Alle volte ci vuole coraggio per fare
musica, per fare la propria musica.
Il mercato discografico è pieno di
gente di scarso talento che con il pezzo giusto riesce a sfondare,
omologandosi con la moda musicale del momento.
Ed è anche pieno di gente di grande
talento che decide di non rincorrere il successo, ma realizzare
musica a modo proprio, correndo molti rischi, ma rispettando il
proprio io.
Questa è la creatività, oggi oggetto
misterioso nel mondo della musica.
La musica invece deve essere
creatività, perché è arte, e l'arte è una proiezione di tutto ciò
che è dentro di noi, non di quello che gli altri vogliono da noi.
La musica oggi deve essere creativa nel
sound, nell'immagine, nel videoclip, nella copertina.
Se poi sei “parente di” il tuo
compito è cento volte più arduo. Ma potrebbe essere cento volte più
semplice se si seguisse quello che fanno tutti, specie il tuo parente
più noto e di successo di te.
Solange Piaget Knowles è la sorella
della più nota Beyoncé, star mondiale dell'rnb poi tramutato in
pop. Perché si, il merito di Beyoncé, oltre alla sua voce
indiscussa e la sua abilità di performer, sta nell'aver reso l'rnb
un genere per un pubblico più ampio, accostandolo al pop di
tradizionale fruizione comune.
Non siamo qui per parlare di Bee però.
Solange è sempre stata chiamata la sorella di Beyoncé, e questo per
lei ovviamente era un ostacolo enorme per cercare di emergere nel
mondo della musica.
Poteva usarlo a suo vantaggio,
diventando una seconda B, con il suo stile, il suo sound.
Solange però dopo un debutto pop (Solo
Star, 2003) ha deciso di differenziarsi da tutti, cercando il suo
vero io, mettendo a disposizione dei suoi ascoltatori la sua creatività.
Ottima autrice, ha co-scritto tutti i
brani dell'album di debutto della sua “cugina famosa” (Kelly
Rowland), dimostrando di non essere solo un bel faccino e una bella
vocina.
Il percorso creativo di Solange
comincia con il suo secondo album, “Sol-Angel and the Hadley St.
Dreams” (2008), dove ricrea i suoni anni '60-70 della soul music,
con il risultato di un album elegante, fresco, intenso, stupefacente
per una giovanissima artista.
Solange non era però ancora convinta.
Ed è così che decide di abbandonare la sua casa discografica per
poter lavorare liberamente senza imposizioni esterne e deviazioni
creative.
Solange si appoggia così ad una
piccolissima etichetta di Brooklyn, la Terrible Records, per creare
il suo primo EP, che serve a far capire a chi è li fuori chi è
davvero Solange, e quale musica vuole fare.
Nasce così “True” (2011), un ep
che riprende la black music dei primissimi anni '80, che si spoglia
della dance anni '70, conservando alcuni strumenti e alcune
sensazioni, ma in una dimensione delicata, calda, avvolgente ed
estremamente alternativa.
Perché “True” è differente da
tutto ciò che oggi sentiamo in radio, eppure è radiofonico.
Solange ci porta il vero sound afro, in
atmosfere oggi assenti in qualunque altro album.
I suoi video sono un misto tra un “ego”
tutto afro-american (Losing You), e una disillusione dance (Lovers in
the Parking Lot).
Un mistro tra le eclettiche ridondanze
black anni '80 con le sue percussioni, e lievi candori di tastierina
dello stesso decennio, unione tra r'n'b e synth pop, senza sembrare
qualcosa di già ascoltato.
Sono solo sette brani a comporre questo
ep, ma vi accompagnano in un universo creativo così nostalgico che
non ne vorreste mai uscire.
Tutto in Solange è creativo, dalla
scelta del suono, dai video con questo sapore vivo ma suadente, ad un
look tutto “creolo” ed old-african, per poi finire nella scelta
delle cover.
La copertina originaria di True è
semplicemente costituita da due strisce arancio/rosso molto forte
sovrapposte, con il titolo in rilievo.
Qualcuno direbbe che è fatta in cinque
minuti. Invece racchiude il significato e l'essenzialità del lavoro.
Quelle due tonalità di colore racchiudono l'essenza soul del lavoro.
Invece la copertina alternativa
raffigura Solange in quello che sembra un decoupage fatto su una
valigia, molto vintage con i suoi tessuti, i suoi oggetti, le
fantasie, entrambe opera dell'artista newyorkese Mickalene Thomas.
Il risultato di tutto è curato,
attento, preciso ma con sbavature volute. La voce genuina di Solange
vi avvolge, senza autotune, senza mixaggi vocali, senza la necessità
di dover dimostrare di saper prendere una nota altissima, o di
mostrare chissà quale caratteristica fisica.
Vi fa ballare ma non è dance, vi farà
piangere ma non è soul, vi farà riflettere ma non sono ballad, vi
farà ridere ma non sarà pop.
Solange è semplicemente creativa, e
“True” è l'esempio per tutti coloro che vogliono fare la loro
musica e sperimentare il proprio io senza dover vendersi per qualche
copia in più.
So baby, is it all
you've got?
Tell me if you got some more-ore
I'm thinking of some time off, off
I'm dreaming of a time that you knew me
Tell me if you got some more-ore
I'm thinking of some time off, off
I'm dreaming of a time that you knew me
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Solange e l'afro-synth.
4/
5
Oleh
spiceboy88