martedì, settembre 17, 2013

Diario di viaggio: prima tappa. "I'm in heaven!"

 
Brividi d'emozione, lacrime di gioia. Il cuore in gola. Abbiamo lottato dalla mattina, noi Devoti, per correre ad afferrare un posto in prima fila. Per arrivare a sfiorare il nostro dio, il nostro idolo. Che si chiami Dave, Martin o Andy, è per noi troppo importante.
Nessuno comprende davvero la nostra devozione, ma siamo scossi da un amore puro, portato così in alto. Moved, by a higher love.
Abbiamo urlato (io ho optato per “Come here, kiss me, now”), saltato, cantato fino a non poter più parlare, sino ad avere soltanto un immenso sorriso sul volto e l'anima in pace, esaltata in tutti i suoi sensi.
Un viaggio, il nostro, all'insegna della musica, dell'ebbrezza che i Depeche Mode sono in grado di regalarci con il loro calore, la loro grinta, la loro dolcezza, la loro forza magnetica.
Una devozione, appunto, la nostra, sino alla fine, per sempre.

Dopo ore estenuanti ma cariche di tensione, le luci iniziano ad animarsi e finalmente le note di “Welcome to my world” riempiono San Siro nella sua interezza, nel suo splendido sold out. L'adrenalina sale, invadendo tutto il corpo, attivando ogni parte nervosa e la gioia nel vederli salire su quel palco esplode. In quel momento dimentico chi sono, dimentico ogni problema, ogni disagio: sono sola con Loro, sono rapita dalla sensualità di Dave, dalla sua voce dai toni così caldi e profondi, sono in un mondo tutto mio, tutto nostro. I Depeche Mode mi trasportano con loro musica lasciandomi vibrare. Subito dopo ecco la seconda track del nuovo album Delta Machine (da cui prende il nome il tour), “Angel” e sono invasa dalla carica, dallo spirito elettro-rock che conquista tutti. Oh leave me here forevermore, I've found the peace I've been searching for.

Poi accade. “Walking in my shoes” prende vita e siamo in fibrillazione. Io piango. Le note della mia canzone preferita, del mio mantra, del sound che mi ha accompagnato nei momenti più difficili, prende vita davanti ai miei occhi con un Dave magnifico, così lontano dai tempi di Songs of Faith and Devotion, ma allo stesso tempo consapevole, più adulto e più uomo. Sembra che quasi stia parlando del suo passato, del loro, dei diversi ostacoli affrontati, del coraggio di farcela. E mi ritrovo semplicemente a cantare, ancora, e ad alzare le mani verso di lui, sperando che gli arrivino le mie emozioni, quello che provo ed è indescrivibile, tremo, il cuore batte forte. Quasi non riesco a descrivere il momento, è così intenso da non poter avere un equivalente in parole. Qui, a scrivervi, nel ricordare, mi manca il fiato. Credetemi, ho pianto, di nuovo.
But before you come to any conclusions, try walking in my shoes...
Quasi a ridestarmi arriva la dolcezza di “Precious” con la potenza delle parole che Martin regala ai suoi figli. Una ballata resa più coinvolgente, la cui acutezza viene sottolineata dalle mille sfaccettature di Dave e dal mitico Martin. Nel mix tra nuovo ed intramontabile, il pubblico si incendia al suono di “Black Celebration” targata 1986. Noi Devoti di ogni età. Mi viene subito in mente lo storico concerto al Rose Bowl di Pasadena con dei giovani Depeche e con ancora Alan Wilder.
Con il suo solito ritmo frizzante ci colpisce “Policy of Truth”, una delle perle del perfetto album “Violator”. A seguirla, quasi come una pantera, l'affascinante “Should be higher”. Dave con la sua sensualità quasi mi brucia l'anima. Love is all I want! Il suo vocalizzo rimbomba in tutto lo stadio coinvolgendo anche noi, ormai totalmente ammaliati.
Storditi, veniamo travolti dal nuovo ritmo di “Barrel of a gun”, testimonianza della lenta ripresa della band dopo la devastazione del Devotional Tour del 1993.
Con immensa gioia, Martin prende le redini del concerto per regalarci attimi di pace con la sua limpida voce e i toni pacati di una bellissima “Higher Love”. Il nostro cuore si innalza e balliamo complici, presi da questo amore che ci circonda, my soul's on fire. Inaspettatamente ci commuove una versione acustica di “Shake the Disease”, battiamo le mani e imitiamo l'acuto perfetto di Martin. Siamo nel sogno più bello della nostra vita. Dagli anni Ottanta siamo catapultati nel presente con la struggente “Heaven”. Un nuovo capolavoro dei Depeche, diventato già unico. La voce graffiante di Dave ti permette di chiudere gli occhi e abbandonare i sensi. Di lasciarti andare al ritmo lento e calzante, di sentire. E qui capisco di essere davvero in Paradiso. Grazie a Loro.

