In questa soleggiata ma ventosissima domenica di marzo, sto seduta davanti al computer pensando all’oggetto del mio prossimo articolo. L’idea era quella di parlare di una scrittrice, una donna in un “mondo di uomini” quale quello della scrittura: la prima a cui ho pensato, essendo una sua grande fan, è stata Jane Austen, ma poi ho preferito di altre due scrittrici, modernissime e famosissime.
Sto parlando di J.K. Rowling, mamma di Harry Potter, e
Stephenie Meyer, creatrice della saga di Twilight. Una inglese, l’altra
americana, una “bravissima” e l’altra “non tanto brava” (cito Stephen King, e
condivido).
Il punto è che mentre la mamma di Harry Potter ha dato vita
ad una saga indimenticabile e ricca di temi, la sua collega non è stata all’altezza
del compito.
Il solco della
tradizione
In Harry Potter la vicenda è ambientata
prevalentemente in Inghilterra; più o meno quella che conosciamo noi. Ministero
della Magia, Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwartz, Diagon Alley e gli
altri posti frequentati dai personaggi del libro, sono celati agli occhi della
comunità dei non magici,i babbani, ma esistono. Il mondo magico è caratterizzato
da varie comunità sparse per il mondo, che per ragioni di sicurezza si
nascondono tra i babbani mantenendo l’anonimato. Hanno regole, statuti, corpo
di polizia, organi politici e, perfino uno sport nazionale! Inoltre spesso la
Storia del mondo magico si intreccia con quella dei non magici(la nostra
Storia).
La grande forza della Rowling è stata
quella di creare un mondo incantato, ma allo stesso tempo plausibile perché ricco,
tra le tante cose, di richiami alla tradizione popolare inglese, alle leggende
e anche ai miti. Fenici dalla mitologia classica, draghi dalla tradizione
medioevale inglese, la spada di Grifondoro magicamente estratta dal cappello
come chiaro riferimento alla leggenda di Re Artù e della sua Excalibur, Giganti,
lupi mannari (non quelle femminucce senza maglietta della Mayer, ma veri e
spaventosi licantropi); Le fiabe di Beda il Bardo, hanno la stessa anima
delle fiabe dei fratelli Grimm. Ogni cosa è stata studiata nei minimi dettagli:
gli incantesimi in latino, sintomo dell’influenza del mondo romano anche nell’antica
Inghilterra,tutti tranne l’anatema che uccide: strana forma, di una lingua
ignota, perché è l’incantesimo che più si allontana dalla civiltà.
E Fuffy?Il cane a tre teste a guardia della pietra filosofale? Non vi dice niente il nome Cerbero? Il potere del basilisco di pietrificare chiunque lo guardasse negli occhi? Ricorda Medusa, no? Insomma, potrei passare la vita a citarvi i vari richiami e le strizzatine d’occhio che la Rowling ha introdotto nei suoi sette libri, ma ciò che conta è capirne la genialità: ha creato qualcosa di nuovo poggiandosi su un sapere passato.
E Fuffy?Il cane a tre teste a guardia della pietra filosofale? Non vi dice niente il nome Cerbero? Il potere del basilisco di pietrificare chiunque lo guardasse negli occhi? Ricorda Medusa, no? Insomma, potrei passare la vita a citarvi i vari richiami e le strizzatine d’occhio che la Rowling ha introdotto nei suoi sette libri, ma ciò che conta è capirne la genialità: ha creato qualcosa di nuovo poggiandosi su un sapere passato.
Nella saga di Twilight, si parla di
vampiri. Nella fattispece essi non mangiano sangue umano, non muoiono se impalettati e soprattutto…brillano
al sole! Se io fossi Stoker, non mi sarei limitato a rigirarmi nella tomba, no!
