per “La produzione e la lettura di libri in Italia” del 2010/2011, conferma la recessione culturale degli italiani, delineando uno scenario agghiacciante, con numeri e statistiche che sembrano inverosimili. È evidente che in Italia si lavora poco per le iniziative culturali circa il gusto e il piacere di leggere, basta notare come soltanto in questi ultimi anni le biblioteche siano diventate accoglienti, moderne e attrezzate, in cui il lettore non si senta un ospite indesiderato, ma bisogna educare alla lettura, e bisogna partire dai più piccoli anche se difficilmente un bimbo diventerà un lettore se non vede l'esempio dei genitori, se nella sua casa non entrano libri e giornali, se la lettura extrascolastica viene considerata dai genitori un'inutile perdita di tempo, che danneggia il rendimento scolastico. Nel mondo contemporaneo, che privilegia l'azione e l'estroversione, leggere è considerata un'occupazione passiva,ma non è assolutamente così: leggere è un'attività faticosa, che richiede attenzione, partecipazione e capacità di riflessione. 

Credo che lettori si nasca, perché non si può imporre di leggere una poesia o della narrativa, altrimenti risulterebbe ancora più sgradevole, ma lettori si può anche diventare, migliorando le proprie propensioni culturali.  Per questo bisogna educare i bambini seguendo la prospettiva dell'impegno attivo, ma soprattutto facendo loro sperimentare che leggere non è noioso, bensì è fonte di piacere e di avventure.

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Oleh