Brividi
d'emozione, lacrime di gioia. Il cuore in gola. Abbiamo lottato dalla
mattina, noi Devoti, per correre ad afferrare un posto in prima fila.
Per arrivare a sfiorare il nostro dio, il nostro idolo. Che si chiami
Dave, Martin o Andy, è per noi troppo importante.
Nessuno
comprende davvero la nostra devozione, ma siamo scossi da un amore
puro, portato così in alto. Moved, by a higher love.
Abbiamo
urlato (io ho optato per “Come here, kiss me, now”), saltato,
cantato fino a non poter più parlare, sino ad avere soltanto
un immenso sorriso sul volto e l'anima in pace, esaltata in tutti i
suoi sensi.
Un
viaggio, il nostro, all'insegna della musica, dell'ebbrezza che i
Depeche Mode sono in grado di regalarci con il loro calore, la loro
grinta, la loro dolcezza, la loro forza magnetica.
Una
devozione, appunto, la nostra, sino alla fine, per sempre.
Dopo
ore estenuanti ma cariche di tensione, le luci iniziano ad animarsi e
finalmente le note di “Welcome to my world” riempiono San Siro
nella sua interezza, nel suo splendido sold out. L'adrenalina sale,
invadendo tutto il corpo, attivando ogni parte nervosa e la gioia nel
vederli salire su quel palco esplode. In quel momento dimentico chi
sono, dimentico ogni problema, ogni disagio: sono sola con Loro, sono
rapita dalla sensualità di Dave, dalla sua voce dai toni così
caldi e profondi, sono in un mondo tutto mio, tutto nostro. I Depeche
Mode mi trasportano con loro musica lasciandomi vibrare. Subito dopo ecco la
seconda track del nuovo album Delta Machine (da cui prende il nome il
tour), “Angel” e sono invasa dalla carica, dallo spirito
elettro-rock che conquista tutti. Oh leave me here forevermore, I've
found the peace I've been searching for.
Poi
accade. “Walking in my shoes” prende vita e siamo in
fibrillazione. Io piango. Le note della mia canzone preferita, del
mio mantra, del sound che mi ha accompagnato nei momenti più
difficili, prende vita davanti ai miei occhi con un Dave magnifico,
così lontano dai tempi di Songs of Faith and Devotion, ma allo
stesso tempo consapevole, più adulto e più uomo. Sembra
che quasi stia parlando del suo passato, del loro, dei diversi
ostacoli affrontati, del coraggio di farcela. E mi ritrovo
semplicemente a cantare, ancora, e ad alzare le mani verso di lui,
sperando che gli arrivino le mie emozioni, quello che provo ed è
indescrivibile, tremo, il cuore batte forte. Quasi non riesco a
descrivere il momento, è così intenso da non poter
avere un equivalente in parole. Qui, a scrivervi, nel ricordare, mi
manca il fiato. Credetemi, ho pianto, di nuovo.
But
before you come to any conclusions, try walking in my shoes...
Quasi a
ridestarmi arriva la dolcezza di “Precious” con la potenza delle
parole che Martin regala ai suoi figli. Una ballata resa più
coinvolgente, la cui acutezza viene sottolineata dalle mille
sfaccettature di Dave e dal mitico Martin. Nel mix tra nuovo ed
intramontabile, il pubblico si incendia al suono di “Black
Celebration” targata 1986. Noi Devoti di ogni età. Mi viene
subito in mente lo storico concerto al Rose Bowl di Pasadena con dei
giovani Depeche e con ancora Alan Wilder.
Con il
suo solito ritmo frizzante ci colpisce “Policy of Truth”, una
delle perle del perfetto album “Violator”. A seguirla, quasi come
una pantera, l'affascinante “Should be higher”. Dave con la sua
sensualità quasi mi brucia l'anima. Love is all I want!
Il suo vocalizzo rimbomba in tutto lo stadio coinvolgendo anche noi,
ormai totalmente ammaliati.
Storditi,
veniamo travolti dal nuovo ritmo di “Barrel of a gun”,
testimonianza della lenta ripresa della band dopo la devastazione del
Devotional Tour del 1993.
Con
immensa gioia, Martin prende le redini del concerto per regalarci
attimi di pace con la sua limpida voce e i toni pacati di una
bellissima “Higher Love”. Il nostro cuore si innalza e balliamo
complici, presi da questo amore che ci circonda, my soul's on fire.
Inaspettatamente ci commuove una versione acustica di “Shake the
Disease”, battiamo le mani e imitiamo l'acuto perfetto di Martin.
Siamo nel sogno più bello della nostra vita. Dagli anni
Ottanta siamo catapultati nel presente con la struggente “Heaven”.
Un nuovo capolavoro dei Depeche, diventato già unico. La voce
graffiante di Dave ti permette di chiudere gli occhi e abbandonare i
sensi. Di lasciarti andare al ritmo lento e calzante, di sentire.
E qui capisco di essere davvero in Paradiso. Grazie a Loro.
E come recita la successiva “Soothe my soul”, I'm coming for
you... And I'm not leaving until I'm satisfied...
