“La prima regola del Fight Club è
che non si parla del Fight Club.
La seconda regola del Fight Club è
che non si parla del Fight Club.”
Chuck Palahniuk ci
apre le porte su un mondo ormai in declino. Sulla società dei
90 dove tutto va a rotoli e il cancro infesta la vita della gente.
Ancora prima
dell'HIV, questa bestia ti mangia lentamente, e tu puoi solo stare lì
ad aspettare.
Il resto è
ombra. Nella quale ti aggiri ad occhi chiusi, senza un reale perché,
cercando di dare un senso a quello che non c'è. Cercando di
comprare quello di cui non hai bisogno e di guadagnare per ciò
che in realtà non ti è mai interessato.
Le aziende
investono non su di te, ma su quello che diventerai: un prodotto
standardizzato. La merda del mondo.
“Forse l'automiglioramento non è
la risposta. Forse la risposta è l'autodistruzione.”
Il protagonista
anonimo del romanzo ci illumina così.
Il protagonista
anonimo del romanzo è un uomo insonne.
Ha passato la sua
intera esistenza a cercare un modo per dormire, per calmarsi:
pillole, aerei, aeroporti, gruppi di sostegno per i malati terminali.
Affronta la sua
mera vita in questo modo. Correndo da una parte all'altra dello stato
per la società d'assicurazione per cui lavora e trascorrendo
le sue serate ad ogni possibile gruppo sui malati di cancro per
piangere sulle spalle di gente che non conosce o di cui ricorda solo
la patologia.
Poi qualcosa
cambia: arriva Marla, la femme fatale della storia. Come lui ogni sera è in gruppo diverso,
come lui è un'impostora.
“Il cuore di Marla era come la mia
faccia. Tutta la merda e l'immondizia del mondo. Pulitura
postconsumistica di culo umano che nessuno si prenderebbe mai il
disturbo di riciclare.”
Il cerchio
idilliaco si spezza.
Ricomincia
l'insonnia.
Poi arriva Tyler.
Un genio, un visionario. Un uomo che lui non potrà mai essere.
Fa sapone, fa il cameriere e fa il proiezionista.
E' disilluso,
disincantato, ha un progetto per il mondo intero. Una ribellione.
“Poi sei intrappolato in un bel
nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.”
Il protagonista è
intrappolato nella sua routine. Nella sua casa perfetta piena di
oggetti perfetti stile Ikea.
Il protagonista
perde tutto.
Il protagonista
chiede aiuto a Tyler.
“Sto sciogliendo i miei legami col
potere fisico e gli oggetti terreni perché solo distruggendo
me stesso posso scoprire il più elevato potere del mio
spirito.”
Si prendono a
pugni. Si riversano addosso quella merda che ingombra il mondo. La
buttano via, se ne liberano.
Nasce così
il Fight Club. Un ritrovo dove liberarsi dal mondo e da ciò
che ci tiene legati alla società preconfezionata, un modo per
riscattare il vuoto e il nulla della propria esistenza.
“E' solo dopo che hai perso tutto
che sei libero di fare qualunque cosa.”
Il Fight Club
diventa molto di più. Tyler organizza il Progetto Caos, la
burocrazia dell'anarchia. Recluta uomini, trasforma la loro casa nel
loro quartier generale. I Fight Club si moltiplicano.
“Intere generazioni hanno svolto
lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno
veramente bisogno.
Noi non abbiamo una grande guerra
nella nostra generazione, o una grande depressione, e invece sì,
abbiamo una grande guerra dello spirito. Abbiamo una grande
rivoluzione contro la cultura. La grande depressione è quella
delle nostre vite. Abbiamo una depressione spirituale.”
In questo romanzo
profetico ci viene rivelato il grande punto interrogativo della
nostra vita. Quel qualcosa che sentiamo nella nostra anima ma non
riusciamo ad afferrare.
Siamo diventati
macchine della società, vuoti e persi.
I sogni sono andati
via e il corpo è solo un messaggero che ha perso il suo
messaggio.
A nessuno importa
se vivi o muori.
Sei il prodotto di
ciò che sei.
Tyler è la
Visione. Tyler apre un taglio, una breccia in quello che ormai non
c'è. Perché più in basso cadi, più in
alto volerai, più lontano corri, più Dio ti vuole
indietro.
Non c'è più
speranza. Tutto ormai è nel caos.
“Tutto quello che hai amato ti
respinge o muore.
Tutto quello che hai creato sarà
gettato via.
Tutto quello di cui sei orgoglioso
finirà in immondizia.”
Finché non
apri gli occhi e capisci che Tyler sei tu.
Sei tu che odi te
stesso. Sei tu che ami ma odi qualcuno.
Sei tu che vuoi
picchiare ed essere picchiato fino a morire.
Sei tu che vuoi
vedere crollare tutto per poi rinascere.
“Distruggeremo la civiltà
per poter cavare qualcosa di meglio dal mondo.”
E allora il Fight
Club diventa la tua casa.
La malattia la tua
compagna.
Finalmente sei
sveglio.
Finalmente vedi
tutto per quello che è.
Il libro diventa la
denuncia della disperazione e dell'alienazione che conducono la
Generazione X alla più completa anarchia.
Il film di David
Fincher diventa il Cult.
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Fight Club: la generazione dell'anarchia
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Oleh
Ilaria Amoruso