Dai più schifosi oggetti siamo
attratti;
e ogni giorno nell'Inferno ci
addentriamo d'un passo,
tranquilli attraversando miasmi e
buio.” (da Al lettore)
E' la Decadenza che attraversa il tempo
in cui vive Charles Baudelaire, quel senso di impotenza nei confronti
di ciò che accade all'esterno, nel mondo, nella società
in cui si vive, che corre frenetica verso il progresso. E'
quell'angoscia che l'uomo avverte dentro di sé, o quel demone
che mangia la sua anima, è il senso di pessimismo nei
confronti di una civiltà sviluppata, è l'impossibilità
di reagire a tutto questo.
Quella Noia (Spleen) che
lentamente consuma il mondo, lo soffoca, fino a far dimenticare
perché l'uomo sia uomo, perché il poeta sia poeta.
Baudelaire vive in un'epoca, la seconda metà dell'Ottocento,
in cui l'artista ha perso la sua identità e il suo ruolo
all'interno della società, e si sente simile a un pagliaccio,
a una ballerina, o a una prostituta; è un albatro che vola
alto nel cielo ma è “esule in terra fra gli scherni”, non
può planare sul mondo perché questo ride di lui, lo
dipinge di ridicolo, lo emargina.
Sperimenta gli abissi del male da cui
vorrebbe risalire ma non può.
“Com'è fiacco e sinistro il
viaggiatore alato!
E' comico e brutto, lui prima così
bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che
volava!
Il Poeta è come lui,
principe delle nubi
che sta con
l'uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra
gli scherni, impediscono
che cammini le sue
ali da gigante.” (da L'albatro)
Tutto questo è
presente nella sua più grande raccolta Les fleurs du mal
(1857), dove Spleen e Ideale sono in perenne tensione, in una
lotta che non concilia più ciò che è ideale da
ciò che è reale e inesorabilmente lascia che si cadi
nel tedio dell'esistenza.
Baudelaire vede se
stesso come un poeta anonimo, un poeta che ha perduto la sua aureola
(poemetto Perdita d'Aureola) ma ne è felice: è
la consapevolezza di tale perdita che determina la modernità e
la qualità della poesia.
In un susseguirsi
di prosa e poesia, di comico e sublime, Charles Baudelaire crea
l'arte della dissonanza, un processo nuovo e moderno. Lui che è
il padre della poesia definita tale.
Tuttavia la
specificità della poesia stessa fu ricercata non sono nel
linguaggio ma anche nel campo più vasto e comprensivo
dell'immaginazione.
“Solo
l'immaginazione”, egli scrisse, “contiene la poesia.”
Solo
l'immaginazione del poeta può infatti ordinare la natura, può
riunire in un'unica armoniosa percezione intellettuale quell'universo
che i nostri sensi percepiscono come incoerente e contraddittorio.
“Io voglio
illuminare le cose con il mio spirito e proiettarne il riflesso sugli
altri spiriti.” Baudelaire è colui che traduce i “simboli”
del mondo e “le corrispondenze” della natura, i sottili
misteriosi legami attraverso i quali “i profumi, i colori e i suoni
si rispondono”. (da Corrispondenze)
Così
Modernità e Decadenza si stringono la mano. Così
Charles Baudelaire rende viva la realtà in cui l'uomo è
perso.
“Senza tamburi,
senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente
nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e
Angoscia, dispotica e sinistra,
va a piantarmi sul
cranio la sua bandiera nera.” (da Spleen)
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Baudelaire: il signore della Decadenza
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Oleh
Ilaria Amoruso