“La
forza di un soldato non sta nell'energia che impiega per intimidire
l'avversario inviando un mucchio di segnali, ma nella capacità
di concentrare in sé la forza focalizzandosi su sé
stesso.”(L'eleganza
del riccio, Muriel Barbery)
“L'eleganza
del riccio” mi ha ispirato oggi: ha racchiuso in una frase
l'essenza del Coriolano di Shakespeare e della magnifica
interpretazione di Tom Hiddleston.
Caio
Marzio (poi chiamato Coriolano per aver preso la città di
Corioli) è il miglior soldato romano repubblicano in
circolazione e grazie alla sua abilità in campo e alle sue
capacità riesce a distruggere qualsiasi esercito abbia di
fronte.
Il
Maestro Shakespeare ci disegna un uomo dedito al suo essere, alla sua
anima da combattente, orgoglioso e cosciente di essere più
forte e più in alto di molti altri uomini.
Il
suo coraggio è esemplare, per lui battersi da solo dinanzi a
più di mille volsci non è un atto stupido e suicida, ma
è dedizione alla sua patria e alla sua essenza..
Il
suo cuore è libero, parla attraverso le sue labbra e non pone
filtri, non usa la parola come arma ma giunge dritto al punto, come
la lama della spada.
E'
coerente, fermo, solido. Rispetta sua madre e ama sua moglie.
Eppure.
Eppure
i trubuni della plebe lo vedono come una minaccia. Eppure lasciano
che sia bandito dalla città, lasciando cadere i suoi onori e i
suoi incarichi. Ripudiano il loro unico difensore.
Caio
Marzio non riesce a difendersi, non crede nel mentire per
accattivarsi il favore degli altri, dei più deboli. Li
disprezza, non può mostrare loro le sue ferite, non può
vantarsi per ciò che doveva essere fatto.
Non
può chiedere loro perdono. Non può.
E'
fermo sulle sue convinzioni. E' migliore di chi è codardo, di
chi si lascia manipolare, di chi piange per il grano e non crede nel
potere del senato.
Non
può essere un console romano, se il popolo non crede nel suo
valore. Se non si fida dei suoi comandanti.
Caio
Marzio lascia la sua casa e cerca il suo nemico, Aufidio. Stringe un
patto con lui. Marcia su Roma per distruggerla.
Solo
allora tutti vedono il grande errore che è stato commesso.
Solo allora le parole di Volumnia, sua madre, di Menenio e di Cominio
hanno giustizia.
Solo
allora Volumnia si inchina dinanzi al suo grande figlio per chiedere
il perdono e la pace.
Tom
Hiddleston incarna tutte le qualità insite nella dura
personalità di Coriolano. Riesce con un solo sguardo a
comunicare più di mille parole e mille emozioni. Commuove. Ti
rapisce. Ti porta a credere fino in fondo nel personaggio.
E
ha una classe in grado di affascinarti sino all'ultimo atto, quello
più intenso, quello più difficile.
La
morte di Coriolano diviene dolore, per quanto le convinzioni di
quest'uomo possano sembrare del tutto lontane dall'idea di democrazia
e ugualianza che abbiamo, soffriamo per averlo perso. Ci battiamo per
lui durante tutta la durata della rappresentazione.
Ci
fa entrare in ogni singola sfaccettatura del suo animo nobile e duro.
Impariamo
a conoscere una tragedia così poco raccontata e apprezzata,
arriviamo ad attualizzare anche ciò che ci appare così
lontano.
Gli
altri personaggi riescono bene ad inserirsi di contorno alla forte
aurea che Hiddleston crea attorno al suo Caio Marzio.
Mark
Gattis, Deborah Findlay e Hadley Fraser portano in scena Menenio,
Volumnia e Aufidio quasi alla pari del protagonista.
Volumnia
incarna la matrona romana, dedita a suo figlio e alla patria. Lo
conduce sin da bambino in guerra, lo plasma come uomo, lo rende
forte. Meglio che sia morto piuttosto che vivo ma senza onori.
Un'interpretazione
forte e carismatica, in grado di reggere i lunghi dialoghi con
Hiddleston e farci commuovere.
Sarà
soltanto Volumnia colei che riuscirà a piegare l'animo di
Coriolano e a rinunciare alla vendetta. Rinuncia che lo porterà
alla morte per mano dei Volsci.
Menenio,
invece, è irriverente, il tipico senatore romano capace di
stregare con le parole piuttosto che con i fatti. Gattis è un
attore straordinario, le sue interpretazioni sono sempre perfette e
colgono sempre il lato ironico del personaggio.
A
differenza di Aufidio, così dedito alla guerra e all'odio
verso i romani, da piegarsi anche di fronte alle richieste di colui
che ha distrutto la sua città. Di baciare Coriolano e
affidargli il suo esercito.
Le
scene tra i due soldati sono sempre cupe e tese, affascinanti e
cariche di emozione.
Altri
nomi importanti scorrono sulla scena diretta da Josie Rourke:
Birgitte Hjort Sorensen (Virgilia, moglie di Coriolano), Alfred Enoch
(lo ricordete come Dean Thomas in Harry Potter), Elliot Levey e Helen
Schlesinger (i “maligni” tribuni della plebe).
Il
set appare ben diverso dalla classica città romana, ma lascia
trasparire un senso di imponenza e oppressione allo stesso tempo. Un
muro rosso cupo, una scala spoglia usata per le battaglie, vernice
rossa sul pavimento, rimandi al sangue e alle ferite che Coriolano ma
anche gli stessi romani portano.
Ringrazio
gli dèi per aver scelto di vedere questo dramma. La potenza
dell'inglese in questo caso vale molto più di mille doppiaggi,
per cui lasciate perdere l'italiano e al massimo usate i sottotitoli.
Shakespeare
va seguito per ciò che è, Coriolano va vissuto in
tutto e per tutto.
E
soprattutto ringrazio Tom Hiddleston per aver trasmesso la forza di
uomo così lontano, eppur così vicino a noi.
“Would
you have me false to my nature? Rather say I play the man I am.”
(Coriolanus, act 3, scene 2)
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Coriolanus al National Theatre di Londra
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Oleh
Ilaria Amoruso
2 commenti
commentibellissima recensione, mi ha fatto rivivere le emozioni di quando l'ho visto. Grazie.
ReplyTi ringrazio! :D
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