Nella remix version di Jacques Lu Cont i suoni non più così
dark ed elettro di “A pain that I'm used to” ci fanno divertire e
le parole ci ricordano di non perdere mai la speranza. On a note full
of hope, not despair. La forza di un Dave volteggiante con la sua
asta mi carica di adrenalina, coinvolta ormai dalla mitica “A
question of time”, il cui ritornello è cantato da noi
Devoti, elettrizzati dal famoso “Sing it!”.
Ancora una volta passiamo dal vortice dei ricordi a quello del
presente: “Secret to the end”, il quarto singolo del nuovo album
composto e scritto da Dave Gahan e Kurt Uenala (insieme a “Should
be higher”).
Immancabile ad ogni concerto, “Enjoy the Silence” e così
saltiamo e battiamo le mani a ritmo di musica mentre Martin ci regala
le mitiche note dalla sua chitarra. Uno dei successi più
importanti dei Depeche Mode ci unisce tutti, cantiamo con lo sguardo
rivolto ai nostri idoli. All I ever wanted, all I ever needed, is
here in my arms. Si, tutto ciò che desidero è qui, e
voglio urlarlo al mondo intero. Mr Gore e Mr Gahan ci offrono minuti
indimenticabili, l'asta del microfono è verso di noi, puntata
verso l'infinito, verso il nostro universo. Un rito, in cui Martin
balla e Dave, vicino alla sua chitarra, sancisce la conclusione con
un Enjoy the Silence plateale.
Non riusciamo quasi a comprendere cosa stia accadendo quando,
lentamente, le corde vibrano per introdurci la storica “Personal
Jesus”: non voglio smettere, lasciatemi qui per tutta la vita!
Intoniamo: Reach out and touch Faith, intono: Reach out and Touch
Dave! Ho il fiato corto mentre ci salutano (momentaneamente) con una
straziante “Goodbye”...I feel cured and serene in you...
Ma noi bramiamo di più! Martin apre l'encore
con una versione acustica della profonda e dolce “Home”. E allora grazie per avermi portato qui, per avermi lasciato ascoltare
la voce acuta e perfetta del nostro caro Gore, per avermi condotto a
casa. Si innalza il nostro coro e sorridendo, col cuore in
mano, il nostro idolo si incammina sulla passerella e ci guida in
questa avventura. E' in estasi con noi. Torna Dave (lo confesso, è
il mio amore) e ci trasporta nel remix di "Halo", quasi per un momento
credo di essere nell'Exciter Tour e vedo le due coriste che
accompagnano le note soavi. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare.
Inaspettatamente è la volta della vecchissima ma
intramontabile “Just can't get enough”, direttamente dal 1981.
Sorridiamo e balliamo presi dal ritmo fresco e limpido. Persino il
calmo Andy ci incita a battere a le mani come per indicarci che
davvero non ne avremo mai abbastanza.
Infatti io non ne avrò mai abbastanza nel vedere Dave che
balla per noi ed intona “I feel you”. Oh sì, anche io ti
sento, fin sotto la pelle, baby. Bye and bye.
Alzo gli occhi al cielo, prorompe il nostro inno: “Never let me
down again”, ovviamente tutti conosciamo le parole, tutti sappiamo
che alla fine della canzone le nostre braccia si muoveranno al ritmo
della musica e la nostra mente sarà offuscata dall'emozione,
così grande ed incontenibile in un momento di catarsi
assoluta. Dave solleva l'asta e porta la testa all'indietro, sancendo
la conclusione del concerto. Piango ancora (è successo così
tante volte che non le ho nemmeno contate). Ci ringraziano e
s'inchinano. E noi vorremmo non fosse mai finita.
Ma siano noi a dover ringraziare Loro, sono io a voler dire loro:
Grazie.
Perché la potenza della loro musica mi ha aiutato anche negli
attimi più oscuri e sempre sarà con me, accompagnandomi
per tutta la vita.
E allora: Grazie ad Andy, al tuo essere il punto fermo e saldo del
gruppo al quale aggrapparsi, alla tua timidezza e allo stesso tempo
alla tua compostezza con la quale ci trasmetti il tuo amore. Grazie a
Martin per le splendide canzoni e note scritte in questi anni, per la
tua allegria e i tuoi sorrisi impacciati che riscaldano il cuore.
Grazie a te, Dave, per essere il mio idolo, per essere stato così
forte da risalire il buio, per essere qui ancora in grado di
raccontarlo. Grazie per essere l'animale da palcoscenico più
sexy e potente del mondo, grazie per la tua passione e per le tue
calde parole, grazie per accendere la mia anima con la tua profonda e
graffiante voce. Grazie ai Depeche Mode per esserci Devoti, grazie ai
Depeche Mode per aver plasmato noi Devoti.
That's all there is, nothing more than you can feel now, that's all
there is...Let me show you the world in my eyes...!
Condividi
Diario di viaggio: prima tappa. "I'm in heaven!"
4/
5
Oleh
Ilaria Amoruso