venerdì, gennaio 25, 2013

Vita. Seta. Spettacolo quieto.

fotografia di Jaime Ibarra
“Era d'altronde uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla. Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare un giornata di pioggia.”

Hervé Joncour è immobile dinanzi al suo destino. La sua esistenza viene programmata prima da suo padre e poi da Baldabiou. Ma lui non si oppone: prima diventa militare, poi acquista e vende bachi da seta. Tutto scorre tranquillo nel piccolo paese di Lavilledieu, con sua moglie Hélène. Alessandro Baricco lo presenta così nel suo breve racconto visionario Seta.
Ma sarà proprio il suo lavoro a spingerlo in un nuovo mondo oltremare: il Giappone.
Finalmente qualcosa cambierà, si romperà: Hervé amerà una ragazzina dagli occhi non orientali, proprietà del signore Hara Kei, il rivenditore di quelle piccole e minuscole uova.

Joncour aspettava che la sua vita fosse condotta dagli altri. Lasciava che tutto piovesse dinanzi ai suoi occhi, che l'acqua trasportasse i suoi eventi e non lo sconvolgesse. Ma poi la piena: quella ragazzina dallo sguardo penetrante colpisce la sua anima addormentata. Il desiderio si infiamma, si riaccende la forza di combattere, di attraversare distese di terra e oceani pur di poterla rivedere. Hervé non conoscerà mai il suono della sua voce, ma potrà sentire il suo tocco, invisibile, come quello della seta.

Un uomo prudente alla ricerca della passione e della gioia di vivere.
Il francese ha rinchiuso nella sua gabbia interiore ogni sua emozione e aspetta, con calma apparente, di aprirne le porte e spalancarle alla felicità. Come la voliera che Hara Kei possiede nella sua dimora, ricca di uccelli. Li libera solo quando gli accade qualcosa di straordinario.
La ragazzina romperà quel ferro e farà volare le sue mille e sfaccettate emozioni.

Ma questo percorso, così ambiguo e così leggero e soave, porterà ad una consapevolezza più alta e differente.

Per quanto Hervé brami la ragazzina dagli occhi occidentali, l'amore per sua moglie sarà la sostanza con cui riempire quella gabbia, in cui prima o poi tutti gli uccelli liberati ritornano.

Hélène è una donna elegante e dalla voce bellissima, ma sopratutto intelligente: capirà e comprenderà i moti del cuore del marito e addirittura scriverà una lettera, fingendo che sia da parte della famosa sconosciuta dal volto da ragazzina.
Tradotta in giapponese da Madame Blanche, sarà carica di amore ed erotismo, in una danza di corpi che preannuncia una fine. “Non ci vedremo più, signore. Quel che era per noi, l'abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi: l'abbiamo fatto per sempre. Serbate la vostra vita al riparo da me. E non esistate un attimo, se sarà utile per la vostra felicità, a dimenticare questa donna che ora vi dice, senza rimpianto, addio.”
E Joncour porterà dentro di sè il ricordo di un amore consumato su un foglio bianco carico di significato.
Solo con la morte della moglie avrà la sua più grande epifania: Madame Blanche confermerà i suoi dubbi e metterà allo scoperto il grande peso portato da Hélène in silenzio. “ Sapete, monsieur, io credo che lei avrebbe desiderato, più di ogni altra cosa, essere quella donna.” Avrebbe desiderato essere colei che ha acceso l'anima dell'uomo.

Questo gesto riempierà realmente il suo cuore: l'amore per Hélène sarà eterno. E Hervé Joncour potrà richiudere la serratura di quella gabbia, e vivere il resto della sua vita, ancora una volta, da spettatore.

“Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.”

Condividi

articoli simili

Vita. Seta. Spettacolo quieto.
4/ 5
Oleh