giovedì, novembre 14, 2013

Diario di viaggio: terza tappa. I due volti dell'arte.

Pinacoteca di Brera
Ancora a Milano, ho cercato qualcosa che potesse interessarmi, stupirmi ed ho trovato due luoghi perfetti in cui perdermi: la Pinacoteca di Brera e il Museo del Novecento.
Qui ho potuto ammirare grandiosi artisti e fantastiche opere, ben diverse l'una dall'altra, divise da molti decenni. Da un lato l'importanza della classicità e delle tradizioni, ovvero il passato, dall'altro l'innovazione, il non canone, la volontà di uscire dagli schemi del sistema, il futuro.
In un mese in cui analizziamo le caratteristiche di un passato fondamentale per il futuro, viaggiare tra Mantegna, Bellini, Raffaello, e poi Pollock, Fontana, Manzoni e Warhol non sembra paradossale, ma più che normale.

L'atmosfera è sorprendente quanto differente. Cammino fra i corridoi della Pinacoteca completamente affascinata dalla magnificenza e perfezione delle tele, i soggetti sono per la maggior parte appartenenti agli ordini sacri, Cristo, la Madonna, le vite dei Santi. I corpi sono studiati nei minimi dettagli, i colori spesso cupi, sembrano riflettere la luce, tutto appare così reale e profondo. Scorci di vita, scorci emozionanti sulla morte di Gesù di Nazareth o sullo sposalizio della Vergine.
E poi, invece, vengo catapultata in un mondo futuristico, in un mondo dove non si dipinge quasi più, la tela viene tagliata, imbrattata, schizzata dal colore, e l'uomo non è più soggetto di studio. Non viene più rappresentato come modello; si è andati oltre.
Il modo di vedere l'arte è cambiato, sostituito da una serie di opere che trasmettono l'inadeguatezza dell'uomo o il suo disagio, il suo estro e la sua personalità. Oggetti, manifesti pubblicitari, ritagli di giornali, incollati o serigrafati su tele ormai usate solo come base per qualcosa di nuovo.
Così non ritroviamo più l'intensità della Pietà del Bellino o il Cristo morto scorciato di Mantegna il quale un tempo appariva così innovativo e differente. Ma siamo dinanzi ai tagli di Fontana o ai ritratti colorati di Marilyn Monroe.
Museo del Novecento
Nella Pinacoteca potete osservare diversi quadri risalenti al 1400, 500, 600 e persino arrivare a metà dell'800 con il famoso Bacio di Hayez, così naturale e reale da non apparire per niente soggetto della mano del pittore. Ricordo persino di aver intravisto un ritratto dello scrittore Alessandro Manzoni, parente, invece, del Manzoni presente al Museo del Novecento. Il quale ci propone scatolette al cui interno sembra esserci quella che lui definisce “Merda di artista”.
Ovviamente i modelli di riferimento sono totalmente opposti, così come la società ed i valori con i quali gli artisti sono cresciuti e maturati. Il Novecento è stato un secolo di rivolta, novità, ma anche di dolore, guerra, disagio. Tutti elementi che hanno cambiato la psiche umana e hanno reso il pittore diverso da quello che era un tempo.

Oggi “l'artista” è colui che inventa qualcosa di mai inventato. Ovvero un uomo in grado di darci qualcosa che non abbiamo mai visto. Tale è Pollock, con la sua tela posta per terra e soggiogata dall'effetto dei colori colati e versati dall'artista. Tale è Manzoni con i suoi oggetti bizzarri. Tale è Fontana, tale è Warhol.

Ma per arrivare a ciò che noi possiamo concepire ora, e a ciò che questi uomini hanno visto, abbiamo dovuto studiare e ammirare secoli di ricerca sulla pittura e scultura. Se Raffaello, Caravaggio, Mantegna, Piero della Francesca, Bellini, Tintoretto e altri non fossero mai esistiti e non ci avessero mai deliziati con i loro capolavori, non avremmo mai potuto intravedere quello che ora ci sembra così chiaro e normale.
I maestri del passato, della nostra cultura e dell'espressione sono i grandi da cui attingere la conoscenza.
Forse in un futuro più lungo del nostro, i più grandi saranno proprio gli uomini del Novecento.

Per ora mi limito a guardare la Pietà e a commuovermi, come se non fossi uno spettatore ma avessi direttamente vissuto quello che Bellini vuole che io veda. Osservo l'intensità e sono rapita. Per quanto adori Warhol e stimi Fontana, nessun taglio sulla tela per quanto carico di significato potrebbe farmi rivivere quelle emozioni.

Perchè il passato è un luogo dal quale attingere la verità, il futuro è il luogo dove può essere rielaborata.

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Oleh