lunedì, gennaio 20, 2014

Prudenti al cinema: Il capitale umano di Paolo Virzì.


Il capitale umano è l'insieme di conoscenze, competenze, abilità, relazioni ed emozioni acquisite nel corso della vita di un uomo ed in questo caso calcolate per poter essere quantificate in denaro.
Il capitale umano è il nuovo film di Virzì, ispirato al romanzo omonimo di Stephan Amidon, in uscita nelle sale italiane dal 9 gennaio.
Diviso in quattro capitoli (Dino, Carla, Serena, Il Capitale Umano) ci trasporta nel mondo della Brianza, tra borghesi provinciali e magnati della borsa, aprendoci uno scorcio sulle diverse vite dei protagonisti.
Il denominatore comune è un cameriere. Un pover uomo costretto a tornare nel suo paesino con la bici, che tra una curva ed un Suv nero, verrà spazzato via dalla strada e ridotto in fin di vita.
Il capitale umano è quindi la cifra che le assicurazioni pagheranno alla famiglia dopo la sua morte.


In realtà però il ciclista è solo di sfondo a l'intreccio tra le famiglie Ossola e Bernaschi, tra la presunta relazione di Serena e Massimiliano e l'acquisizione delle quote nel fondo fiduciario di Giovanni.
Dino usa il rapporto di sua figlia per accattivarsi la simpatia del Bernaschi ed entrare così nella cerchia dei ricchi.
Poi c'è l'infelice e scialba Carla e la passione per il teatro, la nuova moglie di Dino, Roberta e la psicologia, la libertà di Serena e la nuova storia con Luca, “quello un po' matto”.
Insomma, dalla tragicità di un evento, si dirama un albero ricco di visioni delle personalità differenti, alcune intrappolate, altre un po' immature o avventate, ma a testimonianza dei vari scenari presenti nella nostra Italia attuale.

E la drammaticità si avverte proprio perché la storia portante della pellicola è solo l'imput dell'intera vicenda.
Nei capitoli, dunque, vi sono i diversi punti di vista e, pian piano, le novità salienti da inserire in quella che è la ricostruzione degli eventi.
E' triste notare che il dolore della famiglia della vittima è lontano, messo da parte, di minore importanza rispetto, ad esempio, ai capricci di Carla, moglie di Giovanni Bernaschi.
Virzì risulta quasi crudele ma è l'unico modo per aprirci gli occhi: queste sono situazioni che accadono ogni giorno, l'egoismo di due famiglie e l'isolamento di una terza, distrutta, sfasciata.

I capitoli ci danno l'opportunità di cogliere, andando avanti, sfumature diverse. Se il regista ci pone un piccolo flashback è solo per farci cogliere il salto di vita che Dino sta compiendo e darci la possibilità poi di afferrare la sua futura disperazione.
Quanti italiani cercano di “fare più soldi” entrando in investimenti senza in realtà avere la liquidità necessaria?
Quanti vedono crollare davanti ai propri occhi tutto il mondo e restano indifesi davanti ai recupero crediti, agli sciacalli che mangiano ogni cosa?
Purtroppo al giorno d'oggi sono fin troppi.
Fin troppi che per entrare in quel che sembra un ottimo fondo fiduciario chiedono un prestito lasciando come garanzia la propria casa e cancellando il futuro della figlia.
E quante donne, invece, sono schiave di un matrimonio finito? Sono spente e senza vita perché non vivono ciò che vorrebbero?
Cercano uno spiraglio in una nuova relazione, in nuovo progetto ma poi scappano spaventate o lo vedono volare via sotto i loro occhi.
Dino e Carla sono noi in fin dei conti.

Come lo sono Giovanni, preso dai suoi soldi o Roberta dal suo lavoro e dalla agognata maternità.
Come lo sono i giovani: Serena e Massimiliano bloccati in un rapporto che non c'è più solo per tutelare le loro famiglie. Luca travolto dalle ingiustizie della vita.
E poi di nuovo Massimiliano ancora innamorato della sua ex, Serena allo scoperta di un nuovo amore con qualcuno che prima non avrebbe mai visto, troppo in basso nella società per essere anche solo degnato di uno sguardo dalla sua élite di amici.
Sono noi, noi siamo loro.

E purtroppo, ci dice Virzì, possiamo anche essere quel ciclista o sua moglie.
Siamo vittime dei nostri sbagli e alle volte anche del destino.

E allora consiglio davvero di guardare “Il Capitale Umano” (con un cast eccezionale, da Bentivoglio alla Golino, dalla Bruni Tedeschi a Gifuni) anche solo per capire che un capitale di vita noi lo abbiamo veramente e potremmo viverlo diversamente.
Queste marionette siano d'esempio.
Non sprechiamo la nostra vita e facciamoci più forti del destino.
Diciamo di no.
Aiutiamo noi stessi e gli altri. Aiutiamo il nostro Paese.

Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto”.

Abbiamo vinto, ci sei anche tu cara.”

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