Io sarei risorto e avrei staccato la testa a morsi a quella pseudo scrittrice
della Mayer! Li chiamano creature della notte per una ragione, no? Nella tradizione
il vampiro è un uomo infettato da un demone. Morto che cammina, dotato di
grande forza e che deve bere sangue per continuare a vivere. Il vampiro è
cattivo, non ha compassione, non prova amore e tutto ciò che lo smuove è la
sete di sangue e invece in Twilight noi abbiamo una intera famigliola
vampiresca che ha scelto in virtù di non si sa che cosa di diventare “vegetariana”!
ok, posso pure concederlo, ma Carlisle chirurgo? Come mettere un alcolizzato a vendere
liquori.
Non voglio mettere in dubbio le conoscenze letterarie della Mayer, magari ha scelto di ignorare la tradizione per dare un tocco di originalità… si, ma le creature della notte che brillano??? Perché? Che senso ha?
Non voglio mettere in dubbio le conoscenze letterarie della Mayer, magari ha scelto di ignorare la tradizione per dare un tocco di originalità… si, ma le creature della notte che brillano??? Perché? Che senso ha?
Dopo aver ignorato le basi più elementari
dei racconti sui vampiri, oltre che andandosene per la tangente con i lupi
mannari (si possono trasformare quando vogliono? E la questione della luna
piena? La perdita di controllo del lupo ogni volta che si trasforma?)
rendendoli creature destinate a debellare dal mondo i vampiri (eh?), ha deciso
di richiamarsi ad un altro tipo di tradizione letteraria: Austen, Shakespeare
di Romeo e Giulietta, e la Bronte di Cime Tempestose (uno per ciascuno dei tre
libri, per il quarto, credo che pure lei si sia resa conto dell’insensatezza dilagante
nella trama). Purtroppo, sono tre dei miei autori preferiti, tre delle mie
opere preferite…usate nel peggiore dei modi possibili. Prendiamo ad esempio New
Moon: Edward lascia Bella perché teme che per lei sia troppo pericolosa la loro
relazione. Bella, da “vera donna” cosa fa? Passa tutto il tempo in depressione,
un’ameba , un essere inanimato che preferisce rischiare la vita semplicemente
per risentire ancora la voce del suo amato non-morto, piuttosto che farsene una
ragione. E lei con estrema modestia
paragona la propria situazione a quella della famosissima tragedia di
Shakespeare “Romeo and Juliet”: Giulietta, a parer mio, ha un bel caratterino; sposa Romeo in segreto, si mette contro il padre
per non sposare Paride e cospira con frate Lorenzo per simulare la propria
morte. Giulietta è tutto tranne che una depressa maniaco compulsiva. Bella si
sente come Elisabeth Bennet davanti a Mr Darcy, non ricordo che Elisabeth abbia
mai sbavato sui pantaloni di Fitzwilliam Darcy…
L’amore e la guerra
Harry Potter, lo sappiamo, è la storia di
una guerra, la guerra dell’intero popolo magico contro Lord Voldemort: il
signore Oscuro. Non una sola guerra, ma due, una combattuta prima della nascita
di Harry, e fermata involontariamente da lui, e l’altra ricominciata grazie a
lui (non è un richiamo alle due guerre mondiali?) Harry Potter è un romanzo di lotta,ma anche, di amore declinato in tutte le
sue forme( da quello materno che protegge Harry dall’anatema che uccide,a
quello tra gli amici fidati di sempre, ai compagni, fino all’amore tra uomo e
donna) l’amore è il motore della lotta, è la ragione per cui Harry e gli altri
membri dell’Ordine della Fenice sono pronti a morire. L’amore è la forza, è ciò
che porterà al trionfo di Harry ed alla sconfitta di Voldemort (più volte da
Silente accusato di non poter provare questo sentimento). La Rowling ha trovato
il giusto tempo e il giusto spazio per raccontare delle vicissitudini amorose
di ciascun personaggio ( vogliamo dimenticare Piton?)senza far apparire la
trama stucchevole e senza incentrarla solo su questo argomento. Tutti i
personaggi sono impegnati in una lotta più importante, una battaglia per il
bene superiore, per proteggere i propri cari. Ognuno conosce il proprio dovere,
ognuno sa che c’è un prezzo da pagare. Non c’è tempo per le smancerie o le
interminabili dichiarazioni di Bella ad Edward e viceversa. Ron ed Hermione ci
mettono sette anni per dichiararsi, ma in effetti non si dichiarano nemmeno,
non serve: Hermione bacia Ron dopo che lui sottolinea la necessità di liberare
gli elfi domestici delle cucine. Harry lascia Ginny perché deve andare in cerca
degli Horcrux, ma Ginny non va in depressione come Bella, anzi, mette su ad Hogwartz un fronte partigiano
contro Piton e i mangiamorte che infestano la scuola. Si amano davvero, ma non
in maniera morbosa ed assillante. Bella più di una volta nei libri sottolinea
il suo malessere nello stare fisicamente lontana da Edward! È amore? È follia!
