lunedì, febbraio 11, 2013

Ore 12: Mobilitazione silenziosa



Non so molto di “mobilitazione”. Non sono una di quelle che scende in piazza a “manifestare” ( al liceo qualche volta, ma lo si faceva anche solo per saltare una giornata di lezione avendo solo una minima idea di ciò per cui si stava manifestando). Non sono particolarmente schierata politicamente, anzi, più che altro sono politicamente disorientata.
 Per mobilitarsi ci vuole un particolare occhio, una qualche predisposizione a guardare al di là dell’orizzonte intuendo dove il mondo sta andando e cercare di cambiare il presente nel modo che sembra più opportuno e, almeno per adesso, io non mi sento pronta a schierarmi e a battermi per un ideale (perché sempre di ideali si tratta) che non riconosco come mio.

Chi si mobilita è un idealista, ha un’idea, un sogno che vuole realizzare e si impegna attivamente per ottenerlo, o anche no. La verità è che quando si “vive la storia” non si ha davanti il quadro generale, non la apprendi da un manuale dotato di appendice e indice dei nomi; la realtà è magmatica e indefinibile ed è difficile capire quali siano le giuste scelte da prendere, le giuste cause per cui combattere. 

A volte non sei tu a scegliere la causa, ma è essa che prende te. Come è successo a Oskar Schindler, imprenditore tedesco che dapprima attratto dalla vantaggiosità di assumere operai ebrei per la sua fabbrica si” troverà a salvare “ 1500 ebrei dagli orrori dell’olocausto.

 Schindler e Stern


Steven Spielberg nel 1993 dedicherà a questo eroe sui generis un meraviglioso film: “Schindler's List” premio oscar per miglior regia e miglior film. Il titolo contiene in sé un gioco di parole; esso infatti significa sia “la lista di Schindler” alludendo alla lista redatta da Schindler e Stern di tutti coloro che, lavorando per lui come operai non sarebbero stati destinati ad alcun campo di concentramento, sia: “il trucco di Schindler” esso è infatti un enorme imbroglio perpetrato ai danni dei nazisti: Schindler recita la parte dell’imprenditore senza scrupoli che sfrutta la manodopera ebraica a bassissimo costo; Si intrattiene con i più crudeli esponenti del nazismo come Amon Goth che la mattina invece di fare colazione con caffè e cornetto come tutte le persone normali impugna il suo bel fucile e gioca al tiro al bersaglio con gli ebrei.

 Schindler e Goth in una delle feste organizzate nella villa di Goth

Oskar Schindler non mette su una fabbrica di pentole e tegami per buon cuore nei confronti di un popolo perseguitato. All’inizio egli è mosso da puro spirito imprenditoriale, voglia di approfittare della guerra per arricchirsi: con i suoi raggiri, le mazzette e le amicizie importanti, riuscirà a guadagnare più denaro di quanto ne potesse umanamente spendere e gli ebrei per lui erano semplici operai, fonte di danaro. Dopo i rastrellamenti del ghetto di Cracovia comincerà a capire e a cambiare le sue priorità. Schindler arriva a pagare per riscattare ogni suo operaio e per garantirgli l’immunità. Nella fabbrica di Schindler non si ammazza, né si picchia per divertimento. Gli ebrei vengono trattati da uomini e rispettati. E quando da radio Londra si ascolta la notizia della resa incondizionata dell’ esercito tedesco e della conseguente cessazione delle ostilità, Oskar, attorniato dai “suoi” ebrei, si lascia prendere da un attimo di disperazione, rammaricandosi di non essere riuscito a salvarne altri.

Certo, magari ci stiamo apparentemente allontanando un po’ dal tema del mese, ma “mobilitazione” non è solo scendere nelle piazze, anzi, la storia insegna che i risultati migliori li abbiamo ottenuti agendo di nascosto, Oskar salva più di mille uomini con un trucco, in silenzio, rimanendo apparentemente tra le file della normalità e pranzando e folleggiando con Goth. Certo, mille ebrei sono un numero irrisorio in confronto ai milioni sterminati dai nazisti, ma sono pur sempre vite sottratte all’orrore. Quanti ne avrebbe salvati se fosse sceso i piazza a rivendicare i loro diritti? Probabilmente nessuno, e sicuramente avrebbe pagato con la sua vita.

 Schindler discorso finale

"Io sono un membro del partito nazista. Sono un fabbricante di munizioni varie. Sfruttatore del lavoro di schiavi. Io sono... un criminale. A mezzanotte voi sarete liberi e io braccato. Rimarrò con voi fino a cinque minuti dopo la mezzanotte, allo scadere dei quali – e spero che mi perdonerete – dovrò fuggire." 
Oskar Schindler 


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Oleh