martedì, luglio 08, 2014

Todo sobre mi madre (tutto su mia madre)


Manuela è una donna forte, indipendente e con un carattere deciso e coraggioso, amante del teatro ed ex attrice, lavora in un ospedale come responsabile della donazione degli organi, quindi costantemente a contatto con le sofferenze e i dolori delle persone. Vive con l’amato figlio Esteban, un solitario diciassettenne, che ha il grande sogno di diventare uno scrittore, lui e la madre hanno un rapporto particolare, tra di loro c’è un’armonia insolita, fuori dal comune, impossibile da comprendere guardandoli dall’esterno. Esteban dimostra il suo amore per la madre osservandola con una dedizione quasi maniacale e scrivendo costantemente riflessioni su di lei e descrizioni dei suoi comportamenti e delle sue espressioni, scritti che raccoglie di giorno in giorno nel suo inseparabile quadernetto con il desiderio di sceneggiare un giorno un film chiamato “Tutto su mia madre”.

La sera del suo diciassettesimo compleanno, Manuela porta Esteban a teatro ad assistere alla rappresentazione di “Un treno chiamato Desiderio”, spettacolo intorno a cui ruota l’intera vita della protagonista e quindi il fulcro del film. Alla fine della serata Esteban chiede alla madre, come regalo di compleanno, di rivelargli ogni cosa riguardo il suo passato, argomento tanto temuto e taciuto in casa fin dalla sua nascita, vuole conoscere la loro storia e l’identità del padre che crede morto. Subito dopo esce dai camerini del teatro la star dello spettacolo Huma Rojo e Esteban rincorre la  sua auto per chiederle un autografo, ma viene travolto da una macchina. Manuela, distrutta dal dolore, decide di lasciare Madrid per cercare il padre di Esteban a Barcellona e ripercorrere a ritroso il percorso che aveva fatto diciassette anni prima con in grembo il tanto desiderato figlio. Decide finalmente di affrontare il fantasma del suo passato e sconfiggerlo definitivamente, di vincere quella battaglia contro la vita che le ha portato via il figlio.

Manuela, diciassette anni prima, si era arresa. Aveva deciso di abbandonare la Barcellona dei suoi sogni della giovinezza, degli amori vissuti o semplicemente immaginati e la Barcellona che avrebbe potuto offrirle emozioni uniche, per raggiungere la caotica e abitudinaria Madrid. È fuggita sia per se stessa, ma soprattutto per il figlio, per allontanarlo dal padre, un uomo problematico che dopo un viaggio di lavoro durato due anni a Parigi, si era reso conto di non essere in armonia con sé stesso. Qualche anno dopo si trasforma in Lola, ma, nonostante la nuova vita e la nuova identità, invece di trovare la tanto desiderata felicità, diventa un tossicodipendente, dalla personalità irregolare e distruttiva, non è presente nella vita di Manuela che decide quindi di nascondergli la gravidanza e di scappare nella speranza di trovare nella fuga la soluzione a tutti i suoi problemi.
E infatti la fuga è proprio questo: un delicato equilibrio tra la paura di rimanere dove si è e il coraggio di abbandonare tutto e andarsene, che sia per sé stessi, che sia per qualcun altro, scappare a volte è la scelta più dolorosa, la più difficile, al contrario di quello che sembra. Spesso ci vuole più coraggio a fuggire che a rimanere, perché vuol dire saltare nel vuoto, affidarsi al nulla e sperare, con gli occhi chiusi e le dita incrociate, che quello che ci aspetta dall’altra parte sia bello, o semplicemente che sia adatto a noi.


 
Così Manuela decide di buttarsi e tornare a Barcellona, anche se forse quello che troverà non le piacerà affatto, nei luoghi che avrebbe voluto mostrare al figlio, la città all’origine e alla fine di tutto e per ritrovare quella parte perduta della sua vita.
Almodòvar, attraverso gli occhi della protagonista, porta lo spettatore in un meraviglioso e tragico circo, un variopinto quadro di personalità e di maschere autentiche e un intreccio di storie che si intersecano tra loro come fossero versi di una poesia. Tra l’ironia nera di Agrado, transessuale amica di vecchia data di
Manuela, che le mostra i sobborghi di una Barcellona spietata abitata da prostitute e tossici e la dolce ingenuità di Rosa, che diventa per lei una sorella minore, Manuela si destreggia in quell’ambiente che non è più il suo continuando a cercare Lola e riprende la sua attività di attrice accanto a Huma Rojo, vecchia star annoiata, nello spettacolo che qualche mese prima era andata a vedere con Esteban.  


 Agrado(Antonia San Juan), Manuela(Cecilia Roth), Rosa (Penelope Cruz) 

Manuela ripercorre le stesse strade di una Barcellona che però negli anni è profondamente cambiata, così come è cambiata lei, infatti si rispecchia in quella città, tanto amata quanto odiata, alla ricerca del passato, alla ricerca di sé stessa così come si era sempre immaginata di voler essere "perché una è più autentica, quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa".


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Oleh