venerdì, settembre 20, 2013

Solange e l'afro-synth.

Alle volte ci vuole coraggio per fare musica, per fare la propria musica.
Il mercato discografico è pieno di gente di scarso talento che con il pezzo giusto riesce a sfondare, omologandosi con la moda musicale del momento.
Ed è anche pieno di gente di grande talento che decide di non rincorrere il successo, ma realizzare musica a modo proprio, correndo molti rischi, ma rispettando il proprio io.
Questa è la creatività, oggi oggetto misterioso nel mondo della musica.
La musica invece deve essere creatività, perché è arte, e l'arte è una proiezione di tutto ciò che è dentro di noi, non di quello che gli altri vogliono da noi.
La musica oggi deve essere creativa nel sound, nell'immagine, nel videoclip, nella copertina.
Se poi sei “parente di” il tuo compito è cento volte più arduo. Ma potrebbe essere cento volte più semplice se si seguisse quello che fanno tutti, specie il tuo parente più noto e di successo di te.
Solange Piaget Knowles è la sorella della più nota Beyoncé, star mondiale dell'rnb poi tramutato in pop. Perché si, il merito di Beyoncé, oltre alla sua voce indiscussa e la sua abilità di performer, sta nell'aver reso l'rnb un genere per un pubblico più ampio, accostandolo al pop di tradizionale fruizione comune.
Non siamo qui per parlare di Bee però. Solange è sempre stata chiamata la sorella di Beyoncé, e questo per lei ovviamente era un ostacolo enorme per cercare di emergere nel mondo della musica.
Poteva usarlo a suo vantaggio, diventando una seconda B, con il suo stile, il suo sound.
Solange però dopo un debutto pop (Solo Star, 2003) ha deciso di differenziarsi da tutti, cercando il suo vero io, mettendo a disposizione dei suoi ascoltatori la sua creatività.
Ottima autrice, ha co-scritto tutti i brani dell'album di debutto della sua “cugina famosa” (Kelly Rowland), dimostrando di non essere solo un bel faccino e una bella vocina.
Il percorso creativo di Solange comincia con il suo secondo album, “Sol-Angel and the Hadley St. Dreams” (2008), dove ricrea i suoni anni '60-70 della soul music, con il risultato di un album elegante, fresco, intenso, stupefacente per una giovanissima artista.
Solange non era però ancora convinta. Ed è così che decide di abbandonare la sua casa discografica per poter lavorare liberamente senza imposizioni esterne e deviazioni creative.
Solange si appoggia così ad una piccolissima etichetta di Brooklyn, la Terrible Records, per creare il suo primo EP, che serve a far capire a chi è li fuori chi è davvero Solange, e quale musica vuole fare.

Nasce così “True” (2011), un ep che riprende la black music dei primissimi anni '80, che si spoglia della dance anni '70, conservando alcuni strumenti e alcune sensazioni, ma in una dimensione delicata, calda, avvolgente ed estremamente alternativa.
Perché “True” è differente da tutto ciò che oggi sentiamo in radio, eppure è radiofonico.
Solange ci porta il vero sound afro, in atmosfere oggi assenti in qualunque altro album.
I suoi video sono un misto tra un “ego” tutto afro-american (Losing You), e una disillusione dance (Lovers in the Parking Lot).
Un mistro tra le eclettiche ridondanze black anni '80 con le sue percussioni, e lievi candori di tastierina dello stesso decennio, unione tra r'n'b e synth pop, senza sembrare qualcosa di già ascoltato.
Sono solo sette brani a comporre questo ep, ma vi accompagnano in un universo creativo così nostalgico che non ne vorreste mai uscire.
Tutto in Solange è creativo, dalla scelta del suono, dai video con questo sapore vivo ma suadente, ad un look tutto “creolo” ed old-african, per poi finire nella scelta delle cover.
La copertina originaria di True è semplicemente costituita da due strisce arancio/rosso molto forte sovrapposte, con il titolo in rilievo.
Qualcuno direbbe che è fatta in cinque minuti. Invece racchiude il significato e l'essenzialità del lavoro. Quelle due tonalità di colore racchiudono l'essenza soul del lavoro.
Invece la copertina alternativa raffigura Solange in quello che sembra un decoupage fatto su una valigia, molto vintage con i suoi tessuti, i suoi oggetti, le fantasie, entrambe opera dell'artista newyorkese Mickalene Thomas.
Il risultato di tutto è curato, attento, preciso ma con sbavature volute. La voce genuina di Solange vi avvolge, senza autotune, senza mixaggi vocali, senza la necessità di dover dimostrare di saper prendere una nota altissima, o di mostrare chissà quale caratteristica fisica.
Vi fa ballare ma non è dance, vi farà piangere ma non è soul, vi farà riflettere ma non sono ballad, vi farà ridere ma non sarà pop.
Solange è semplicemente creativa, e “True” è l'esempio per tutti coloro che vogliono fare la loro musica e sperimentare il proprio io senza dover vendersi per qualche copia in più.
So baby, is it all you've got?
Tell me if you got some more-ore
I'm thinking of some time off, off
I'm dreaming of a time that you knew me

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4/ 5
Oleh