Gil, il protagonista di “midnight in Paris” di Woody Allen, è innamorato della scintillante Parigi degli anni venti, popolata di grandi artisti come Heminguay, Fitzgerald e Picasso …

Il protagonista del film, è un aspirante scrittore ed il romanzo a cui sta lavorando parla di un negozio nostalgia. Cos’è un negozio nostalgia? È presto detto: un negozio che conserva tutte quelle cianfrusaglie delle epoche passate. Un luogo dove almeno con qualche cimelio, si può avere l’impressione di far rivivere un passato più consono alla nostra indole.

Di “Sindrome dell’epoca d’oro” ne hanno sofferto praticamente tutti perfino gli antichi romani. Andateglielo a dire a Petrarca, che andava in brodo di giuggiole ogni volta che pensava alla favolosa res publica romana, che Cicerone si strappava i capelli e si mordeva le mani all’idea che se fosse nato solo qualche secolo prima, avrebbe potuto camminare a braccetto con Catone il censore e scialarsi in quella vecchia Roma dove il mos maiorum era la prassi.

I giovani americani degli anni settanta restavano attaccati allo schermo quando veniva trasmesso “happy days” o “Grease” ed invidiavano la spensieratezza degli anni cinquanta.
La sindrome dell’età dell’oro è una “malattia” diffusa, più di quanto non si pensi. È raro trovare qualcuno che si trovi veramente a proprio agio con l’età in cui vive, ma in generale il problema maggiore lo abbiamo con il concetto di presente: ci sono gli ottimisti che guardano con speranza al futuro, proiettando in questa nebbia non ancora definita tutte le aspirazioni e le soddisfazioni che si aspettano dalla vita; e poi ci siamo noi (e si, mi ci metto in mezzo pure io) i nostalgici.
Nostalgici di cosa, poi? Nostalgici, di qualsiasi cosa, di un posto, un luogo che ci siamo persi, di qualcosa che non tornerà mai e che non abbiamo mai potuto conoscere. Di un’immagine di un paesaggio ed una musica che possiamo solo immaginare ma che non potremo mai afferrare.

Nell’era di whatzapp e di Facebook , della tv on demand e dello streaming leggi della famiglia Bennet riunita attorno al fuoco a leggere e a giocare a carte, dei timidi sguardi tra innamorati e ti chiedi dove sia andata a finire la poesia di un incontro, quando l’incontro nasce virtualmente su una chat.
La pagina digitale ha sostituito la carta da lettere; il foglio impiastricciato di rossetto e profumo che la fidanzatina inviava al promesso sposo è stato rimpiazzato dalla foto allo specchio col culo all’aria (e scusate il francesismo).

Per Gil di “Midnight in Paris” l’epoca d’oro è la Parigi anni venti, per la bella Adriana è la "belle époque" per me è la campagna inglese di primo ottocento, così come ce la racconta Jane Austen, o, insomma qualsiasi inglese vissuto in quell’epoca.
E per voi? Di quale epoca mai vissuta hanno nostalgia i Prudenti ed i loro lettori?
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Il Blog Nostalgia - sindorme dell'epoca d'oro.
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