Bella rinuncia alla sua umanità, alla sua famiglia, ai suoi amici e alla sua
vita per diventare vampiro, per stare accanto a lui? Si, romanticissimo se il
prezzo non fosse la propria vita.
Vogliamo parlare dell’epica battaglia
contro i Volturi che la Meyer ha promesso ai lettori fin dalla fine del secondo
libro? Dov’è? La Meyer tutte le volte che deve raccontare una scena di guerra o
la evita discostando lo sguardo e focalizzandosi (ma guarda un po’) sul
travaglio Bella-Edward, o non la racconta perché la voce narrante (sempre la
nostra superwoman) è svenuta, si è addormentata o è caduta. La parte più bella dei romanzi di Harry Potter era l’immancabile
battaglia finale, battaglie che in un climax ascendente diventano anno dopo
anno sempre più travolgenti, potenti ed importanti. Mentre leggevo dell’ultimo
scontro tra Harry e Voldemort, ricordo che mi tremavano le mani per quanto la
Rowling avesse tenuto altissima la tensione della scena: solo loro due, bacchette puntate che
camminano in cerchio, aspettando il momento opportuno per colpire. Una cosa del
genere la Meyer se la sogna.
Tutto è bene quel che finisce bene…
Qual è la prima cosa da fare
quando si sta scrivendo una saga? Costruire la storia e darsi un inizio uno
sviluppo ed una fine, e poi, scrivere il primo libro. In una sua intervista la
Meyer diceva candidamente al giornalista di “non avere minimamente idea di come
potesse finire il suo romanzo” e, a giudicare dalla qualità di Breaking Down,
penso che fosse assolutamente sincera. Il Quarto libro della saga di Twilight
ci regala subito: una gravidanza inspiegabile umana-vampiro, un lupo mannaro
innamorato Follemente di Bella che ha l’imprinting con la figlia
mezza-vampiressa-appena-nata di lei e del suo acerrimo nemico, il vampiro
Edward, che altro? Ah, si la trasformazione di Bella in vampiro; trasformazione
che al contrario delle più tetre premesse si rivela facile come cambiarsi le
mutande, e l’assenza totale dell’epico scontro che tutti aspettavano. Quattro libri,
uno più inspiegabile dell’altro con quelle quarantamila storie lasciate in
sospeso e mai giustificate tanto che una volta letta l’ultima parola dell’ultima
pagina dell’ultimo libro, tutto ciò che ti viene in mente è una sonora e lunga
parolaccia rivolta all’autrice, all’editore, al tuo libraio, ma, soprattutto a
te stesso che hai deciso di continuare a leggere questo abominio “fin proprio
alla fine”.
J.K.Rowling ci ha messo cinque anni per scrivere il primo libro, ha
delineato gli sviluppi della storia fin dalla prima pagina, e ha guidato i
lettori passo passo, scoprendo di volta in volta nuovi particolari. I libri
crescono con il lettore, diventando sempre più complessi man mano che Harry e
noi cresciamo. La Rowling guida i propri lettori come Silente guida il suo
pupillo, e , alla fine, quando tutto è finito, devi rileggerti tutto l’ultimo
capitolo perché con i lacrimoni che ti sono venuti giù, hai capito si e no due
parole.
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le Regine del Fantasy
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5
Oleh
Unknown
1 commenti:
commentiBellissimoooo.....
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