giovedì, aprile 17, 2014

Coriolanus al National Theatre di Londra

La forza di un soldato non sta nell'energia che impiega per intimidire l'avversario inviando un mucchio di segnali, ma nella capacità di concentrare in sé la forza focalizzandosi su sé stesso.”(L'eleganza del riccio, Muriel Barbery)


L'eleganza del riccio” mi ha ispirato oggi: ha racchiuso in una frase l'essenza del Coriolano di Shakespeare e della magnifica interpretazione di Tom Hiddleston.
Caio Marzio (poi chiamato Coriolano per aver preso la città di Corioli) è il miglior soldato romano repubblicano in circolazione e grazie alla sua abilità in campo e alle sue capacità riesce a distruggere qualsiasi esercito abbia di fronte.
Il Maestro Shakespeare ci disegna un uomo dedito al suo essere, alla sua anima da combattente, orgoglioso e cosciente di essere più forte e più in alto di molti altri uomini.
Il suo coraggio è esemplare, per lui battersi da solo dinanzi a più di mille volsci non è un atto stupido e suicida, ma è dedizione alla sua patria e alla sua essenza..
Il suo cuore è libero, parla attraverso le sue labbra e non pone filtri, non usa la parola come arma ma giunge dritto al punto, come la lama della spada.
E' coerente, fermo, solido. Rispetta sua madre e ama sua moglie.
Eppure.
Eppure i trubuni della plebe lo vedono come una minaccia. Eppure lasciano che sia bandito dalla città, lasciando cadere i suoi onori e i suoi incarichi. Ripudiano il loro unico difensore.

Caio Marzio non riesce a difendersi, non crede nel mentire per accattivarsi il favore degli altri, dei più deboli. Li disprezza, non può mostrare loro le sue ferite, non può vantarsi per ciò che doveva essere fatto.
Non può chiedere loro perdono. Non può.
E' fermo sulle sue convinzioni. E' migliore di chi è codardo, di chi si lascia manipolare, di chi piange per il grano e non crede nel potere del senato.
Non può essere un console romano, se il popolo non crede nel suo valore. Se non si fida dei suoi comandanti.

Caio Marzio lascia la sua casa e cerca il suo nemico, Aufidio. Stringe un patto con lui. Marcia su Roma per distruggerla.
Solo allora tutti vedono il grande errore che è stato commesso. Solo allora le parole di Volumnia, sua madre, di Menenio e di Cominio hanno giustizia.
Solo allora Volumnia si inchina dinanzi al suo grande figlio per chiedere il perdono e la pace.

Tom Hiddleston incarna tutte le qualità insite nella dura personalità di Coriolano. Riesce con un solo sguardo a comunicare più di mille parole e mille emozioni. Commuove. Ti rapisce. Ti porta a credere fino in fondo nel personaggio.
E ha una classe in grado di affascinarti sino all'ultimo atto, quello più intenso, quello più difficile.
La morte di Coriolano diviene dolore, per quanto le convinzioni di quest'uomo possano sembrare del tutto lontane dall'idea di democrazia e ugualianza che abbiamo, soffriamo per averlo perso. Ci battiamo per lui durante tutta la durata della rappresentazione.
Ci fa entrare in ogni singola sfaccettatura del suo animo nobile e duro.
Impariamo a conoscere una tragedia così poco raccontata e apprezzata, arriviamo ad attualizzare anche ciò che ci appare così lontano.

Gli altri personaggi riescono bene ad inserirsi di contorno alla forte aurea che Hiddleston crea attorno al suo Caio Marzio.
Mark Gattis, Deborah Findlay e Hadley Fraser portano in scena Menenio, Volumnia e Aufidio quasi alla pari del protagonista.
Volumnia incarna la matrona romana, dedita a suo figlio e alla patria. Lo conduce sin da bambino in guerra, lo plasma come uomo, lo rende forte. Meglio che sia morto piuttosto che vivo ma senza onori.
Un'interpretazione forte e carismatica, in grado di reggere i lunghi dialoghi con Hiddleston e farci commuovere.
Sarà soltanto Volumnia colei che riuscirà a piegare l'animo di Coriolano e a rinunciare alla vendetta. Rinuncia che lo porterà alla morte per mano dei Volsci.


Menenio, invece, è irriverente, il tipico senatore romano capace di stregare con le parole piuttosto che con i fatti. Gattis è un attore straordinario, le sue interpretazioni sono sempre perfette e colgono sempre il lato ironico del personaggio.
A differenza di Aufidio, così dedito alla guerra e all'odio verso i romani, da piegarsi anche di fronte alle richieste di colui che ha distrutto la sua città. Di baciare Coriolano e affidargli il suo esercito.
Le scene tra i due soldati sono sempre cupe e tese, affascinanti e cariche di emozione.
Il loro combattimento in battaglia lascia senza fiato.

Altri nomi importanti scorrono sulla scena diretta da Josie Rourke: Birgitte Hjort Sorensen (Virgilia, moglie di Coriolano), Alfred Enoch (lo ricordete come Dean Thomas in Harry Potter), Elliot Levey e Helen Schlesinger (i “maligni” tribuni della plebe).
Il set appare ben diverso dalla classica città romana, ma lascia trasparire un senso di imponenza e oppressione allo stesso tempo. Un muro rosso cupo, una scala spoglia usata per le battaglie, vernice rossa sul pavimento, rimandi al sangue e alle ferite che Coriolano ma anche gli stessi romani portano.

Ringrazio gli dèi per aver scelto di vedere questo dramma. La potenza dell'inglese in questo caso vale molto più di mille doppiaggi, per cui lasciate perdere l'italiano e al massimo usate i sottotitoli.
Shakespeare va seguito per ciò che è, Coriolano va vissuto in tutto e per tutto.
E soprattutto ringrazio Tom Hiddleston per aver trasmesso la forza di uomo così lontano, eppur così vicino a noi.

Would you have me false to my nature? Rather say I play the man I am.” (Coriolanus, act 3, scene 2)


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4/ 5
Oleh

2 commenti

commenti
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sabato, aprile 19, 2014 1:57:00 PM

bellissima recensione, mi ha fatto rivivere le emozioni di quando l'ho visto. Grazie.

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