giovedì, marzo 26, 2015

La buona novella. Fabrizio De André



Mi è capitato spesso di leggere su vecchie antologie musicali, che questo album non fu accolto con onori e allori neppure dallo zoccolo duro dei sui fan. Al primo ascolto non fu capito, forse neppure al secondo. Fu piuttosto un buon pugno nello stomaco ai più. A chi aspettava con ansia un inno alla protesta e alla contestazione di quegli anni, com'era di moda tra i cantautori impegnati, dovette dichiararsi sorpreso. Si ritrovò davanti infatti alle vicende di un Cristo, mai stato così terreno, così vivo. Fabrizio De Andrè spesso rispondeva che sì, lui era convinto di cavalcare la protesta, in fondo, diceva, io canto del più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Con le sue parole:

Eravamo in piena rivolta studentesca; i miei amici, i miei compagni, i miei coetanei hanno pensato che quello fosse un disco anacronistico. Mi dicevano: cosa stai a raccontare della predicazione di Cristo, che noi stiamo sbattendoci perché non ci buttino il libretto nelle gambe con scritto sopra sedici; noi facciamo a botte per cercare di difenderci dall'autoritarismo del potere, dagli abusi, dai soprusi.Non avevano capito - almeno la parte meno attenta di loro, la maggioranza - che La buona novella è un'allegoria.Paragonavo le istanze migliori e più ragionevoli del movimento sessantottino, cui io stesso ho partecipato, con quelle, molto più vaste spiritualmente, di un uomo di 1968 anni prima, che proprio per contrastare gli abusi del potere, i soprusi dell'autorità si era fatto inchiodare su una croce, in nome di una fratellanza e di un egualitarismo universali.

Credo che oggi - ritritando la banalità dell’espressione – questo album sia di un’attualità sconvolgente. Negli ultimi tempi, mi sono abituato infatti a leggere di Dio, o a sentirne discutere, sempre con il prefisso negativo. I termini che più gli si accompagnano sono la paura, la falsa giustificazione e spesso anche l'Odio. Sì, l'odio come presentazione, come anticamera.
Per ribaltare la situazione faccio alla Faber, appunto! In questi stessi giorni ascolto infatti, in un loop degenerativo, l’album di Fabrizio De Andrè La buona Novella. Il concept, come lo chiameremmo oggi, fu pubblicato nel 1970, dopo un lungo lavoro preparatorio. Lo studio fu guidato dall'analisi dei vangeli apocrifi, dagli scritti storici sulla figura del Nazareno, ma non solo. Per un lungo periodo infatti, laddove De Andrè faticava a trovare fonti scritte, le cercò sui muri affrescati. Si concesse un excursus nelle chiese che, a sua conoscenza, potevano raccontare qualcosa dalle pareti trasudanti medioevo e, quindi, tradizione popolare.
Da tutto questo nasce La buona novella, composto da: l'infanzia di Maria, Il ritorno di Giuseppe, Il sogno di Maria, Ave Maria , Maria nella bottega d'un falegname, Via della Croce, Tre madri e Il testamento di Tito. Il tutto introdotto e concluso dal laudate che ci introduce le vicende di Cristo con la lode il signore e termina con la stessa lode indirizzata però al figlio dell'uomo.
Molto è già stato scritto e detto su questo album quindi ho optato per un piccolo esperimento di linguistica(1). Lo so, è atroce ciò che sto per fare: è un po’ come se, animato da poteri ultraterreni, togliessi, non solo la passione, ma anche il piacere stesso nel fare l'amore. E' come se fosse una musica senza melodia e senza poesia. Un puro atto meccanico, senza pretese. Vedo già il tuo naso che si storce, ma concedimi qualche istante, vediamo assieme cosa ne esce fuori.

E’ interessante notare come, in un intero album dedicato a Gesù Nazareno, il suo nome non non compaia mai. E’ sotteso in tutti i pezzi, la sua luce illumina tutti gli angoli possibili, ma non viene mai citato. E' come sentire l’odore dei ravioli fatti in casa la domenica mattina, ma non riuscire mai neppure a vederli. Rimane sullo sfondo, anzi è lui stesso lo sfondo.
La vera protagonista è infatti Maria. Se sommiamo la frequenza con cui i termini Maria e Madre appaiono nei testi, totaliziamo la bellezza di ventuno ricorrenze. Maria rappresenta una sorta di guida per tutto il percorso che il cantautore ci propone. E' il nostro Virgilio nell'ascolto dell'album.
Le parole che hanno la maggior probabilità di trovarsi nelle vicinanze(2) del termine Maria (e che quindi colorano la sua figura) sono Ave (8,41) e  (7,08)(3). Questo binomio ci permette di analizzare la sua natura duplice: la prima terrena, di donna e madre, la seconda divina. Viene invocata, pregata perché possa intercedere per noi. Come madre, Maria è prima di tutto una madre normale, umana al cento per cento, carica di debolezze e con la voglia di protezione di tipica di una qualsiasi madre. Troviamo in aggiunta altri due termini che ne caratterizzano la figura: muore(7,63) e piange(8,37), a presagire quale sarà il suo ruolo nella narrazione storica.
Di uguale interesse è anche il discorso attorno alla parola figlio. Compare nei testi delle canzoni ben diciassette volte, facendone uno dei termini più ricorrenti. Le quattro parole che statisticamente è più facile trovare nelle vicinanze di questo termine sono: voglio, posso, pensarti, avrei (8,28). Sono termini terreni: pensare al figlio, avere un figlio, volere un figlio, poter avere un figlio/ poter essere un [buon] figlio. Il figlio in questione, Gesù, è prima di tutto figlio di una donna terrena, è figlio di Maria appunto. Un figlio fatto di carne e pronto a patire le sofferenze umane,(Sangue 6,28 e Cuore 5,7). Si ripropone qui il concetto che ci permette di osservare il soggetto del racconto, Gesù appunto, attraverso gli occhi di sua madre. Per avvicinarlo al termine Dio, dobbiamo scendere nel range statistico, di almeno un gradino. Lo troviamo infatti con una statistica di 6,14.
Passando al termine Dio, (che rimane comunque il lemma più volte ripetuto nel testo) è assolutamente chiaro che siamo di fronte a una figura che viene chiamata (8,49), invocata, pensata (6,91), ma non solo. A prevalere sembra infatti essere una sfumatura quasi al di fuori dalla concezione del Dio del nuovo testamento. E' un temuto(7,91), lodato(7,50), che uccide (7,49) ; non c'è traccia del perdono, tipico del messaggio cristiano tout cour.
Dopo questo piccolo esperimento non mi resta che liberarti e visto che sei arrivato fino in fondo ti propongo l'ascolto di uno dei pezzi dell'album. Si tratta de Il ritorno di Giuseppe. Il falegname rientrata a casa dopo una lunga assenza e ad aspettarlo c'è Maria, gravida di paure e di un figlio.








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(1) L'analisi è stata condotta con l'utilizzo di un software OS AntConc disponibile su http://www.laurenceanthony.net/software.html
(2) Con questa espressione ho sintetizzato ciò che i linguisti definiscono in molti modi, ognuno con delle tecniche di lavoro ben argomentate. Io mi sono limitato ad analizzare le parole che si trovano a sinistra e a destra del lemma in analisi, assumendo come range le cinque o le sei distanze, tenendo in considerazione il numero di volte che il termine rientra nel radar di analisi e la sua vicinanza con altri termini.
(3) I numeri che si trovano in corrispondenza dei termini segnalano un indice numerico per misurare la grandezza statistica descritta al punto due.

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4/ 5
Oleh