venerdì, gennaio 09, 2015

(What's The Story) Morning Glory? - 20 anni di Wonderwall




Some day you will find me, caught beneath the landslide, in a champagne supernova in the sky”


Manifesto rock made in UK, se non di tutto il rock almeno di quello firmato Gallagher, (What’s the Story) Morning Glory? è il secondo album dei cinque ragazzi di Manchester, pubblicato nell’ottobre del 1995 e nient’altro che il terzo album più venduto di sempre nel Regno Unito.
L’album è composto da dodici tracce animate da un sound che fu definito “riot music” dallo stesso Noel, in pieno stile BritPop dal punto di vista contenutistico e musicale, con l’impronta degli Oasis marchiata a livello strutturale da brani che si susseguono l’un l’altro senza un filo conduttore ben evidente. 
Solo piccole perle che emozionano ad ogni nota: la personalità di Liam trasposta a vibrazione sonora e la genialità di Noel, racchiusa in silenzioso e dirompente inchiostro che da schizzo sulla pagina si plasma in inno per le generazioni a venire. 
Dall’amatissima - e ormai inflazionata - Wonderwall, passando per Hello semplice e immediata che sembra creata per saltare su e giù suonando - male - un’invisibile chitarra fatta d’aria, Roll With it, singolo insieme a Some Might Say, il primo un rock semplice perfetto per un giorno con la faccia al sole cantando I think I've got a feeling I've lost inside, I think I'm gonna take me away and hide, I'm thinking of things that I just can't abide, il secondo colorato da una nostalgia surreale inaspettata, sotterranea, che non colpisce sin da subito ma si insinua lentamente ascolto dopo ascolto, fino a Don’t Look Back in Anger, inno all’amore giovane e malinconico tutto cantato da Noel. 
Grigie, riflessive Hey Now! con quel testo che svetta per virtuosismo piuttosto nelle strofe che nel ritornello - dice niente, I took a walk with my fame down memory lane, I never did find my way back ? - e Cast No Shadow, silenziosamente intime a Some Might Say, preparano il terreno al rock duro, trascinante e spiazzante di Morning Glory che nell’ombra di echi lontani e quasi apocalittici ci conduce senza fretta verso Champagne Supernova, finale acquoso, riflessivo, magnifico e sincero fino al paradosso sul ciclone stressante del successo, costellato da eccessi e pressioni che non risparmiano il cervello tanto quanto il finale esplosivo del brano, perfetta sintesi emozionale di un album che ha ormai 20 anni e non perde la capacità di emozionare.

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4/ 5
Oleh