Velvet |
Artista
poliedrica e raffinata, Eleonora Gadducci ci apre le porte del suo
mondo fatto di emotività e mistero, un luogo creativo e
fantastico dove la sua arte prende forma. Spaziando per diversi
campi, dalla fotografia, alla pittura, alla musica ci guida alla
scoperta dei suoi lavori e della sua interiorità, così
densa ed intrigante. Come un albatro (cantava così Baudelaire)
planiamo nella sua mente per scoprire dove nasce il paese delle
meraviglie di questa emergente e affascinante artista.
Surreal Vanity in the Pink Room-trittico, grafite e matite colorate su carta |
Sono
rimasta affascinata dai poeti decadenti francesi perché con le
loro opere sono stati capaci di trasmettermi un nuovo modo di
concepire l’arte, non più solo come un semplice atto
creativo bensì come una via di fuga dalla realtà a
favore di un mondo irrazionale nel quale abbandonarsi alle proprie
visioni, lasciando alle suggestioni il potere di nutrire la fantasia
e di renderla strumento atto a trasfigurare il disagio esistenziale,
avvalendosi dell’arte “come riscatto, come possibilità di
liberazione dal male di vivere.” (cit.Schopenhauer)
Adori
anche il Piccolo Principe e Alice nel paese delle meraviglie. Mondi
così lontani dalla decadenza parigina, cosa ti attrae? Come
percepisce il mondo Eleonora?
Sia
“Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” che “Il
piccolo principe di A. de Saint Exupéry, sono state due opere
letterarie fondamentali durante la mia infanzia. Spesso quando ero
piccola, un po' come oggi, amavo identificarmi nel cappellaio matto,
l’estrosità di questo personaggio al limite dell’assurdo
mi ha sempre affascinata così come l’atmosfera surreale e
fuori dalle righe che fa da cornice all’intero racconto insieme ai
numerosi nonsense e giochi di parole; del piccolo principe, invece,
mi colpisce la disinvoltura con cui l’autore riesce ad affrontare
temi di grande rilevanza con la delicatezza di un bambino offrendo
vari spunti di riflessione sui valori fondamentali dell’esistenza.
Nella
mia percezione del mondo sono di fondamentale importanza le emozioni,
le suggestioni che la realtà suscita dentro di me; il mio modo
di percepire è quindi puramente emotivo.
Out of Focus-Self Portrait |
Hai
definito la tua chitarra la fedele compagna della tua vita. Che
musica accompagna la tua arte? Cosa componi?
La
musica ha uno stretto rapporto con i miei momenti creativi, è
per me fonte di ispirazione ma anche compagna di viaggio; quando ho
qualche idea nella testa c'è sempre un brano musicale a
tenerle compagnia.
Ascolto
un po' di tutto, dalla musica classica a quella celtica anche se la
mia preferita in assoluto è la musica rock : da Chuck Berry ai
Queen, dal glam rock di David Bowie e Marc Bolan al progressive dei
Pink Floyd, dal rock alternativo inglese fino alle sonorità
psichedeliche di Syd Barrett (che apprezzo molto anche come artista
visivo), passando per i Beatles il jazz, John Lennon & i Rolling
Stones.
Ho
iniziato a suonare la chitarra all'età di quattordici anni,
per gioco o meglio per passare il tempo o forse per ucciderlo (cfr
cappellaio matto); a sedici anni ho scritto la mia prima canzone:
”l’Irlanda negli occhi", sonorità folk, grezze, unite
ad un testo un po' stravagante quasi nonsense, niente di pretenzioso
come tutti gli altri miei brani che ad oggi sono circa una ventina ma
che almeno per il momento preferisco lasciare in un cassetto assieme
alle mie numerose poesie. Pensando alle mie canzoni ( se così
si possono definire), mi torna in mente il verso finale di uno dei
miei primi testi: “Ritagliando musica mentre osservo la mia strana
estraneità”; penso che in queste parole ci sia molto di me,
della mia creatività.
Che
rapporto hai invece con la macchina fotografica, l'altra tua fedele
compagna?
Per
me la macchina fotografica è un essenziale strumento di
comunicazione, di dialogo tra ciò che i miei occhi vedono ed
il mondo, grazie alla fotografia posso riprodurre fedelmente la
realtà ma posso anche decidere di interagire con essa tramite
le mie percezioni.
I'll tell you a story |
Sì,
da circa otto mesi ho una rubrica intitolata "Light &
Shadows" sul social magazine Gushmag, dedicata all'arte ed alla
cultura; nel corso dei mesi mi sono occupata con grande piacere di
vari artisti emergenti ma anche di fotografi e pittori di chiara
fama. Non ho un pittore preferito, non penso che nell'arte si possano
fare preferenze, l'arte è un insieme di stati d'animo un
enorme mosaico di emozioni in cui è difficile scegliere
qualcosa rispetto a qualcos'altro; penso che l'arte vada ammirata e
compresa laddove è possibile, ma se proprio devo fare un nome
uno dei miei pittori preferiti è senz'altro Salvador Dalì
perché le sue opere sono capaci di infrangere il confine tra
reale e surreale, di spalancare la porta dei sogni, di regalarmi un
brivido in più rispetto a molte altre.
Cosa
c'è dietro alle tue opere? Qual è il loro messaggio?
Le
mie opere nascono dalla necessità di far emergere il mio mondo
interiore, di materializzare la mia anima trascendendo la realtà
in una sorta di sublimazione creativa; i miei lavori assumono così
la funzione simbolica di una cartolina spedita da un mondo che
teoricamente non esiste ma che è parte di me, in tutto ciò
non c'è però un messaggio, ogni mia opera è
aperta ad una libera interpretazione, l'unico obiettivo è
quello di trasmettere qualcosa sul piano emozionale.
Cosa
provi, cosa senti quando dipingi o disegni?
Quando
disegno o dipingo provo un profondo senso di libertà e
gratificazione, è così bello vedere davanti ai propri
occhi qualcosa che fino ad un attimo prima si trovava solo nella tua
mente.
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