venerdì, settembre 27, 2013

Keith Haring e i suoi "omini": quando l'arte è quotidiana.

Quante volte vi siete fermati davanti alle vetrine di uno di quei negozi di “modernariato”, fissando un cuscino con un omino stilizzato disegnato sopra?
Oppure in un ufficio avete visto un quadro con quello stesso omino che salta su uno sfondo bianco?
Quanti di voi avranno pensato “che figa la maglietta con l'omino”, e se la sono messa per una intera estate?
Ma quanti di voi sanno davvero cosa sono quegli omini, chi li ha inventati, e cosa significano?
La risposta alle prime tre domande è sicuramente tanti, tantissimi, un po' tutti.
La risposta alla quarta domanda è sicuramente quasi nessuno.
No, non voglio far vedere che ne so più di voi, perché anche io ho ammirato quei famosi omini per anni senza sapere cosa fossero.
Keith Haring
Keith Haring è uno dei maggiori artisti pop di sempre, emblema dell'arte visuale post-pop art, un misto tra Andy Warhol e Madonna.
Peccato che Keith non sa di esserlo diventato, morto a soli 31 anni nel 1990.
Ma nei suoi pochi anni di vita Keith ha realizzato opere ancora oggi stimate e catalogate nella “graffiti art”, perchè lui era solito dipingere i suoi famosi omini sulle pareti.
Non era semplice arte di strada, perchè i suoi disegni racchiudevano principi della vita, della morte, della pace e della guerra.
Mi sono sentito stupido dopo aver capito chi avevo davanti, e riconoscendo di aver visto da sempre quegli schizzi senza capire chi era la mano dietro quei colorati omini che invadono la vita quotidiana di molti.
Perchè specie in Italia, e specie negli ultimi anni, le opere di Keith Haring hanno avuto una forte commercializzazione, venendo stampate su qualsiasi superficie bianca e acquistabile.
I negozi di modernariato ne sono pieni, ma anche tanti centri commerciali, e un suo quadro era persino appeso nella mia scuola guida.
Dettaglio forse opinabile, ma ormai da quando ho conosciuto mister Haring mi domando sempre se chi acquista questi oggetti sappia che non è solo una stampa molto frequente, ma pezzo della storia pop del nostro millennio.
Perchè le opere di Keith saranno anche stampate ovunque, ma di lui non si parla praticamente mai, ed è un peccato che l'AIDS lo abbia strappato alla vita così presto.
Sarebbe stato davvero interessante vedere la sua arte mista alla pop music anni '90, sarebbe stato un connubio imperdibile, e Keith sarebbe potuto essere l'unico vero erede di Andy Warhol nella pop art, che lo stimava profondamente.
Keith Haring fu ispirazione anche per una giovane icona all'inizio della sua trentennale carriera. Infatti il nostro pittore era grande amico di Madonna, la quale portava le opere di Keith stampate su giacche e gonne. Ma non solo, nel 2008, durante il suo Sticky & Sweet Tour, un video raffigurante le opere di Haring in movimento veniva proiettato come backdrop sui maxi schermi durante la performance di Into The Groove, classico anni '80 della Ciccone.
Madonna e Keith Haring
L'amicizia tra i due era grande, tanto che Madonna subito dopo la morte dell'artista dedicò a lui una tappa del suo Blond Ambition World Tour, devolvendo tutti i ricavati alla lotta contro l'AIDS.
Le opere di Haring sono nei musei di tutto il mondo, tante le mostre e le manifestazioni dedicate a lui, anche in Italia, dove nel 2005 andò in onda il "The Keith Haring Show” durante la Triennale di Milano. La sua arte è strettamente collegata a tutto ciò che è anni '80, ed è dispera in decine di artwork musicali del tempo.
La sua arte fu anche mezzo di diffusione di una cultura sul sesso sicuro alla fine degli anni '80, voluta da Keith stesso, apertamente gay e sostenitore della lotta contro l'aids e pro-educazione sessuale anche per i giovanissimi.
La carriera di Keith Haring fu intensissima ma breve, e per questo spesso si tende a dimenticarlo tra i grandi nomi che hanno fatto la pop art e la storia dei graffiti anni '80, ma la forza mediatica che ancora oggi le sue opere espandono, dimostra l'universalità della sua arte e del suo messaggio.
Da oggi chissà, guardando quegli omini spensierati sorriderete pensando a Keith, che non era interessato tanto al lato economico della commercializzazione delle sue opere, ma a quello che significava socialmente e artisticamente, la fine di barriere mentali e di distinzione tra grandi e piccole opere, tra ARTE e arte, perchè lui dipingeva nelle gallerie delle metropolitane, senza sapere che un giorno sarebbe stato nelle case di tante persone.

Condividi

articoli simili

Keith Haring e i suoi "omini": quando l'arte è quotidiana.
4/ 5
Oleh