giovedì, febbraio 11, 2016

Ciao, Luigi, ciao


"Vedrai, vedrai, vedrai che cambierà, forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà, vedrai, vedrai, non son finito sai, non so dirti come e quando, ma vedrai che cambierà"

Dagli occhi cupi e profondi, Luigi Tenco viene da sempre dipinto come un uomo dalla personalità controversa ed ambigua, uno spirito sensibile.
Un artista arrivato al pubblico soprattutto dopo la sua morte, avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 durante il Festival di Sanremo.

« Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi. »
Queste furono le parole che Luigi scrisse prima di uccidersi con un colpo di pistola, gettando un’ombra sul Festival della Canzone Italiana.

Attestato che si tratti di suicidio, molti credono si parli in realtà di omicidio a causa dei legami tra Tenco e il Psi e il suo viaggio in Argentina. Fatto sta che Tenco da quel momento in poi, entra nelle case degli italiani, come un uomo così fragile da spezzare la sua vita per non essere stato compreso dal pubblico. Quel pubblico al quale voleva arrivare e comunicare ciò che aveva dentro.
Della scuola genovese, cantautore,  partecipò anche a dei film tra cui “La cuccagna” con Donatella Turri nel quale cantò “La ballata dell’eroe” composta dall’amico Fabrizio De Andrè, e fu paroliere di numerosi artisti, ad esempio della band The Primitives con Mal.
La sua “Un giorno dopo un altro” divenne la sigla del famoso sceneggiato televisivo Il commissario Maigret.

La sua voce così calda e sofferta, profonda, ricca di sentimenti, rende ogni canzone un intrinseco mondo di emozioni. Da “Vedrai, vedrai” a “Mi sono innamorato di te”, a “Ciao amore ciao” a “Lontano lontano”, in ogni testo di Luigi c’è un messaggio che viene dalla sua anima così satura che traspare dai suoi occhi profondi e scuri.

La ormai famosa “Ciao amore ciao”, cantata anche dalla sua compagna Dalida, in realtà aveva un altro titolo, “Li vidi tornare”,  ma Tenco decise di modificare il testo, il quale narrava di alcuni soldati che partivano per la guerra del  Risorgimento. Il brano non fu apprezzato, prendendo solo una manciata di voti, inoltre la performance di Tenco fu fuori tempo a causa della paura e dell’emozioni del palco del Festival. Grazie a Dalida la canzone ebbe maggior successo, ma fu comunque scartata. Questo apparve agli occhi di Luigi come un fallimento.

Ad oggi non sapremo mai se realmente Luigi Tenco abbia deciso di porre o meno la sua vita e cosa provasse, se delusione o rabbia, ma sappiamo che la sua musica, così dolce e leggera, e le sue parole così forti, non potranno mai essere dimenticate. Alla fine, anche se soffrendo, Luigi ce l’ha fatta.



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