lunedì, gennaio 25, 2016

Vanity Fair: La commedia è finita

"Il regista che siede sul palcoscenico 
davanti al sipario a contemplare la Fiera,
 si sente pervadere dal sentimento 
di profonda malinconia 
che gli ispira quel luogo brulicante di folla."


Iniziare questo articolo è un po' come fare un salto indietro di quasi cinque anni nella mia vita come studente universitario, in quanto vi parlerò del primo libro che ho letto in ambito universitario. Il lettore certamente abbandonerà l'articolo dopo aver letto la prima frase, pesando che recensisca un manuale universitario o che mi metta a spiegare gli aspetti tecnici e stilistici di un romanzo. In realtà voglio semplicemente parlarvi di come mi abbia profondamente colpito e trasformato la lettura del libro: "Vanity Fair: A novel without a Hero " (La fiera della vanità). Già il sottotitolo attira l'attenzione del lettore, in quanto non esiste una "novel" romanzo senza eroe, dove manca quindi la morale e l'anti morale (permettetemi questa licenza poetica).
Protagoniste della storia sono due ragazze Rebecca (Becky) Sharp e Amelia (Emmy) Sedley, due amiche talmente opposte, da poter quasi sembrare complementari ma molto, anzi totalmente distanti sul piano morale e sociale.
Becky è la ragazza che aspira ad essere una Lady, vuole diventare un qualcuno e ottenere lusso, potere e ricchezza, tutte cose che in giovane età le sono state negate a causa della condizione economica precaria in cui vessava la sua famiglia. La donna sarà disposta a tutto, pur di ottenere ciò che vuole.
Amelia è una ragazza dolce pacata, una inetta, se paragonata a Becky. Vive costantemente nel suo mondo patinato immaginario, se così lo si può definire, dove le sue uniche ragioni d'esistenza sono il marito George Osborne e il figlio George. Amelia idealizzerà la figura del marito per tutto il romanzo fino a quando non scoprirà che in realtà ha amato, e ha giurato amore eterno anche dopo la morte alla persona sbagliata.
Già l'introduzione di queste due protagoniste promette al lettore una grande serie di dinamiche che si amalgameranno nel corso della storia intrecciando i diversi personaggi su diversi piani, sia sociali che emotivi.
L'opera ha il sottotitolo di A novel whitout a Hero, poiché nella storia manca il vero e proprio eroe in quanto nessuno è capace di imporsi veramente sia nelle dinamiche che come un vero e proprio personaggio di spicco, che riesce a spuntarla. Sebbene forse ci sia un personaggio che solo nelle ultime pagine si può realmente definire un eroe: William Dobbin, migliore amico del marito di Amelia, segretamente innamorato di quest'ultima ma sempre rifiutato a causa dell'amore ossessivo della donna nei confronti del suo ex marito deceduto in guerra.
Dobbin, forse può essere definito l'unico eroe, poiché a differenza di tutti gli altri personaggi è l'unico che mantiene una coerenza morale dall'inizio alla fine, ed è l'unica persona leale e sincera sia per i personaggi che ruotano attorno a lui, e sia per il lettore in quanto l'unico punto fermo all'interno di questa vastissima Fiera della Vanità dove ogni personaggio ricopre un ruolo, come se fosse a teatro, ma cambia la sua maschera a seconda delle necessità.
Lo stesso autore/narratore ricorda questo dettaglio sia all'inizio del romanzo nella premessa che alla fine, quando conclude il romanzo con questa frase: "Ah! Vanitas Vanitatum! Which of us is happy in this world? Which of us has his desire? or, having it, is satisfied?-Come, children, let us shut up the box and the puppets, for our play is played out."
Personalmente ritengo la penna di William M. Thackeray, la più geniale e anche la più irriverente della letteratura inglese, poiché con una magistrale armonia, e con una grandissima padronanza è riusciuto a sfumare ogni singolo personaggio della storia, dai protagonisti fino a delle semplici comparse. E come lo sguardo d'insieme con il quale apre il libro, allo stesso modo riesce ad entrare scalfendo la superficie nella psicologia e nell'intimità di ogni singolo personaggio.

"In una splendida mattina di giugno, 
nel secondo decennio del nostro secolo, 
davanti al grande cancello di ferro 
dell'educandato femminile di Miss Pinkerton..."

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4/ 5
Oleh