E come recita la successiva “Soothe my soul”, I'm coming for you... And I'm not leaving until I'm satisfied...
Nella remix version di Jacques Lu Cont i suoni non più così dark ed elettro di “A pain that I'm used to” ci fanno divertire e le parole ci ricordano di non perdere mai la speranza. On a note full of hope, not despair. La forza di un Dave volteggiante con la sua asta mi carica di adrenalina, coinvolta ormai dalla mitica “A question of time”, il cui ritornello è cantato da noi Devoti, elettrizzati dal famoso “Sing it!”.
Ancora una volta passiamo dal vortice dei ricordi a quello del presente: “Secret to the end”, il quarto singolo del nuovo album composto e scritto da Dave Gahan e Kurt Uenala (insieme a “Should be higher”).
Immancabile ad ogni concerto, “Enjoy the Silence” e così saltiamo e battiamo le mani a ritmo di musica mentre Martin ci regala le mitiche note dalla sua chitarra. Uno dei successi più importanti dei Depeche Mode ci unisce tutti, cantiamo con lo sguardo rivolto ai nostri idoli. All I ever wanted, all I ever needed, is here in my arms. Si, tutto ciò che desidero è qui, e voglio urlarlo al mondo intero. Mr Gore e Mr Gahan ci offrono minuti indimenticabili, l'asta del microfono è verso di noi, puntata verso l'infinito, verso il nostro universo. Un rito, in cui Martin balla e Dave, vicino alla sua chitarra, sancisce la conclusione con un Enjoy the Silence plateale.
Non riusciamo quasi a comprendere cosa stia accadendo quando, lentamente, le corde vibrano per introdurci la storica “Personal Jesus”: non voglio smettere, lasciatemi qui per tutta la vita! Intoniamo: Reach out and touch Faith, intono: Reach out and Touch Dave! Ho il fiato corto mentre ci salutano (momentaneamente) con una straziante “Goodbye”...I feel cured and serene in you...

Ma noi bramiamo di più! Martin apre l'encore con una versione acustica della profonda e dolce “Home”. E allora grazie per avermi portato qui, per avermi lasciato ascoltare la voce acuta e perfetta del nostro caro Gore, per avermi condotto a casa. Si innalza il nostro coro e sorridendo, col cuore in mano, il nostro idolo si incammina sulla passerella e ci guida in questa avventura. E' in estasi con noi. Torna Dave (lo confesso, è il mio amore) e ci trasporta nel remix di "Halo", quasi per un momento credo di essere nell'Exciter Tour e vedo le due coriste che accompagnano le note soavi. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare.

Inaspettatamente è la volta della vecchissima ma intramontabile “Just can't get enough”, direttamente dal 1981. Sorridiamo e balliamo presi dal ritmo fresco e limpido. Persino il calmo Andy ci incita a battere a le mani come per indicarci che davvero non ne avremo mai abbastanza.
Infatti io non ne avrò mai abbastanza nel vedere Dave che balla per noi ed intona “I feel you”. Oh sì, anche io ti sento, fin sotto la pelle, baby. Bye and bye.
Alzo gli occhi al cielo, prorompe il nostro inno: “Never let me down again”, ovviamente tutti conosciamo le parole, tutti sappiamo che alla fine della canzone le nostre braccia si muoveranno al ritmo della musica e la nostra mente sarà offuscata dall'emozione, così grande ed incontenibile in un momento di catarsi assoluta. Dave solleva l'asta e porta la testa all'indietro, sancendo la conclusione del concerto. Piango ancora (è successo così tante volte che non le ho nemmeno contate). Ci ringraziano e s'inchinano. E noi vorremmo non fosse mai finita.

Ma siano noi a dover ringraziare Loro, sono io a voler dire loro: Grazie.
Perché la potenza della loro musica mi ha aiutato anche negli attimi più oscuri e sempre sarà con me, accompagnandomi per tutta la vita.
E allora: Grazie ad Andy, al tuo essere il punto fermo e saldo del gruppo al quale aggrapparsi, alla tua timidezza e allo stesso tempo alla tua compostezza con la quale ci trasmetti il tuo amore. Grazie a Martin per le splendide canzoni e note scritte in questi anni, per la tua allegria e i tuoi sorrisi impacciati che riscaldano il cuore. Grazie a te, Dave, per essere il mio idolo, per essere stato così forte da risalire il buio, per essere qui ancora in grado di raccontarlo. Grazie per essere l'animale da palcoscenico più sexy e potente del mondo, grazie per la tua passione e per le tue calde parole, grazie per accendere la mia anima con la tua profonda e graffiante voce. Grazie ai Depeche Mode per esserci Devoti, grazie ai Depeche Mode per aver plasmato noi Devoti.

That's all there is, nothing more than you can feel now, that's all there is...Let me show you the world in my eyes...!

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Oleh